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Risultati da 121 a 135 di 256

Discussione: Ascoltiamo gli addetti ai lavori (non atei)

  1. #121
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Facciamo a non capirci, il dono della fede è come un pacco da aprire, se non lo apri non puoi sapere cosa c'è dentro, ma il pacco è per tutti.
    e in cosa consisterebbe, in concreto, questo pacco ?
    Ogni essere si domanda: da dove viene tutto ciò? Non certo da me, allora apri il pacco e cominci ad avere fede in un essere di uno stato superiore. Ma se attribuisci al caso tutto il creato allora il pacco non lo apri e continui a cercare risposte, ma il caso non ti potrà mai rispondere definitivamente.
    tu non capisci perché hai rimosso la distinzione essenziale tra fede e ragione:

    se rimandi tutto ad un "fare" dell'individuo, il quale si deve attivare per aprire pacchi dono, ricadiamo nell'ambito della ragione, nel merito personale, quello che Paolo esclude, rimandando la decisione di chi abbia fede e chi no a Dio stesso, e quella fede non c'entra più nulla;
    la fede è un sentimento, spontaneo, il meno condizionabile dalla volontà, proprio perché è credere in ciò che sarebbe assurdo, come una resurrezione;
    se non hai presente questo discrimine essenziale, è ovvio che non capisci e confondi questo con un agire razionale, un fare, un decidere consapevolmente.
    c'� del lardo in Garfagnana

  2. #122
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    e in cosa consisterebbe, in concreto, questo pacco ?
    Come sei curioso, aprilo e poi saprai.

  3. #123
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    Come sei curioso, aprilo e poi saprai.
    io, a parte quello che ho nei pantaloni, non vedo alcun pacco; e quelli altrui non mi interessano
    che apro ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  4. #124
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    io, a parte quello che ho nei pantaloni, non vedo alcun pacco; e quelli altrui non mi interessano
    che apro ?
    Apri il cervello con questa breve premessa, poi del pacco dono ne riparliamo.

