eh, appunto: questa è una tesi tutta tua, ma non condivisa, né rappresenta la realtà del discorso religioso;
perché la quasi totalità dei cristiani non afferma che il comportamento sia da scoprire dentro se stessi, ma sia prescritto oggettivamente; salvo poi litigare tra loro su quale sia il comportamento effettivamente prescritto; quando Cono ti bacchetta, avviene esattamente questo, perché la regola - nel senso di ciò che è quasi sempre - è che il credente abbia un'idea precisa e oggettiva, derivata o esplicitamente prescritta da una dottrina eteronoma, su ciò che vada fatto in una determinata circostanza, e afferma che quello sia il comportamento giusto, da intendersi come legge, e che fare diversamente sia peccato; non che ognuno possa decidere come gli pare;
a me lo chiedi, quando io ho posto la domanda ?mi spighi tu dove sta l'oggettività od il precetto morale?
nei vangeli ci sono oggettivamente precetti morali, oppure si tratta di una manuale di training autogeno, dove se vuoi seguire le istruzioni, bene; ma se vuoi fare il contrario va bene lo stesso, perché quello che si enuncia è indifferente, una mera questione di gusto e benessere personale, che in nulla inficia la vita pubblica ?
questo non lo credi davvero; e la prova è che se uno che affermi di credere si comporta in un modo che disapprovi, come non conforme alla tua idea di piacere a Dio, non gli riconosci la qualità di credente; e questo perché crede in un dio che precetta diversamente dal tuo; il kamikaze che si fa esplodere è un credente, ma tu non lo assolvi; evidentemente perché "Dio" per te si lega a determinati precetti, e non a qualsiasi precetto, ad libitum; implica sempre una legge morale, non interscambiabile con altre, ma definita;Io penso che il comportamento verso Dio sia soggettivo al massimo, ne è la prova che un Dio oggettivo non esiste, ma esiste, poiché lo sperimento io come tantissimi altri credenti, un Dio dentro di noi, nel nostro intimo, e ne è la prova le conversioni che avvengono e sono conversioni personalissime, che per uno va bene ma per altri no.
pertanto, questa libertà soggettiva è fittizia, sottintende che poi il tuo sia il dio "giusto", tale perché precetta quello che tu ritieni di pregio, o perché ti sembra coerente, incontra la tua sensibilità;
niente di male, sia chiaro; ma il senso della predicazione o dell'enunciazione religiosa non è soggettivista; bensì rimanda a più o meno precisi precetti a fronte di circostanze concrete.