La mia esperienza personale con un libro pubblicato "in proprio" non è stata malvagia.
Facevo parte di un gruppo di lettura ed è stato proposto questo titolo, autrice sconosciuta che ha pubblicato il suo libro su un notissimo portale commerciale.
Il libro non era male, carino, non un capolavoro, certo non lo avrei comprato di mia iniziativa.
E' una franchigia da compagnie assicuratrici... sulla carta ti fanno vedere cifre superiori ma poi a questo modo il margine ti diminuisce. Come le agenzie di modeling, ti fanno fare il provino ma devi fare un book fotografico con loro, e poi ti scaricano dopo che hai pagato...
Esatto, è esattamente il mio pensiero. In questo modo la cultura media invece di aumentare cala. Perché la gente legge e condivide le cose che trova in giro sui social, che per l'80% sono castronerie, senza verificare le fonti, così si diffondono concetti completamente errati e fuorvianti. I libri non li leggono più, e se li leggono magari trovano questi autopubblicati su amazon senza alcun controllo, scritti coi piedi. E il livello culturale precipita.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Assolutamente vero. Ma è anche aumentata la tendenza a credere a qualcosa perché è scritta su internet. Come tutti penso, abbiamo avuto periodi in cui si tendeva a pensare che se una cosa era "su un libro" fosse vera. Gli adulti ci richiamavano a questo, ci dicevano che erano solo parole di una persona qualsiasi su carta. Invece oggi siamo tornati indietro, se lo scrive barimedica2.ilcannocchiale.it deve essere vero. Con quello che c'è dietro ai blog oggi...
Infatti. Perché che un bambino tenda a credere a tutto è comprensibile, e gli adulti sono li per questo. Oggi però sono gli adulti che prendono per oro colato ogni cazzata che trovano scritta. E questo è sintomo di una completa mancanza di autonomia critica. E questo è imputabile al mondo dei social, soprattutto, oltre che di internet in generale.
Tu pensa l'assurdità: se noi giornalisti scriviamo mezza parola che non sia verificata e che non sia sostenuta da una molteplicità di fonti autorevoli, rischiamo casini su casini. Poi il perfetto sconosciuto scrive qualsivoglia cazzata sul proprio blog o sulla propria pagina fb e nessuno gli dice niente. C'è ancora un vuoto normativo tremendo sul mondo di internet. Ci feci la mia tesi di quinta superiore nel 2000, ma le cose oggi, a quasi 20 anni di distanza, non è che siano migliorate granché.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Per niente, e poi oggi le prime pagine di google sono lottizzate pesantemente. Il logaritmo di google ci ha tolto ogni possibilità di trovare fonti serie se non con molta fatica. Chi cita fonti come barimedica2.it dovrebbe prendere delle frasi dal link che cita, copiaincollarlo su google e vedere quante altre centinaia di siti le riportano uguali.
Tornando però IT, in rete ci sono molte risorse per informarsi su come essere scrittori e anche dritte. Però oggi chi vuole scrivere deve sapere cosa interessa alla gente, conoscere il mercato, sapere come rapportarsi con media e blog, decidere se tenerne uno personale per promuoversi, trattenersi dal scrivere su quelle cose fondamentali della vita che lui sa e che vuole che tutti sappiano ma che non fregano a nessuno, in media la gente che scrive vorrebbe scrivere dei "diari" della propria vita. Gli scrittori sanno quando scrivere qualcosa per sé, i novellini si fanno prendere dalle proprie passioni pensando che piaceranno a tutti. Bisogna essere consulenti globali di sé stessi e molto ferrati con le case editrici che ci provano sempre a spolparti.
Questo articolo l'ho trovato molto interessante in merito: https://www.ilfattoquotidiano.it/201...regare/489086/
Concordo con quanto dici, secondo me i social tipo FB oggi contribuiscono alla pigrizia mentale, basta un click per condividere e un altro per dire "mi piace" . Si tende a credere a quello che condivide l'amico, a volte vere e proprie bufale, senza un minimo di senso critico e andare a verificare su fonti più attendibili di un blog oppure uno spazio web personale, come ad esempio verificare su testate nazionali conosciute e così le fake news e bufale diventano catene di s. Antonio che girano per anni, magari con un piccolo ritocco e aggiornamento.
Ultima modifica di LadyHawke; 25-09-2019 alle 15:25
Si certo se li scrivono moccia totti e cassano
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".
Si scrive o si dovrebbe scrivere per pensare meglio con la costrizione grammaticale. Scrivere seguendo le regole del codice linguistico, i vincoli che impone, le associazioni tra parole.
Scrivere significa costruire dal nulla una frase, un proposizione, una trama. E’ un montaggio di parole.
Ma la narrazione deve essere breve o lunga ? Un racconto o un romanzo ? Dipende da ciò che si vuol dire, dalla “storia” che uno ha dentro di sé e vuole esporla, con la descrizione di volti, fisionomie, ecc.. Non è un problema quantitativo, ma qualitativo.