    Quando parliamo della visione di Dio parliamo di un mistero. Il modo tradizionale di trattare del mistero è mediante l’analogia come ad esempio la nostra nozione spontanea dell’essere incominciando con la dottrina tomistica circa il lume intellettuale e sviluppando la concezione di S. Tommaso con quanto B. Lonergan ha elaborato intorno alla nozione dell’essere.
    Un modo fruttuoso per affrontare la dottrina tomistica del “lume” è di contrapporre questa dottrina a quella dei primi principi.
    Dalla logica noi tutti sappiamo che cos’è una premessa od un insieme di premesse dalle quali è possibile derivare le conclusioni.
    Sappiamo che le premesse, molte di esse, sono a loro volta conclusioni da premesse più generali, e così arriviamo all’idea dei principi primi che stanno alla base di tutta la conoscenza organizzata.
    Principi fondamentali quali: una cosa non può essere e non essere; il bene va fatto, ecc.
    Ora se noi facciamo della logica la fonte del processo conoscitivo, il fattore creativo, allora ci fermiamo ai primi principi come alla base ultima della conoscenza.
    Per S. Tommaso essi non sono affatto ultimi. Dietro di essi sta la facoltà e capacità naturale dell’intelletto che S. Tommaso designa spesso col termine “lumen”. Essa è la fonte di tutti i principi, anche dei primi principi; li fa intelligibili, se ne serve come di strumenti per l’ulteriore processo intellettuale.
    E’ un potere attivo, operativo ed autosufficiente in tutto l’ambito della conoscenza proprio della ragione naturale.
    E’ una partecipazione, un duplicato creato per così dire, dell’intelligenza divina.
    Ma a questo punto dobbiamo correggere S. Agostino: quando questi parla del giudizio in riferimento alle “ragioni esterne”, ciò va inteso non nel senso che noi guardiamo alle verità iscritte nella mente divina, bensì nel senso che noi abbiamo nella nostra stessa mente un potere attivo capace da sé di emettere un giudizio e di raggiungere così la verità.
    In un certo senso quindi è verissimo che noi, nella nostra mente, siamo in possesso fin dal principio di tutta la conoscenza, in quanto appunto abbiamo un lume nel quale siamo in grado di conoscere i termini primi ed i primi principi, e tutte le conoscenze basate su di essi.
    Noi siamo troppo consapevoli della fatica di imparare per non renderci conto che il lume naturale dell’intelletto da solo non ci fa conoscere “actu” nessun oggetto particolare.
    Due sono dunque le fonti della nostra conoscenza: l’una intrinseca nella mente (la sua stessa luce) e l’altra estrinseca, e cioè i “sensibilia” mediante i quali i singoli oggetti e le singole aree del sapere entrano nel fuoco del lume intellettuale. Come la luce corporea da se stessa non è nessun colore (così secondo la fisica tomistica), e tuttavia è in grado di rendere visibili tutti i colori, così il lume intellettuale non è nessuna conoscenza particolare, ma è in grado di attuare ogni conoscenza particolare.
    La relazione del lume intellettuale alle singole idee è quella di una causa determinata a un effetto determinato, la relazione di una capacità generale, che abbraccia tutto un suo campo, ai prodotti particolari di questa stessa capacità.
    La dottrina tomistica esposta diventa in Lonergan la dottrina della nozione dell’essere che opera spontaneamente o della nozione pura dell’essere.
    “ La nozione pura dell’essere è il desiderio distaccato, disinteressato, illimitato di conoscere. E’ anteriore al capire e all’affermare, ma è diretta verso di essi in quanto dà origine all’indagine intelligente ed alla riflessione critica. Inoltre questo tendere al conoscere è esso stesso una nozione, poiché non lo fa inconsciamente così come il seme tende verso la pianta, né soltanto sensitivamente così come la fame tende al cibo, bensì intelligentemente e ragionevolmente quale “ noesis” radicale verso ogni “noema” , quale “pensée pensante” di base verso ogni “pensée pensée” quale “intentio intendens” iniziale verso ogni “intentio intenta”. ( Bernard Lonergan).
    Questa nozione dell’essere è presente in tutta l’attività conoscitiva conscia dell’uomo.
    E’ ivi presente come “un orientamento dinamico verso un totalmente sconosciuto”.
    E’ una nozione che penetra tutto: “Essa regge tutti i contenuti conoscitivi. Li penetra tutti. Li costituisce tutti come conoscitivi”.
    E’ il principio di ogni indagine e di ogni riflessione, il criterio di ogni giudizio.
    E’ conscia e si manifesta vivacemente nelle domande, nel bisogno e nell’impulso verso il conoscere, nel malessere dell’intelletto insoddisfatto. Ma non è conscia nel modo in cui una luce rossa o un segnale d’allarme entrano nel campo di coscienza. Non è intrusiva; di solito non ci si fa attenzione; gli stessi filosofi possono non avvertirla mai, quelli che vi fanno attenzione provano grande difficoltà a formulare questa nozione; quelli che formulano questa nozione provano difficoltà a comunicarla ad altri.
    E’ questa luce dell’intelletto o nozione dell’essere che Lonergan usa come analogia per cogliere ciò che Gesù capiva attraverso la sua visione immediata di Dio, e che relazione aveva siffatta intelligenza rispetto alla conoscenza che Gesù acquisiva e usava nella sua vita quotidiana.
    L’intelligenza che Gesù aveva dei misteri divini era inesprimibile; corrispondeva alle parole udite da S. Paolo “così segrete che labbra umane non possono ripeterle” (2 Cor 12,4).
    Ma la comunicazione che degli stessi misteri egli faceva agli altri avveniva per il tramite del linguaggio comune, al cui significato egli attingeva come tutti gli altri uomini. Era perciò necessaria una traduzione da un’intelligenza e conoscenza all’altra.
    Ora il nostro lume naturale del quale siamo naturalmente dotati, la nozione dell’essere di Lonergan, è esso pure a suo modo inesprimibile, e tuttavia in un altro modo viene espresso nella nostra vita quotidiana, in tutto ciò che noi conosciamo, e nel desiderio stesso che abbiamo di conoscere Dio, Gesù invece operava a partire dalla meta già raggiunta, comunicando agli altri quello che egli aveva.
    La somiglianza sta in questo che la visione di Dio non gli forniva nessuna conoscenza che fosse “actu” esprimibile. Doveva guadagnarsela lentamente; si dava da fare per esprimere ciò che gli era dato fin dal principio in una forma inesprimibile; lavorava, per così dire, per riempire un vuoto.

  5. #125
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    -- a che pro Cristo è stato creato "prima di tutti i secoli" ?
    Significa che Dio aveva in mente un disegno preciso, alla faccia del libero arbitrio.



    Tutto inizia dall' eccelso dottrinario ! Infatti dalla sua Romani:

    - (Tutti) sono nella condizione di peccatori, Ma sarebbero giustificati Gratuitamente (!) per la sua grazia (del divinAbba').. a seguito di quella redenzione realizzata dal Messia/Cristo che l' Iddio aveva PRE-stabilito come strumento di espiazione per mezzo della Fede, nel suo SANGUE..eecc...eccc... (rm. 3.24/25) -

    Ora detta PRE-esistenza del divinfiglio il dottrinario la ripete ancora nella Efesini _ quando annuncia:
    - ..a lode della Grazia dell' Abba' che ha dato a noi il suo diletto divinfiglio, tramite il quale abbiamo la famosa redenzione (sempre per via di quel Sangue ..) e facendoci conoscere quel mistero della sua Volonta'.. secondo la sua benevolenza _ avendo "In Lui" (il Messia/Cristo) Pre-stabilito..ecc...eccc...

    Ma non solo _ continuando il capitolo SauloTarso riporta altresi' che i convertiti Nel Messia/Cristo saranno eredi in quanto (Gia') PRE-destinati secondo quel disegno divino..ecc...(Ef. capitolo 1 ). Ma non è finita.

