beh, Cono potrebbe obiettare che quella è roba vecchia;
ma qui lo assiste il tarsiota, che è molto preciso:
Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.
La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole.
ovviamente, questo pone la questione del giudizio:
Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà ?»
al che, lo stesso Paolo, risponde:
Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?» Il vasaio non è forse padrone dell’argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c’è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d’ira preparati per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri?
cioè, non è che ciancia pretescamente di libertà o altro:
dice: è così e basta ! perché siete fatti e vi comportate - perdizione o misericordia - così come il Vasaio vi fece, per quella precisa intenzione che foste;
la cosa buffa è che Paolo è il più citato nelle letture in chiesa; quelli leggono la Romani mille volte, senza capire che è l'idea che è scoppiata sotto il loro posteriore e ha reso marginale tutta la baracca.