Una trama per essere raccontata ha bisogno di una visuale e di un ritmo nella scrittura, di uno stile, anche se il lettore si dedica al procedere dei fatti narrati piuttosto che al modo della narrazione.
In Italia molti si reputano scrittori creativi e, ovviamente, incompresi.
Quelli che sostengono di avere uno stupendo romanzo nel cassetto sono tanti.
Per imitazione del modello statunitense, delle università americane (dove le aule si sono riempite di aspiranti scrittori), anche in Italia sono “fiorite” numerose scuole di scrittura creativa e di manuali che illudono di trasformare ognuno di noi in un nuovo Dostoevskij.
Bisognerebbe vedere gli elenchi di coloro che hanno frequentato quei corsi e scuole per controllare adesso che lavoro fanno. Per quanto se ne sa i risultati non sono incoraggianti: sono molti i discenti frustrati e sono numerosi i docenti di scrittura creativa disoccupati.
Purtroppo, erroneamente, si considera la narrativa il “vertice” della scrittura. Invece è necessario definire l’importanza di un testo in base alla sua utilità, alla sua capacità descrittiva.
Elaborare un saggio o un articolo per un quotidiano o una rivista settimanale non è più semplice di un lungo e noioso romanzo.
Bisogna avere la capacità di “cogliere” gli elementi descrittivi e costruire la coerente narrazione, maneggiare i tempi verbali e gli avverbi in modo da costruire il corretto andamento temporale.
C’è anche la questione vocaboli. Molti italiani, in particolare tra i giovani, possiedono un lessico di circa mille parole. La limitatezza è dovuta anche agli sms e alle e-mail, che stanno cambiando il nostro modo di comunicare: è una scrittura “veloce”, deve concentrare le informazioni in poco testo, spesso scritto in modo sciatto.
Comunque, se uno padroneggia la lingua sa padroneggiarla anche quando scrive un sms, un post nei topic, le lettere d’amore, relazioni, temi, articoli, saggi.
Scriveva Cicerone: “Nihil est in historia pura et inlustri brevitate dulcius” (= Nulla nella storia è più dolce di una pura e illustre brevità”). Questa frase la ripeto spesso a me stesso, tentato come sono a volte di allungare il testo che sto componendo, come sto facendo adesso.
La brevità può anche dipendere dall’indigenza mentale e povertà espositiva. Ma la brevità a cui accennava Cicerone è la calibratura dei pensieri, la limatura delle frasi, la premura per l’essenziale.
Un antico proverbio greco dice che la qualità non è sinonimo di quantità.
la narrativa è, prima di tutto, artigianato; serve tecnica per suscitare attenzione ed emozioni nel lettore; e questo a prescindere che si abbia qualcosa di interessante da dire;
le scuole, più o meno buone, insegnano questi rudimenti di linguaggio narrativo, non la padronanza della lingua in senso stretto, che si dovrebbe apprendere a scuola
quindi, per scrivere serve questa preparazione, posto che una persona su un milione può essere geniale e tirar fuori lo stesso qualcosa di interessante; magari se ha letto davvero tanto e introiettato inconsapevolmente certe regole di sviluppo e stile; ma è davvero raro:
con racconti brevi è più facile, ma è difficile una continuità creativa, perché l'improvvisato tende ad esaurire presto i suoi temi, le idee, spara a raffica e un po' a casaccio.
c'� del lardo in Garfagnana
Questa domanda mi ricorda un po' la scena finale del Pasto Nudo di Cronenberg.
Immagino che tutti possano scrivere, probabilmente la scrittura è l'arte più democratica, basta un arto funzionante e un livello base di alfabetizzazione, ma sarebbe già un bel passo avanti fare un passo indietro e considerare che tutti possono leggere libri.
Non avete ancora visto niente
Moderatore droghe
Dark, nel primo post di questo topic dici che il mestiere di scrivere è talmente svalutato che ora chiunque può dirsi scrittore o giornalista.
E' svalutato perché rispetto al passato molti giovani studiano fino alla laurea e chi ha talento per scrivere perché impedirgli di tentare ?
Nel passato la casta degli scrittori e dei giornalisti si auto-considerava su un piedistallo e si auto-celebrava. Oggi la categoria è inflazionata, specie quella dei giornalisti, perché questa categoria ha lauti stipendi.
La gente si guarda intorno e dove si guadagna bene indirizza il suo agire. Per esempio le donne. Nel passato erano rare nell’ambiente giornalistico (e degli scrittori). Oggi sono tantissime, perché ?
Basta guardare i telegiornali e le rubriche delle reti Rai, di Mediaset e La 7.
Ti chiedi perché non c’è una separazione tra chi scrive per mestiere e chi scrive per diletto.
La separazione c’è. Per esempio tu hai dovuto studiare per sostenere l’esame che ti abilita come giornalista professionista, inoltre sei iscritta all’Ordine dei giornalisti, nel ramo dei professionisti e non dei pubblicisti. Non ti basta ?