Questa analisi di un iscritto pd si legge.

Nicholas Ferrante ha 21 anni, arriva dalla provincia di Avellino e ha preso la prima tessera del Partito democratico a 17 anni. È il suo uno degli interventi più applauditi all’assemblea di ‘Sinistra Dem‘, la corrente Pd che fa capo a Gianni Cuperlo, che nella sede nazionale del partito a Roma, ha riunito militanti e dirigenti, tra cui Andrea Orlando, il neo iscritto Carlo Calenda ed il segretario Reggente Maurizio Martina. Quando Ferrante interviene solo Cuperlo è ancora presente, mentre Orlando, Calenda e Martina e Zanda, hanno già lasciato il Nazareno.

“Nella provincia di Avellino, culla del ‘De Mitismo’ il Pd ha preso il 15% mentre il M5s il 42% e questi numeri già dicono tutto”. Ferrante parla della fase precedente la formazioni delle liste: “Nella mia federazioni ho assistito a scene in cui aspiranti candidati hanno perso la dignità in cambio di una candidatura”. Poi passa all’analisi del partito locale e affonda un colpo durissimo: “In Irpinia il partito non esiste: il partito promosso dall’articolo 49 della Costituzione in cui i cittadini concorrono con metodo democratico non c’è, non esiste, ci sono i signori delle tessere – e spiega – se hai un capitale, un imprenditore che ti sostiene puoi prendere in mano il partito***. Credo che sulla forma-partito vada ripresa la proposta di Fabrizio Barca che è stata cestinata”. Ferrante è un fiume in piena: “Io ho visto scene nei seggi in cui persone che hanno passato una vita a sinistra hanno votato il M5s per liberarsi di un sistema marcio e clientelare. Nel mio collegio – prosegue il giovane militante dem – la logica del ‘Rosatellum’ truffaldino, ha imposto la candidatura di Giuseppe De Mita, che non era ben visto dal nostro elettorato. De Mita è colui che è andato in televisione ad offendere il partito democratico ed i militanti in Irpinia hanno poi restituito la tessera”.

Ferrante regala anche uno spaccato sociale che chiama in causa le politiche dem di questi anni di governo: “In Irpinia viviamo una situazione in cui un padre non paga le bollette per mandare il figlio all’università ed il figlio, poi, appena laureato deve accettare un lavoro gratuito, perché quello che conta oggi non è un lavoro retribuito o un diritto in più, ma aggiungere qualche riga al curriculum. Per questo non è qualcosa di sinistra, ma è questo che noi in questi anni come Pd abbiamo avvallato”. Ma non è tutto: “Noi nel M5s troviamo la bandiera dell’onestà, della moralità, del rispetto dell’altro e la democrazia diretta: questi erano nostri temi ma siamo stati in grado di fra prendere loro tutto questo. Dobbiamo parlare di questione morale, democrazia dei beni comuni, acqua pubblica e rispettare la sovranità popolare sui referendum del 2011 è una cosa di sinistra e poi diritti e lavoro”. Infine Ferrante raccona che la mattina del 5 marzo, successiva al voto che ha sancito la sconfitta del Pd alle elezioni: “Sono andato in una scuola a parlare coi ragazzi su invito di una mia professoressa del liceo ed è venuto fuori un quadro terrificante: noi non parliamo più alle giovani generazioni. Non ho saputo rispondere a ragazzi di tre anni più piccoli di me, loro quando mi hanno chiesto ‘come posso partecipare alla vita del Pd? Cosa dovevo rispondere di andare a prostarsi davanti un signore delle tessere? È stato il momento più difficile. Ho alzato le mani e detto non ti so rispondere. Dobbiamo ripartire dal basso, scusandoci con gli elettori di centrosinistra che hanno votato il M5s: dobbiamo tornare ad intercettarli e non dire che loro non ci hanno capito, loro erano più avanti di noi e i risultati lo dimostrano” conclude tra gli applausi.
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