credo sia una questione piuttosto stratificata e che non ci sia una-risposta-una, ma più circostanze concorrenti;

prima di tutto, ho l'impressione di una circostanza educativa; se da bambini si è stati soli, ci si è abituati ad organizzare il proprio tempo e spazio mentale in un dialogo continuo con se stessi; è una cosa che noto in amici e amiche figli unici, che anche in coppia tendono a mantenere comunque importanti spazi di solitudine;
poi ci sono variabili personali; per esempio, molte propensioni nevrotiche "richiedono" la presenza continua di qualcuno che le disciplini, le argini in qualche modo, dato che la persona in questione prova angoscia a restare solo con quelle nevrosi;

questa cosa diventa evidentissima nel caso di alcune nevrosi allo stato patologico, come l'agorafobia, che viene superata temporaneamente con la protesi di un accompagnatore nei luoghi aperti; si può pensare - non ne ho qualifiche e competenze, beninteso - che in qualche modo anche altre forme di nevrosi, pure leggere e normali, o di semplice disagio psicologico in una certa misura possano richiedere la presenza di un partner-tutore o complice; posto che anche la solitudine, a sua volta può essere nevrotica, perché sottrae al giudizio altrui comportamenti cui la nevrosi spinge ad indulgere;

piuttosto, secondo me, la differenza la fa la capacità di apprendere a decostruire le proprie e altrui motivazioni, in modo da conseguire un reale vantaggio relazionale; questo è molto anche un fatto culturale, perché il "chiodo scaccia chiodo" funziona in termini di appagamento se si astrae la presenza di un'altra persona abbastanza da conferirle una funzione soddisfacente, chiamando quello "amore"; ma se si è appreso a concepire una relazione come inevitabile strumentalizzazione reciproca - il che è la regola, inevitabile compromesso, niente affatto spregevole - l'attenzione ai sposta su una comparazione di qualità, che deve "vedere" più lucidamente l'altro, a prescindere dall'esigenza;

cioè, se torno single, io potrei volere una sostituta anche solo per mia esigenza di non sentirmi sfigato in società; ma, in ogni caso, se la mia rappresentazione è romantica, ci posso fare un film; se è razionalizzata, no, e questo incide tanto nella sostenibilità di quella condizione.