Ma RDC, dove sei? In questo 3d ti saresti divertito e ci avrebbi fatto divertire...
Ma RDC, dove sei? In questo 3d ti saresti divertito e ci avrebbi fatto divertire...
" L' uomo ha una tale passione per il sistema
e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
pur di legittimare la propria logica."
Dostoevskij.
Oh per la miseria, i colleghi maschi che mi hanno ricontattata, dopo che li avevo contattati io, per sapere delle cose
Non mi hanno nemmeno chiesto come sto, quando mi hanno risposto
Dopotutto nemmeno lo avevo fatto io
Sarà la categoria dei fotografi che c’avra’ il colpo in canna facile
Io non mi lamento, non mi perseguita nessuno
Dark, essere secsi è una croce
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Sicuramente i social rappresentano un aiuto per chi è normo-relazionato, ossia per chi vive una relazione standard nata e cresciuta nel convenzional-reale, che un’occasione di conoscenza supplementare e aggiuntiva a quelle reali.
Spesso mi sono ritrovata a pensare come abbiamo fatto noi over a vivere da ragazzini senza cellulare, messaggistica e app varie. E come hanno fatto i nostri genitori a vivere senza possibilità di localizzazione rapida e accertamento “immediato” dell’incolumità della prole.
Ho un’esperienza personale un po’ particolare in tema di social: ci sono finita sulle orme di un marito presunto libertino e colmo dei colmi su suo invito e ho finito con lo scoprire ciò che era meglio non sapessi.
Se all’inizio ero molto scettica oggi sono loro grata per l’evoluzione che ne è derivata (evito, salvo curiosità esplicite, di dettagliare; per farla breve mi sono risposata con una persona conosciuta, guarda caso sui social).
per chi è normo-relazionato, ossia per chi vive una relazione standard nata e cresciuta nel convenzional-reale, che un’occasione di conoscenza supplementare e aggiuntiva a quelle reali.
Spesso mi sono ritrovata a pensare come abbiamo fatto noi over a vivere da ragazzini senza cellulare, messaggistica e app varie. E come hanno fatto i nostri genitori a vivere senza possibilità di localizzazione rapida e accertamento “immediato” dell’incolumità della prole.
Ho un’esperienza personale un po’ particolare in tema di social: ci sono finita sulle orme di un marito presunto libertino e colmo dei colmi su suo invito e ho finito con lo scoprire ciò che era meglio non sapessi.
Se all’inizio ero molto scettica oggi sono loro grata per l’evoluzione che ne è derivata (evito, salvo curiosità esplicite, di dettagliare; per farla breve mi sono risposata con una persona conosciuta, guarda caso sui social).
Ogni epoca è diversa, riveste i suoi lati positivi e negativi, che pure rimangono necessariamente soggettivi. Di solito il convenzional-reale (come lo chiami) rimane tale, a meno che non si voglia cercare un successivo rapporto che non è detto debba essere per forza di coppia. Io personalmente noto che la sfera "virtuale" mi aiuta a portar fuori certi lati un po' nascosti del mio carattere, non sempre "simpatici", per cui posso essere accolto qui meno favorevolmente di come mi accade nella vita reale.
" L' uomo ha una tale passione per il sistema
e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
pur di legittimare la propria logica."
Dostoevskij.
Il convenzional-reale è tale per definizione se partorito dalla sola realtà e mai venuto a contatto con il virtuale.
La sfera virtuale può restare tale o "contaminarsi" al reale e diventarne parte, complementare relativa o totale e integrativa.
A livello personale ho la sensazione che la percezione soggettiva (soppalchi emotivi e condizionamenti "materiali" inclusi) costituisca spesso un limite alla conoscenza realistica.
A volte non conoscere l'aspetto di chi si trova dietro lo schermo aiuta a non costruirsi troppe autoconvinzioni "illusorie" o devianti e ad andare oltre il mero "aspetto".
Per quel che mi riguarda ho la tendenza a dire sempre, e ovunque, quel che penso, nella convinzione che si possa dire tutto con le giuste parole, anche quando si è in dissenso.
Riconosco al virtuale, per esperienza diretta, la virtù di avermi aiutato a vincere la timidezza e migliorato la consapevolezza ma questo non toglie che io sia rimasta cauta e molto attenta alla mia privacy.
In effetti tutto, ovunque, nelle realzioni umane è molto soggettivo.
Il convenzional-reale è tale per definizione se partorito dalla sola realtà e mai venuto a contatto con il virtuale.
La sfera virtuale può restare tale o "contaminarsi" al reale e diventarne parte, complementare relativa o totale e integrativa.
A livello personale ho la sensazione che la percezione soggettiva (soppalchi emotivi e condizionamenti "materiali" inclusi) costituisca spesso un limite alla conoscenza realistica.
A volte non conoscere l'aspetto di chi si trova dietro lo schermo aiuta a non costruirsi troppe autoconvinzioni "illusorie" o devianti e ad andare oltre il mero "aspetto".
Per quel che mi riguarda ho la tendenza a dire sempre, e ovunque, quel che penso, nella convinzione che si possa dire tutto con le giuste parole, anche quando si è in dissenso.
Riconosco al virtuale, per esperienza diretta, la virtù di avermi aiutato a vincere la timidezza e migliorato la consapevolezza ma questo non toglie che io sia rimasta cauta e molto attenta alla mia privacy.
In effetti tutto, ovunque, nelle realzioni umane è molto soggettivo.
La percezione soggettiva è sempre un limite alla conoscenza realistica, in fondo ritengo che non conosciamo bene neanche noi stessi, ci formiamo delle rappresentazioni che poco hanno a che fare con la realtà. Esprimendomi nel virtuale trovo maggiore facilità a parlare delle mie idee, a confrontarmi con gli altri, nel reale, soprattutto per una forma di timidezza, a volte rimango più chiuso. Per questo di solito virtualmente risulto meno simpatico di quanto mi accada nel reale. Nel virtuale ho meno timore di espormi.
Ma d'altra parte nel virtuale pensiamo di conoscere le persone solo per quello che esprimono a parole, non sappiamo come si comportano nella vita reale. Trovi magari un cattolico bigotto che esprime opinioni medioevali ma poi si dimostra tanto più onesto e caritatevole di tanti altri che fanno i fighetti ma solo a parole.
" L' uomo ha una tale passione per il sistema
e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
pur di legittimare la propria logica."
Dostoevskij.
Purtroppo credo che non ci sia scampo a un minimo di condizionamento. Non resta con il cercare di giocarsela a suon di oggettività e consapevolezza. :-)
Io, sia nel virtuale che nel reale, ho lasciato ogni speranza di conoscere a fondo chi non frequento direttamente, da anni e con la massima trasparenza - che si contano sulle dita di una mano -. E anche in tal caso non è da escludere che su qualcosina si possa fallare.
dalla vita ho imparato che non bisogna farsi troppe aspettative - rovinano più delle illusioni -.
credo che non ci sia scampo a un minimo di condizionamento. Non resta con il cercare di giocarsela a suon di oggettività e consapevolezza. :-)
Io, sia nel virtuale che nel reale, ho lasciato ogni speranza di conoscere a fondo chi non frequento direttamente, da anni e con la massima trasparenza - che si contano sulle dita di una mano -. E anche in tal caso non è da escludere che su qualcosina si possa fallare.
dalla vita ho imparato che non bisogna farsi troppe aspettative - rovinano più delle illusioni -.