non è il suo compito, tantomeno in quella sede, e tantomeno è scusabile nel suo ruolo, che costituisce un'aggravante professionale;
capisco il sentimento; i film americani di serie c ne sono pieni, con l'eroe che fa giustizia sommaria del cattivo, il quale altrimenti rischierebbe di farla franca in tribunale;
ma tu fraintendi completamente il punto essenziale della questione, perché sei totalmente ignara dei fondamenti delle cose di cui straparli;
da più di otto secoli il rapporto tra l'autorità e il soggetto sotto custodia sono la radice fondamentale di tutto il sistema giuridico di tipo occidentale, liberale e democratico, a partire dalla Magna Charta e dell'[i]habeas corpus[/]; tutta l'evoluzione successiva che ancora ci governa è un raffinamento diretto o indiretto di quel concetto che porta all'astensione progressiva dell'autorità e all'erosione della sua prerogativa di imporsi all'individuo se non nei limiti strettamente necessari e mai oltre, come nel caso in questione;
la nozione in questione ha un valore di tipo religioso per l'operatore di giustizia di uno stato di diritto, anche se tu non sei edotta sull'importanza dell'aspetto rituale in questione;
forse hai ricevuto un'educazione cattolica, e magari lo capisci così:
è un po' come se un prete cattolico a messa masticasse vistosamente l'ostia; ad un non cattolico del tutto ignaro del senso centrale e sacro di quel momento per il sistema la cosa sembrerebbe irrilevante, come a te sembra ammissibile che un giudice interagisca con un imputato contra-reo per propri sentimenti, per motivi socio-culturali, ecc...
ma per quel sistema di valori di cui il giudice fa parte l'irritualità di quel comportamento non è un mero accidente formale e sanabile con considerazioni di tipo culturale, estranee alla deontologia del sistema, bensì esattamente la negazione di un principio "sacro" cui si suppone l'operatore in questione aderisca, come missione e per giuramento;
detto questo, liberissima tu di pensarti cattolica ma ritenere la transustanziazione una cazzata; ma non puoi ignorare che in quel sistema la questione ha un rilievo diverso da quello che pensi, anche se persisti nella cupidigia di ignoranza.