Dice il saggio: "Al di là dell'aldilà c'è l'andirivieni".
Dice il saggio: "Al di là dell'aldilà c'è l'andirivieni".
Lo stagista.
Apprendista stregone.
Anch'io sarei più propensa a credere al ciclo delle rinascite, quindi se esiste un'anima eterna che si reincarni in un nuovo individuo, però non si spiega come mai la popolazione mondiale nel corso del tempo, dalla preistoria ad oggi, è aumentata e continua ad aumentare, da dove vengono le anime in più?
Se nulla si crea, si distrugge ma tutto si trasforma le anime in più arrivano dalle trasformazioni di organismi che non esistono più, oppure , secondo un'altra ipotesi le anime in più sono dovute a divisioni, dunque nei secoli, da una sola anima, di divisione in divisione ora abbiamo l'impressione che ce ne siano di più. Insomma un'anima che si espande
Mi dispiace smentire Tito Lucrezio, ma la morte finirà la sua immortalità quando la vita sarà finita. Evidentemente l'epicureista e poeta Lucrezio pensava forse che il mondo fosse immutabile come le immutabili stelle del cielo, ma oggi sappiamo che le stelle non hanno neanche una briciola di pensiero in quanto soggette a leggi immutabili; gli ex dei immortali nel cielo della notte si sono spenti con la conoscenza delle cause che è vera conoscenza.
Ultima modifica di dietrologo; 22-11-2019 alle 05:37
Sto pensando alla delusione dei devoti alle tre religioni abramitiche se nell’aldilà anziché provare la beatitudine per la vicinanza alla divinità non troveranno una realtà fisica ma il nulla in senso filosofico.
Il nulla ci sfida a pensare all’assoluto. Infatti circa 2500 anni fa Il filosofo Parmenide di Elea elaborò il concetto di “nulla assoluto”, come assoluto “non essere”, pertanto impensabile e inesprimibile.
Nell’ambito dell’antica filosofia greca il concetto del “nulla” fu originato dall’antitesi tra “essere” e “non essere”, nella quale il secondo termine fu considerato come “nulla”.
Il nulla come concetto filosofico ovviamente non è una realtà fisica, né tanto meno qualcosa di sperimentabile.
Allora come sinonimo del nulla va bene il “vuoto” ? No ! Per la fisica non esiste un luogo senza niente all’interno: ci sono masse, energie, ecc., invece per la filosofia il vuoto esiste in modo speculare.
Sono due lemmi con significati distinti.
Il nulla è un “quantificatore”, indica l’assenza di un’unità (per es. “non c’è nulla”).
Il “vuoto fisico”, invece, sarebbe un luogo senza atomi, privo di materia.
In senso metaforico nella filosofia tedesca il vuoto coincide col nulla all’interno del nichilismo e la caduta dei valori privi di fondamento ultimo o metafisico (Schopenhauer e Nietzsche).
La concezione di "essere" parmenideo-platonica è collegata con quella giudeo-cristiana della “creatio ex nihilo”, del Dio creatore dal nulla.
Il nulla assoluto immaginato dai mortali come destino ultimo può creare angoscia oppure indifferenza. Ma perché temerlo ?
Doxa, penso che la delusione non sia una delle possibili emozioni nell'aldilá. Anche nell'ipotesi che hai formulato, cioé se anzichè la divinità troveranno il nulla, chi o cosa resterá consapevole ad esperimentare la delusione? Se la realtá é il nulla, non é possibile una consapevolezza esterna al nulla che lo possa sperimentare.
Se poi me lo consenti, nelle Scritture delle religioni abramitiche, si trovano termini come Padre ...che ha creato il mondo in sei giorni... che si é dato un figlio... che siede sul trono nell'alto dei cieli e così via. Personalmente credo che sia possibile una interpretazione diversa da quella antropomorfa e che il linguaggio usato non sia necessariamente equivalente al concetto che si vuole esprimere. L'uso di metafore, parabole, espressioni figurate é largamente presente nella letteratura e nella lettura popolare dei fenomeni, non per questo "Il sole che domani nasce alle 7,40" nasce... eppure cosí é scritto su giornali di tutto rispetto. Anche sullo scontrino del supermercato, laddove é scritto "mele; 1,50 kg X 1,65 €", sullo scontrino non ci sono nè mele, nè Euro. Quindi se vogliamo davvero discutere di Religioni, al di lá del dogma confessionale, dovremmo meglio differenziare fra i limiti del linguaggio e i concetti che si vogliono esprimere.
Aut hic aut nullubi
Interessante, una bella analisi.
Fattore importante, per capire, è ragionare come ragionavano loro, quelli che nella catena della conoscenza scientifica erano condizionati dal loro mondo, gli antichi; credo che il " non essere" fosse considerato solo in maniera assoluta ma oggi possiamo dire in maniera relativa: io non sono ( non essere) Arcobaleno ed Arcobaleno non è cono, io non sono te e tu non sei me, e così via.
L'occidente contrariamente all'oriente ragiona in modo analitico anziché sintetico, più che una sintesi noi occidentali amiamo l'analisi dei fatti.
Quello che vorrei dire è che il "non essere" non solo risulta inconcepibile ma non è neanche il contrario dell'essere.