io mi limito a dare il mio... Tacito consenso!!
io mi limito a dare il mio... Tacito consenso!!
Bambol utente of the decade
l'onere spetta a chi sostiene una tesi;
infatti, non è lì che lo storico dell'antichità cerca, ma su testimonianze minori e non correlate, da cui si desume per ridondanza eventuale la verosimiglianza di una tesi/evento, diffidando dai soggetti coinvolti;La seconda: Tacito é uno storico di Roma, della Roma Imperiale.Non ti parla né degli scippi al Foro, né del capo-tifoso del Testaccio, né dei capi-setta religiosi che data la tolleranza politica dei romani in materia, abbondavano. Non fa cenno di alcun "papa" di nessuna delle molteplici religioni importate e tollerate. Quindi, le altre religioni non avevano alcun capoi/sciamano/papa/profeta a Roma?
Possibile, ma poco credibile.
E' la mia modesta opinione sulla "logica" della materia.
es.: un mercante normanno la cui apologetica o cronaca patria lo dipinge come importante in Turchia, deve in qualche modo trovare cenni compatibili di riscontro da qualche parte nell'area; che so, un contratto, magari con un nome fittizio, tipo il Rosso del nord, e magari nella casa di un levantino di Alessandria d'Egitto; ma qualcosa ci deve essere, e non deve contrastare con la presenza di altri, a suggerire un'attribuzione di identità;
quando non c'è proprio nulla di coevo, a fronte di un interesse apologetico dei redattori postumi di una biografia, il metodo storico considera pochissimo l'affidabilità del testo e formula ipotesi prudenziali fondati sull'uso comune dell'epoca, circostanze, fatti analoghi prevalenti, se proprio non si vuole dismettere il tutto come mitologia e il testo in questione mostra elementi di pregio storico da cui si evince un genuino sforzo di raccontare in modo equilibrato fatti, e non di creare una mitologia;
i falsi oggi si individuano perché la filologia si avvale di discipline parallele che sondano tutta la costruzione del testo, individuano le strutture "a tesi", gli elementi involontari di auto-censura e/o quelli in cui la tesi viene inavvertitamente smentita, i cambi di mano e passo narrativo, stile, le correzioni in corso d'opera, ecc...
c'� del lardo in Garfagnana
@axeUgene
Che Pietro fosse o meno a Roma, non lo so, né mi interessa più che tanto.
La mia osservazione era solo, e lo ripeto:
"E' la mia modesta opinione sulla "logica" della materia. "
E quanto scrivi, posso sottoscriverlo tranquillamente, in quanto non ha nulla di contradittorio con la mia opinione. Almeno, mi pare.
Tutta fuffa che non prova nulla. E' come dire che se il Manzoni ha scritto i Promessi sposi, opera narrativa, non può aver scritto il 5 maggio, opera poetica. E viceversa.
Si tratta solo di ipotesi e ragionamenti che non portano a nulla di certo. Nonostante l'insistenza di Axe su questi argomenti per screditare qualsiasi cosa.
Non è in grado di portare prove a discredito e allora porta solo ipotesi e calunnie.
Certo, Axe, un Gesù ci sarà pur stato in tutto Israele 2000 anni fa, ma chissà che avrà fatto o detto. Basta catalogare i Vangeli come opere di fantasia o apologetiche e la menzogna è sdoganata.
Tutto ciò non c'entra nulla con Pietro a Roma, ma quel discorso su Gesù è stato fatto più volte da Axe.
Ha sempre avuto in mano un 2 di picche e quello gioca sempre, pensando di avere in mano la carta vincente.
Fate l'amore, non la guerra.
Lavorare tutti, lavorare meno.
Beakthru.
Però vedi? Fare attenzione, mia cara, per masturbazione
si intende l'eccitazione volontaria degli organi genitali,
non involontaria. Se è volontaria è peccato mortale,
se è involontaria non c'è neanche bisogno di andarsi a con
fessare perchè il corpo prende il sopravvento sulla psiche.
Insomma questi corpi cavernosi, sia maschili sia femminili,
sono talmente pieni di sangue che deve assolutamente
svuotarsi, no?
Armiamoci di santa pazienza....
Li conosci Tacito, Svetonio, Giuseppe Flavio, Plinio il Giovane e altri? Facevano gli storici o gli scalpellini? Scrivevano meticolosamente o raccoglievano baccelli?
I documenti storici su Gesù
L'esistenza storica di Gesù trova conferma in documenti cristiani e in documenti non cristiani. Tra questi troviamo fonti pagane (soprattutto scrittori romani) e fonti ebraiche.
