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non è la stessa cosa:
per la Rota, che annulla, è come se non fosse accaduto nulla, esattamente come se tu compri on line una motofalciatrice e ti mandano un orologio a cucù;
guarda, se c'è disaccordo sul contenuto della prestazione allora c'è l'invalidità del contratto, la quale può avere anche degli effetti a seguito dell'estinzione del vincolo, ad esempio l'obbligo di risarcire il "danno" da parte dell'inadempiente. come gli "alimenti" nel matrimonio civile. sulla rota la tua affermazione mi pare esatta.

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l'annullamento del matrimonio civile riguarda gli stessi vizi tipici, ma non gli stessi motivi; per esempio, non potrebbe essere addotto facilmente un fraintendimento sulle convinzioni religiose del coniuge, le cui riserve fossero contraddette dal comportamento concludente; es: se intendevi educare i figli alla fede cattolica, dovevi chiedere il matrimonio religioso; non è che puoi pretendere come vizio di nullità un fraintendimento che tu stesso hai contribuito ad alimentare;
allora. sui fraintendimenti non prendiamoci per i fondelli. il 90% dei matrimoni si scioglie a causa di terze persone. poi sulla educazione non fa differenza quella cattolica o laica. se vuoi il matrimonio cattolico devi quanto meno avere adempiuto per lungo tempo ai doveri di ogni buon cattolico e con i tempi che corrono è cosa non tanto frequente. se poi parliamo di privilegi, cioè ascendenze ecc. allora ci può stare.

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ma come no ??? i diritti e doveri sono esplicitamente contemplati come reciproci e speculari; tu confondi con la circostanza che il contenuto di quei doveri e prestazioni non è specificato in termini tassativi, come invece nei contratti; sono ose diverse; il matrimonio è il sinallagma per eccellenza, tranne che nelle società ove viga la poligamia;
non è così purtroppo in senso tecnico. lo è se di sinallagma si dà una definizione più comprensiva ma non è comunque la stessa cosa, perché il matrimonio si "perfeziona" col consenso e non con le "prestazioni" che di fatto non ci sono. se parli di obblighi reciproci, ci sono, ma non in senso economico. solo a livello etico. il matrimonio non è un contratto ma un negozio bilaterale a contenuto non patrimoniale.


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no, è "a-confessionale", nel senso che le lo status lecito delle chiese è irrilevante per l'ordinamento; questo è il senso del pluralismo;
pluri-confessionale vorrebbe dire che le confessioni in questione sono specialmente tutelate nello specifico come di particolare pregio di ordine pubblico; e questo comporterebbe normazioni specifiche di merito per questa o quella chiesa, che invece non ci sono;
no. a/confessionale vorrebbe dire che non prende "posizione" in merito al fenomeno religioso. invece lo stato va a disciplinare quel tipo di fenomeno con trattati, come quelli con il cattolicesimo, o nel senso di conferire personalità giuridica alle aggregazioni che danno voce alle altre confessioni. ad esempio ai valdesi va una parte facoltativa dell'otto per mille. ripeto che ci sono degli impegni a carattere "positivo", quindi il termine "pluriconfessionale" mi pare più confacente.

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le norme relative alla Chiesa cattolica non riguardano il merito della dottrina, ma solo la constatazione di fatto dell'incidenza statistica di quella fede; se domani i cattolici fossero ridotti al numero dei testimoni di Geova, questo non sarebbe un vulnus per lo stato, e la copertura istituzionale, informazione, sicurezza, sarebbe analoga a quella accordata ai TdG o agli Hare Khrishna;
non c'è sostanziale differenza ma ripeto un atteggiamento di interazione reciproca che giustifica l'uso della parola "pluriconfessionale". la statistica lasciamola stare che è un'altra cosa.


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no, non capisci; il dialogo è giustificato dalla necessaria valutazione di una realtà sociale diffusa: ci sono i cattolici, sono tanti;
ma in nessun modo lo stato si pone in termini di apprezzamento per quella sessa dottrina, né, ovviamente, dell'ateismo; lo stato è agnostico, indifferente al contenuto delle fedi, purché lecito; le attenzioni e stipulazioni diverse sono dovute agli stessi motivi per cui la Roma ha più copertura di ordine pubblico della Zagarolese: ci va più gente, fine; non perché il prefetto tifa Roma o ha in ispregio i "burini" di Zagarolo
no. esiste in diritto come certo saprai il c.d. "principio di effettività" il quale principio vale quando il dato reale chiede e necessita di essere preso in considerazione. se un domani si legalizzassero i "matrimoni gay" sarebbe lo stesso, ma non potresti definire lo stato "sessualmente neutrale". dovresti invece definirlo "sessualmente orientato". non so se è chiaro. poi ti ripeto che il pallone è un'altra cosa.

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la sessualità lecita non rileva quanto a ordine pubblico; se compi atti osceni in luogo pubblico, sei fuorilegge, che siano atti etero o omosessuali, o solipsistici; esattamente come si presume che tu sia fuorilegge se compi atti sessuali con un minorenne, a prescindere dal genere;
se vai con una ragazzina o un ragazzino di 13 anni il profilo penale è lo stesso; se di 19 e consenziente, sono leciti entrambi i casi;
ordine pubblico in senso lato. cioè come "grosse" compromissioni della pace "sociale". non c'entra il diritto penale "speciale". c'entra invece molto il fatto che non si ripetano fenomeni di contestazione di massa tipo '68 e conseguenti anni di piombo o tipo "gay pride" nell'anno del giubileo, solo perché magari una volta legalizzati i vincoli i gay chiedessero anche qualche altro diritto, tipo quello di adozione.

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poi, tu puoi pensare che non vada bene, così come un altro che può ritenere malati i preti o la gente che passa tutta la vita con un solo partner; opinioni.
si. le opinioni lasciamole stare. nei limiti.