Eh...chiaro: Come no? E' sempre stato così o peggio, di così: Vuol dire che i gridi di allarme congiunti, di Istituti laicamente ineccepibili e Cattolicamente irreprensibili, non hanno ragion d'essere. Ok, molto bene. La solita solfa di chi tira il sasso e poi nasconde la mano. Fare figli è di destra. Essere single è di sinistra. Sposarsi e aprirsi alla Vita è reazionario, vivere da soli è progressista. E avanti così. Povero Axe. Poveri noi.
Calo delle nascite è allarme nazionale
E il calo dei matrimoni si accompagna con quello delle nascite, un trend in corso dal 2008 e che quest’anno batterà un nuovo record negativo, visto che nel primo semestre s’è verificato un nuovo calo del 2%. Se ne è parlato in Senato in un convegno sull’ermergenza denatalità. «La trasformazione socio demografica da molto tempo interessa il nostro Paese - ha osservato la presidente Elisabetta Casellati - il suo progressivo invecchiamento generazionale e il calo delle nascite ha acquisito, specie negli ultimi anni, le proporzioni di un’autentica emergenza nazionale. Secondo i più recenti dati pubblicati dall’Istat, nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458,151 bambini, oltre 14 mila in meno rispetto al 2016 e oltre 26 mila in meno rispetto al 2015. Se si considera il triennio 2014-2017, le nascite sono diminuite di circa 45mila unità, mentre sono quasi 120mila in meno rispetto al 2008. Un dato destinato ad aggravarsi anche quest’anno, se consideriamo che a giugno, il numero delle nascite registrate nel primo semestre del 2019 è pari a poco più di 206 mila bambini. Tutto questo porta l’Istat ad affermare che la fase di calo della natività, innescatasi nel 2008 e proseguita con andamento negativo costante, ha ormai assunto caratteristiche strutturali».
Una politica per la famiglia
Secondo la Casellati bisogna invertire la rotta con politiche pubbliche di lunga lena. «Anche se tornassimo domani ai tassi di natalità da baby boom che si registravano nell’immediato dopo guerra, certamente non riusciremmo nel breve periodo a recuperare il tempo perduto. Per produrre effetti tangibili sul mercato del lavoro e sul sistema produttivo, un aumento della natalità avrebbe infatti quanto meno bisogno di un arco temporale tra i 20 e i 30 anni - ha proseguito il presidente del Senato -. Ecco perché il mio auspicio è che il dibattito odierno sappia anche essere occasione per esortarci a guardare al futuro del nostro Paese da una prospettiva più ampia e previdente. Perché, ammesso anche che si riesca a porre un freno al calo della natalità, dobbiamo anche pensare a quale sarà tra vent'anni il futuro dei nostri figli. E questo significa soprattutto immaginare, anticipare, programmare i cambiamenti che il contesto globale ci suggerisce».
https://www.ilsole24ore.com/art/spos...igioso-ACGEPG0
Può interessarsi davvero al futuro dei figli una società che non li genera? E come può essere accogliente una società che non accoglie neanche più se stessa?
Prima queste domande arriveranno, con soluzioni adeguate, nell’agenda politica europea, e dei suoi governi nazionali, e meglio sarà per tutti.
Eugenio Mazzarella, Filosofo, Università Federico II Napoli
https://www.avvenire.it/opinioni/pag...e-non-accoglie








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