Originariamente Scritto da
axeUgene
non ti voglio tediare con questioni concettuali;
quello che ti chiedo è:
perché oggi, qui e ora, i credenti non mi dicono nulla di "forte" e impegnativo, moralmente auto-evidente ? mi spiego:
se io ti dico che non bisogna rubare o passare col rosso, tutti capiamo che c'è un senso; ma quei c'è anche la legge civile che lo introietta;
però, se Vega mi dice:
non mangiare il capocollo, perché il maiale soffre quando lo macelli, la legge non c'è, ma sia tu, sia io, capiamo perfettamente il senso, ed è lo stesso per te e per me;
ora, perché i credenti non mi chiedono più niente, non mi impegnano la coscienza, non mi spiegano ?
a parte Cono, che a modo suo perora il Magistero cattolico, anche se poi rifugge dall'argomentarne il pregio morale, sembra che il credere in un dio sia un evanescente esercizio spirituale, talmente vago e new-age da essere incapace di tradursi in veri e propri precetti morali;
alla fine, qui il paradosso è che l'animalista Vega sembra essere più
credente in qualcosa di moralmente dovuto, un valore auto-assertivo e cogente, di tutti i sedicenti credenti che si dicono tali, ma al momento di dire:
questo si fa e quest'altro no, per questo e quest'altro motivo, si dileguano;
nella città dell'amico crep, si dice l
a sparizio' de Vienna , in ricordo della fuga in massa dei viennesi prima dell'assedio ottomano, se non sbaglio circa 1680
secondo te, un credente non dovrebbe prendere posizione chiara e netta sulle questioni morali, e farsi carico della responsabilità di spiegare cosa vada bene e cosa no, e soprattutto
perché ?