ora, io ti capisco; quello che obietti è ovvio, e vero;
però, prova a considerare un altro aspetto della cosa:
la vita si basa sul desiderio, in senso lato;
ci si alza la mattina, si inventa la ruota, si fa un viaggio, si cerca di sedurre un possibile partner mossi dal desiderio, di evitare sofferenza e fatica, di garantirci serenità, o di cercare il piacere; senza, si sarebbe morti, o quasi inerti;
ora, una proprietà del desiderio umano è che, per essere agito, esso deve incontrare un limite; altrimenti diventa impossibile specificare, individuare un oggetto su cui concentrare l'attenzione e proiettare l'aspettativa di un appagamento, quantunque provvisorio; un esempio:
se tu porti tuo figlio in un negozio di giocattoli reale e gli dici scegli una cosa e io te la compro, lui sarà super-felice già nel momento dell'osservazione delle possibilità, immaginando appagamenti - in quel momento tutti possibili - tra alternative comunque finite; cioè sa che ad un determinato momento dovrà decidere tra il fucile e il trenino, o tra il lego e il meccano; il limite - in questa circostanza materiale - è essenziale per il suo appagamento, sebbene momentaneo;
ma se, poniamo, il negozio fosse un corridoio infinito, dove qualsiasi giocattolo potrebbe essere più interessante del precedente appena individuato, nel bambino presto alla felicità subentrerebbe l'angoscia, la nevrosi; perché l'assenza di un limite impedisce di specificare, individuare un oggetto del desiderio, e questo produce angoscia, pulsione di morte;
in questo senso, si ribalta la massima di Ivan Karamazov: se Dio non esiste tutto è possibile, nel senso di un degrado nell'a-moralità;
se Dio - o qualsiasi altra fonte di morale, ovviamente - non è esiste, niente è possibile, poiché nessun desiderio, e quindi nessuna azione umana, ha senso;
cioè, per quanto oppressiva la religione istituzionale, o certe sue declinazioni, ci possano sembrare, essa assolve a questa funzione essenziale, che in molti casi deve surrogarsi anche a quella della legge, dove certi limiti e "doveri" non sono prescritti; per esempio, la pietà o la solidarietà nei confronti di persone con cui si possono avere pregressi conflittuali;
cioè, se pensi a quella "salvezza" come ad una serenità cui giungi dopo aver deciso di soprassedere a rancori, mettendo da parte l'orgoglio, ecc... vedi che effettivamente quello è un consiglio, e non un ricatto;
poi, è evidente che in tante occasioni questi "consigli" sono il risultato di fragilità esistenziali di chi li dispensa; ma non è sempre o necessariamente così; il pretame è spesso antipatico; spesso, non sempre;
ma le cose che dicono spesso sono sensate, a saperne leggere un senso, spesso tra le righe.