
Originariamente Scritto da
conogelato
"Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi."
(1.Giovanni 1,8)
E’ scritto nel libro dei Proverbi (24,16) che “il giusto pecca sette volte”.
Come in molti casi, nella Scrittura non si tratta di un dato contabile come la nostra mentalità può essere portata a pensare. Non vuol dire “più di sei, meno di otto” ma indica un numero indeterminato e comunque elevato.
Se dunque il giusto, colui che ha Dio come riferimento privilegiato del suo vivere e del suo operare, è così fortemente in difetto verso Dio , noi – che giusti spesso non siamo – ci troviamo ad essere ad ancor maggior distanza dal modello che, nel Vangelo di Matteo (5,48) , ci viene indicato: “siate perfetti come lo è il Padre vostro celeste”.
Il problema è che essendo talmente enorme la sproporzione che separa la creatura dal Creatore, non è ragionevolmente pensabile che tale distanza possa essere colmata da uno sforzo o da una capacità umana.
Ciò che ci salva è principalmente l’amore di Dio per noi. Amore immenso, gratuito e santificante di cui l’uomo, per sua natura, non sarebbe neanche degno, ma di cui è destinatario per libera iniziativa divina.
Il solo atto che può compiere l’uomo di fronte a questo dato originario è il riconoscere umilmente il proprio essere nulla e la totalità dell’essere di Dio, affidarsi in toto a Lui chiedendo la Sua divina protezione.