nel senso di marginalismo, la teoria matematica che governa l'allocazione ottima delle risorse, dei fattori di produzione, ecc...
quello che conta è il rapporto tra domanda e offerta; io posso guadagnare tantissimo su un disco rarissimo e sconosciuto, perché conosco quelle 4 0 5 persone al mondo che lo pagano con l'osso del cu.. mentre il venditore non ha idea di cosa sia; con uno ho comprato un auto, usata, ma bellaquesta è l'economia reale che sperimenta una prima "finanziarizzazione", nel senso di crediti e debiti su cui si può in qualche modo speculare a livello razionale e di profitto. non c'entra però quella che chiami legge di scarsità. se non a livello di percezione e di ragionamento. non vale di più quello che si trova dovunque ma quello che, in base alle informazioni di cui si dispone, è in qualche modo "scarso" o magari teoricamente introvabile come sgt. pepper dei beatles. ovviamente anche qui ci sono tanti fattori da considerare, ad esempio che il mercato dei dischi rari non è il mercato dei pomodori ecc.
Sgt. Pepper's non è così raro; anche dell'originale inglese ne hanno stampati milioni; è difficile trovarne una copia perfetta; in vita mia, ne avrò comprate almeno 300 copie...
allora, anche in questo caso si tratta di principi fondamentali, che si possono benissimo contestare; tuttavia, sarebbe anche bene comprendere tutte le conseguenze;vabbè: c'è il brevetto che è come dire un modo "artificioso" per fare guadagnare al creatore - cioè l'ingegnere che lo ha progettato - una barca di quattrini, prima che lo stesso brevetto scada. vedi, è questo che io non condivido. speculare sul proprio lavoro, quando il mercato, se non fosse inquinato da simili "costruzioni anticoncorrenziali", funzionerebbe in modo molto più equilibrato. non è per ripetermi, ma forse marx qualche volta serve...
per esempio, senza il lucro del brevetto, il privato che ora investe in ricerca, con la prospettiva di perdere comunque l'esclusiva dopo 16 anni, tenderebbe ad accumulare beni materiali, e avresti meno sviluppo.