Le testimonianze che ci sono giunte provengono da autorevoli rappresentanti della cultura del tempo (I sec. d.C.) che in affrettate affermazioni hanno liquidato l'esistenza storica di Gesù di Nazareth, un galileo condannato al supplizio della croce, nella lontana Palestina. Accenni sbrigativi, perché gli interessi degli scrittori erano ben altri, ma sufficienti a confermare l'esistenza storica di Gesù.
http://www.libridigitalionline.com/l...oc_storici.htm
amate i vostri nemici
Pazza certo che esisteva, ma era decaduta fortemente. Il centro-motore-culturale-civile dell'epoca era Roma, definita perlappunto la nuova Babilonia, simbolo del Peccato. E' la logica stessa a suggerirci che Pietro il pescatore, investito da Cristo stesso come annunciatore del Vangelo, proprio lì si sia diretto e proprio lì vi abbia trovato la Morte.
amate i vostri nemici
Il voto di obbedienza, nella Chiesa cattolica, è la scelta volontaria di rimettere le proprie decisioni al giudizio di un superiore, confermando il tutto con voto a Dio; è uno dei tre Consigli evangelici.
Normalmente chi emette voto di obbedienza professa ugualmente il voto di povertà ed il voto di castità.
1599 Nella Chiesa latina il sacramento dell'Ordine per il presbiterato è conferito normalmente solo a candidati disposti ad abbracciare liberamente il celibato e che manifestano pubblicamente la loro volontà di osservarlo per amore del regno di Dio e del servizio degli uomini.
http://www.vatican.va/archive/catech...2s2c3a6_it.htm
amate i vostri nemici
Io non so più che cosa fare con voi, ragazzi
Prove testuali indicano quindi chiaramente che la destinazione di Pietro era Roma. Una
conferma ulteriore proviene dalla storia della Chiesa, in un suggestivo particolare
riportato da Eusebio e da Girolamo. Pietro arrivò a Roma durante il regno di Claudio,
più precisamente nel secondo anno di regno, l'anno 42 (Eusebio, HE 2,14,6, con
il Chronicon ad loc, e Girolamo, De viris illustribus 1, dove egli è il «soprintendente»
o episkopos per venticinque anni, cioè fino alla sua morte sotto Nerone) (32). Questo
fatto è confermato dal Catalogus Liberianus, del quarto secolo, un elenco di papi
dall'inizio della diocesi romana fino a papa Liberio (352-66), e dal Liber Pontificalis,
pubblicato (nella forma conservata) nel sesto secolo (per la maggior parte si basa
sul Catalogus Liberianus, ma contiene alcune informazioni indipendenti e delle varianti
nei dettagli) (33). Pietro lasciò Gerusalemme subito dopo la fuga dalla prigione nell'anno
41 o 42.
Pietro si dirige quindi verso Roma, ma non direttamente. Potrebbe avere visitato
Antiochia, e forse molte città nell'Asia Minore (cfr. 1Pt 1,1; Eusebio, HE 3, 1,2), forse
Corinto (cfr. 1Cor 1,12-14; 9,5: probabilmente una traccia della presenza di Pietro a
Corinto con la moglie, che non fa altre apparizioni dirette nel Nuovo Testamento - cfr.
Mc 1,29-31 - e muore da martire sotto gli occhi di Pietro, come riporta Clemente
Alessandrino, Stromata 7,63,3, ed Eusebio, HE 3,30,2). Nell'inverno del 42 arriva a
Roma. Non fu il primo evangelizzatore ad arrivare in città (i romani citati negli Atti 2,10
avrebbero diffuso la buona novella prima di lui), ma fu il primo apostolo ad avallare e
fondare ufficialmente la Chiesa. Il suo arrivo e l'inizio della sua opera è il punto di
partenza del suo «episcopato», che, come quello ad Antiochia, continua anche durante la
sua assenza, rimanendo egli il capo titolare o il «soprintendente» ufficiale.
Pietro non era solo a Roma. Marco andò con lui o direttamente dalla casa della madre o
lo raggiunse non molto tempo dopo: per quanto concerne la cronologia degli Atti, la
presenza di Marco a Gerusalemme non era più richiesta già da quando Paolo e Barnaba
lo portano con se ad Antiochia (At 12,25) nel 46, dopo la «visita per la carestia». Inoltre,
sentiamo parlare di lui come interprete di Pietro (come scrive Papia), e se Pietro bilingue
dall'infanzia, ebbe mai bisogno di un interprete per risparmiare alle sensibili orecchie dei
romani l'affronto del suo rozzo greco non colto, che si combinava con uno scoraggiante
accento di Galilea, questo accadde all'inizio del suo primo soggiorno, piuttosto che verso
la fine del secondo (37). Eusebio (HE 6,14,6, citando l'opera perduta di Clemente
Alessandrino, Hypotyposeis), nota che Marco aveva seguito Pietro per molto tempo,
un'allusione al lungo rapporto fra i due, del quale 1Pietro 5,13, dove Pietro chiama
Marco figlio suo, non è l'inizio, ma il punto culminante. Sebbene nessuna delle fonti
affermi in così tante parole che Marco rimase con Pietro a Roma dal 42 in poi, le prove
raccolte suggeriscono questa possibilità più di qualsiasi altra.
http://www.cristianicattolici.net/fi...tro-a-Roma.pdf
amate i vostri nemici