per mia inclinazione ed educazione, sono uno "spendaccione oculato" per alcune cose di piacere, ma molto razionale sui "valori d'uso";
di solito, mi oriento sull'ultimo stadio di una tecnologia matura, se le prestazioni mi bastano; così, ho modelli molto collaudati e perfezionati, corretti da eventuali disfunzionalità, e me li faccio bastare; di solito, da uno a 100 nella gamma offerta, pago un prezzo di circa 25/30 per quel valore d'uso preventivato, e nella consapevolezza che durante il ciclo di vita del prodotto verranno proposti infiniti gadgets e utilità di cui dovrò fare a meno, salvo efficienze diverse e realmente remunerative;
direi che per il nucleare, dovrebbe essere rilevante un calcolo analogo, visto che al momento non si vede - in un contesto mondiale competitivo e plurale - nessuna tendenza ad investire intensivamente sul nucleare "pulito" come sistema realmente operativo, ma solo sulla ricerca, con tutti i "se" e i "ma" operativi;
se fossi un investitore, CEO di un'azienda sistema-paese, allocherei un budget per la produzione di un solare ad uso domestico diffuso, che non risolve di certo la questione energetica, ma contribuisce in modo governabile e inseribile in un ciclo di investimenti di tipo economico; una volta tanto, potremmo "copiare" noi i cinesi, nel senso di avvalerci della loro tecnologia matura per replicarla altrove in una catena produttiva senza troppi "colli di bottiglia";
questi difficilmente sarebbero investimenti a rischio: università e centri di ricerca, tecnologie e manutenzioni collaudate e standardizzate, per le quali sarebbe piuttosto improbabile l'interferenza di fattori esogeni nel ciclo di ammortamento; cioè, se dopo 20 anni esce il nucleare pulito come standard collaudato, non è che i pannelli solari o le celle alle finestre e sui tetti smettono necessariamente di essere utili e convenienti.