Se non sbaglio Gesù improntò una parabola proprio su questo, quella del gran signore (Dio o Yahwè se preferisci od Erode il Grande quando si recò a Roma ), che, dovendo partire per un viaggio ( quindi un fatto avvenuto realmente ed un fatto da venire), lasciò la gestione della sua vigna ( alla classe dirigente israeliana) i quali se ne impadronirono e percossero i messaggeri addetti alla riscossione (profeti od ambasciatori di Erode) finché il gran signore mandò suo figlio per sistemare le cose ma i vignaioli diventarono vignaioli omicidi perché l'uccisero.
La domanda che pone Gesù agli astanti è questa ( considera che Erode anni prima aveva represso nel sangue una congiura perpetrata ai suoi danni, ed era nella memoria collettiva del popolo): Cosa farà il gran signore a quei vignaioli?
Ed il popolo inconsciamente già lo sapeva.
E' per questo che Gesù colpiva perché univa l'umano al divino con un'attrazione verso la saggezza e l'insegnamento.
In fondo la storia ci dice, almeno mi pare, che Roma distrusse oltreché le mura del tempio tanto caro agli Ebrei anche lo spirito che le reggeva.
In questo Gesù ha adempiuto al suo compito come il figlio del gran signore dove Gesù intendeva suo padre Dio.
E la domanda di Gesù risalta come monito: Che cosa farà il gran signore al suo ritorno?