    Anche l' autore di Atti, riporta l' arringa di Pietro che fa intendere che secondo la PRE-scienza del PRE-stabilito disegno dell' Abba' _ contemplava proprio che l' uomodiouomo fosse consegnato nelle mani degli empi per essere giustiziato. Purtuttavia si sarebbe compiuto il grande miracolo... del RI-torno in vita seppur in forma Pneumatica..eccc.. (Atti capitolo 2 )-

    Ecco ancora l' autore della lettera di Pietro:
    - il Messia/Cristo fu PRE-destinato GIA' prima della creazione divina (1 Pt. 1.20)


    Che poi questa dottrina del libero arbitrio.. fu sviluppata a seguito della querelle tra Pelagio e Agostino.. E proprio il santo vescovo prese come guida la Romani di SauloTarso..ecc..eccc..

  6. #126
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Ma appunto, se è tutto Pre-destinato il libero arbitrio va a farsi benedire.
    Вы согласны, мистер Внешний?
    Ultima modifica di Pazza_di_Acerra; 31-01-2019 alle 16:22
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  7. #127
    Opinionista L'avatar di esterno
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    Ma appunto, se è tutto Pre-destinato il libero arbitrio va a farsi benedire. - Вы согласны, мистер Внешний?

    конечно -

  8. #128
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Apri il cervello con questa breve premessa, poi del pacco dono ne riparliamo.

    Quando parliamo della visione di Dio parliamo di un mistero...
    crep, hai copiato e incollato tutto questo pippone, che tratta dei modi della conoscenza in relazione al modo di Gesù, mentre il punto di cui si parlava era la fede come dono divino, da parte di un dio creatore e presciente, che sa sin dal primo istante chi crederà e chi no, e quindi predestina; altro che libero arbitrio;

    l'equazione da risolvere è questa;

    la sig.ra Pazza ha anche aggiunto la questione della predestinazione di Cristo stesso, che implica la sua necessità, e cioè che le azioni umane dalla creazione alla comparsa di Gesù rendessero necessaria passione e resurrezione;
    non sei scemo, perciò non far finta di non capire, prendendo tutti per i fondelli.
    c'� del lardo in Garfagnana

  9. #129
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    crep, hai copiato e incollato tutto questo pippone, che tratta dei modi della conoscenza in relazione al modo di Gesù, mentre il punto di cui si parlava era la fede come dono divino, da parte di un dio creatore e presciente, che sa sin dal primo istante chi crederà e chi no, e quindi predestina; altro che libero arbitrio;

    l'equazione da risolvere è questa;

    la sig.ra Pazza ha anche aggiunto la questione della predestinazione di Cristo stesso, che implica la sua necessità, e cioè che le azioni umane dalla creazione alla comparsa di Gesù rendessero necessaria passione e resurrezione;
    non sei scemo, perciò non far finta di non capire, prendendo tutti per i fondelli.
    Allora ti ripeto lo sciogli cervello che ti avevo detto diverso tempo fa di mia sponte: quando il padre è nel figlio è uomo quando il figlio è nel padre è Dio. Quando il padre è nel figlio c'è spazio e tempo, quando il figlio è nel padre non c'è né spazio e né tempo. T'i capì?
    Forse è meglio che copio e incollo
    Per i fondelli non ti ci prendo altrimenti c'è il dono a cui tu ti riferivi
    Ultima modifica di crepuscolo; 31-01-2019 alle 19:49

  10. #130
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Una chiarezzaaaaaaa!!!
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  11. #131
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Allora ti ripeto lo sciogli cervello che ti avevo detto diverso tempo fa di mia sponte: quando il padre è nel figlio è uomo quando il figlio è nel padre è Dio. Quando il padre è nel figlio c'è spazio e tempo, quando il figlio è nel padre non c'è né spazio e né tempo. T'i capì?
    cosa avrebbe a che vedere questo con l'origine divina del sentimento della fede nel singolo essere umano e l'implicito di predestinazione ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  12. #132
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Al tempo 0 non c'è predestinazione.

  13. #133
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Al tempo 0 non c'è predestinazione.
    nemmeno il creato, se per questo; la predestinazione è stabilita nel momento stesso in cui Dio crea; se Dio sa tutto dal primo istante e crea tutto, è ovvio che tutto sia già predeterminato e inteso che accada, in una creazione dotata di prescienza.
    c'� del lardo in Garfagnana

  14. #134
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    Che ci fa un Dio onnipotente ed immortale della prescienza?

  15. #135
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Che ci fa un Dio onnipotente ed immortale della prescienza?
    a me lo chiedi ? sei tu che dici di credere ad un testo in cui quel dio, sotto forma di Figlio, si rivolge ad un suo discepolo sapendo che quello lo rinnegherà tre volte prima del nuovo giorno;
    come ti piace usare questo trucchetto pretesco di ribaltare su di me l'onere di spiegare le contraddizioni delle narrazioni altrui...
    c'� del lardo in Garfagnana

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