non fa una piega;
poi, però, arriva la realtà:
la SPD ha scelto la linea Schultz, cioè GK in cambio di passi concreti verso gli Stati Uniti d'Europa, assieme a Macron, che ci mette la copertura nucleare;
oltre alla difesa e politica estera comune, la cosa comporta la caduta delle ultime due prerogative sovrane che restano agli stati, e cioè il livello della tassazione - che implica la facoltà sovrana di porsi in concorrenza con gli altri partner per attrarre investimenti - e il debito comune, che implica la disponibilità dei più virtuosi a farsi carico del rischio degli altri, in cambio di una propensione a tagliare la spesa;
questa opzione ha i suoi costi, che si traducono nello sradicamento di tante corporazioni parassitarie che gravano sullo sviluppo, potentati locali ostruzionisti, aree di consenso patronale, e cioè i mandanti del neo-sovranismo; dall'altro lato, sarebbe la fine dell'incubo del debito e dell'esposizione alla speculazione, cosa che in parte ha finora garantito la BCE, e la messa in sicurezza del sistema previdenziale, garantito da una politica monetaria e fiscale con una base robusta;
il senso "altruista" di questa opzione dipende dal fatto che il sistema di produzione e welfare redistributivo di tipo "tedesco", per sopravvivere ha la necessità che nella sua cintura ampia vi siano sistemi analoghi che non lo destabilizzano e si coalizzano contro, perché se l'industria tedesca viene esposta alla tentazione di delocalizzare troppo e il territorio si de-industrializza, il sistema interno diventa socialmente turbolento e sfugge al controllo politico; questo spiega anche in termini economici il crescente attrito coi paesi di Visegrad, che competono in questo modo sotto l'egida sovranista; in una certa misura, un bacino produttivo a costi minori ha fatto comodo alle industrie tedesche; ma in prospettiva, la propensione selvaggia alla competizione è destabilizzante;
il tipo prevalente di capitalismo "tedesco" è alternativo al liberismo selvaggio, perché in origine strutturato su un legame col territorio, ma molo più sano ed efficiente della finta competitività dei nostri sistemi bancari e di finanza locale;
dall'altra parte, c'è l'opzione sovranista, cioè quella prediletta dai vincitori di domenica: fare debiti per comprare il consenso sociale, recuperare qualche forma di sovranità monetaria, liberarsi dei vincoli UE, contando che i benefici sarebbero maggiori dei costi;
questo discorso affascina i produttori in certi settori maturi, che si illudono di compensare coi dazi il differenziale enorme nel costo di produzione, ma non fanno i conti con le altre conseguenze: il sistema italiano è di trasformazione: importa energia e semi-lavorati, che con una moneta nazionale costerebbero molto di più; mentre il debito enorme sarebbe soggetto a continua speculazione e destabilizzazione, col potere d'acquisto che crolla, dato che la maggior parte dei consumi è possibile in virtù della moneta forte e dell'importazione;
cioè, ammesso che qualche capitale "italiano" decida di rimettersi a produrre e vendere beni a basso valore aggiunto - quindi bassissima retribuzione - come l'intimo che si trova sulle bancarelle, i prodotti cinesi per la casa, i mobili popolari simil-ikea, bisogna trovare qualcuno che li compri ad un prezzo triplicato rispetto all'equivalente straniero tassato;
ora, io ho i miei dubbi che l'industria italiana che attualmente esporta, in tempi di minacce trumpettane di protezionismo, che già spaventano tutta l'UE, sia disposta a farsi carico dei costi che si prospettano ai britannici dalla Brexit per uscire, per garantire agli imprenditori balneari di Ostia le loro concessioni demaniali; e ho anche fondati dubbi che l'arrière pensée dei leghisti e rimasugli berluschini sia quella di sganciare il loro territorio dal sistema europeo; mi sembra molto più verosimile e credibile che il pensiero organico che presiede alla loro strategia sia quello di sganciarsi dalla "zavorra" meridionale e cercare di imporre al sud una condizione di discarica di tutti i problemi, dal sostegno al reddito, ai flussi migratori, così come è avvenuto per i rifiuti e le produzioni tossiche e la marginalizzazione sociale;
alla fine, prevarrà il buon senso; ma il punto è che nel frattempo chi specula su istanze sovraniste e ottiene consenso rischia di combinare i soliti guai italiani di sempre, e cioè fare la voce grossa e prendere legnate, per poi abbassare le penne, rimettendoci anche quel po' di potere contrattuale;
se facciamo gli stronzi stavolta, tipo Alitalia e "italianità", a buffo, indeboliamo la disponibilità dei moderati europei e rischiamo di trovarci i conservatori ostili a chiudere la porta dell'unica speranza di risanamento, o di vedercela imporre tout-court a condizioni non negoziate.