non è la creatura sotto "accusa", ma la creazione:
nella creazione perfetta, io ti do una bastonata in testa e tu avverti un'imperfezione, perché senti male; ma io ho solo compiuto quella perfezione, dato che questa circostanza è contemplata - anzi, si dovrebbe concludere, determinata - dal dio perfettissimo nella Sua creazione;
capisco; ma vedi vene che questo punto di vista deve implicare la rimozione di un dio interventista, con la negazione di o l'impossibilità di tutta una serie di postulati essenziali;Da ciò risulta ovvio che la vita è imperfetta con tendenza alla perfezione, come tra l'altro ha detto chiaramente Gesù; quindi la vita stessa non negherebbe per via del male la possibilità di eliminarlo dalla nostra vita. Questo è il compito del credente: eliminare il male dalla propria vita per giungere alla perfezione che è l'incontro con Dio.
cioè, tutto bellissimo, ma il credente in un dio giudice onnipotente, si chiede: ma che faceva Dio quando Axe mi prendeva a bastonate in testa ? stava a svuotare la lavatrice e a stendere i panni, che non se n'è accorto e gliel'ha impedito ?
oppure è proprio Lui che ha comandato Axe di bastonarmi, per motivi che mi sfuggono ? che avrò mai fatto di male ?
tu puoi pure credere in un dio/Gesù che ti esorti ad allontanare il male dalla tua vita, nel senso di evitare di compierlo, ma devi trovare comunque una risposta sensata alla circostanza del male che ti si impone e all'assenza di quel dio interventista che l'idea di giustizia implicherebbe;
arriva uno a cui stai antipatico; quello prende te e la tua famiglia, uccide tua moglie e tuoi figli, e poi la fa franca; non muore presto tra atroci sofferenze, ma si spegne centenario tra l'affetto di figli e nipoti, in un ambiente tutto sommato solidale, che lo assolve e magari gli tributa rispetto; e magari considera te una specie di infame, che se l'è andata a cercare; pensa alla mafia...
ora, tu puoi (affermare di) avere fede in un giudizio e in una remunerazione ultraterrena; ma capisci bene che si crea un conflitto tra la realtà e la rappresentazione di una benigna autorità paterna che non interviene, per poi farlo con punizioni o premi eterni per quei figli che avrebbe creati così diversi, in quel modo;
il problema di questo atteggiamento filiale - che è tipicamente quello della soggezione pagana alla natura, madre e matrigna, a cui sacrificare in cambio di benignità - è che abbandona di fronte all'angoscia dell'assenza del padre, quando il figlio non si attrezza ad esser padre a sua volta, e continua ad aspettare premi, castighi, risarcimenti;
un padre dovrebbe educare i figli non all'obbedienza remunerata, ma proprio a quella ribellione responsabile, il cui premio è la comunione con la giustizia come premio a se stessa;
ma questo richiede l'elaborazione razionale e mediata dell'assenza di Dio; che non vuol dire non credere più, ma credere in qualcosa di diverso, che non può essere vago e fantasioso, enunciato a caso, saltabeccando tra formule aforistiche sgangherate e incoerenti, ma deve essere un sistema forte, concettualmente robusto;
perché altrimenti il conflitto con la realtà della sconfitta non può essere metabolizzato; cioè, devi elaborare un sistema in cui il tuo premio è esattamente la pace con la tua coscienza, ora, anche se nell'Aldilà non c'è nulla, e che chi ti ha sterminato la famiglia è già, ora, all'inferno, perché più quello è fortunato, più gli pesa il tarlo dell'indegnità, e la rimozione perpetua di quello stato è già una menomazione, una dannazione;
mi viene in mente un bellissimo film - drammatico - di Woody Allen, Match Point.
il protagonista, un insegnante di tennis arrivista, sposa una ricca ereditiera, ma ha un'amante, che mette incinta; temendo di perdere la propria posizione, la uccide e simula una rapina; nel momento del destino, si libera di un anello compromettente, e questo, invece di cadere nel Tamigi, rimbalza come una palla sul bordo della rete e cade in strada;
a quel punto, il mio immaginario culturale di catto-italiano, dentro di sé ha pensato: ecco la Provvidenza ! ora la polizia - che in realtà sospetta di lui, perché sa della relazione - trova l'anello e lui verrà scoperto;
al contrario, l'ebreo-protestante Allen, rappresenta il modo opposto quell'impasto religioso così diverso nel concepire la punizione: la Provvidenza fa passare un tossico sul lungo fiume; quello trova l'anello, poi viene arrestato per altro, e incolpato dell'omicidio;
nell'ultima scena, si vede il protagonista che, a fianco della moglie ricca e del loro neonato, guarda il mondo fuori dalla finestra, con l'espressione assente di chi ha tutto, ma non è più niente, se non uno che attende di morire fisicamente e spera in qualche punizione liberatoria, avendo perduto agli occhi di se stesso il diritto di desiderare qualsiasi cosa, felicità, benessere, legame di senso coi suoi cari, legittimità di qualsiasi sentimento o desiderio agibile;
razionalmente la capiamo tutti, bene; ma è il sentimento nostro ad essere educato diversamente, ad una psicologia che chiama sempre in causa un'autorità e che si regola di conseguenza in troppe circostanze concrete quando si esprimono giudizi, si compiono scelte, si cede ad opportunismo, calcolo miope, ecc...