non capisco cosa c'entri con la questione del falso;
finché tieni le cose nella tua testa, va bene; quando le affermi in pubblico; le cose cambiano;
io potrei pensare dentro di me che tu sia un pedofilo e molesti i bambini; ma se lo dicessi in pubblico, non potrei eccepire il fatto che gli altri non dovrebbero essere vincolati a quel che dico; ti ho diffamato e basta;
ora, non tutti i falsi implicano un reato; ma un'argomentazione basata sul falso espressa in pubblico tende sempre a condizionare l'opinione; perciò uno la avversa e la smonta; anche se appartiene o è connessa a credenze di tipo religioso, perché in realtà produce un effetto "politico", influisce sulla vita sociale;
del resto, ogni predicatore predica esattamente perché vuole influenzare l'opinione altrui sull'oggetto della predica e condizionarne i comportamenti;
se io dico che le sigarette o le carni rosse fanno bene/male, incontro la confutazione basata sui fatti, convenzionali; posso essere smentito;
ma se un predicatore o un ideologo citano fonti inattendibili o false da cui si evincono giudizi sulle persone, sull'ordine morale o su altre questioni pubbliche, non può pretendere di sottrarsi al contraddittorio e alla falsificazione perché si tratta di sue credenze, perché sarebbe come rivendicare il diritto alla diffamazione;
se il testo sacro di una religione X raccontasse una vicenda, falsa, di cattolici che abusano di bambini, e io, seguace di quella religione, professassi pubblicamente di credere a quella cosa, ancorché sappia non essere credibile o direttamente falsa, sarei responsabile nel momento in cui un mio confratello ti prendesse a mazzate come pedofilo; né potrei sorprendermi se da quel vento seminato mi arrivasse tempesta.