Originariamente Scritto da
axeUgene
non mi sono spiegato;
non parlavo delle mie personali convinzioni, ma della presa di un determinato postulato morale sulla coscienza diffusa; il vegano ti dice: guarda che il maiale che ti mangi è in tutto e per tutto sensibile e intelligente quanto il tuo cane; questo è oggettivamente vero e, se voglio continuare a mangiarmi la rosticciana, dovrò operare una sorta di rimozione e delega; di fatto, il 95% della popolazione smetterebbe di mangiare carne se dovesse macellarla in prima persona, e questa è la forza morale, a prescindere d eventuali interessi personali di chi enunci il principio;
quindi, io mi riferivo alla forza intrinseca dei messaggi morali; altro esempio:
il ladro ruba, ma sa benissimo che rubare è male, perché egli stesso non vorrebbe essere derubato; il messaggio Non rubare ha una grandissima forza intrinseca; ci sei ?
veniamo alla religione e contiguità:
in concreto, qui e oggi, le postulazioni religiose positive - nel senso di positum, che affermano qualcosa di concreto, fuori da vaghe esortazioni all'amore per il prossimo - al 90% precettano cose che non incontrano le coscienze;
se il ladro sa che non dovrebbe rubare, il destinatario della maggior parte dei precetti morali religiosi con cui abbiamo a che fare in concreto, li sente estranei alla propria coscienza, e non per malafede, poiché - a differenza del ladro - non si nasconde;
no, no...
io non ponevo un mio problema personale;
il mio ragionamento è:
mi aspetto che chi chiami in causa Dio - il massimo riferimento morale possibile - quando si esprime su questioni concrete, dovrebbe esporre la sua idea morale, argomentandone il pregio;
e non balbettare timidamente quel precetto, ritraendosi al momento di doverlo argomentare, perché fa un torto a se stesso e anche al suo stesso Dio; questo è uno spettacolo triste, umiliante; per quell'identità, beninteso, non per me;
una precisazione finale, importante:
ordinariamente, la morale religiosa non si atteggia a consiglio privato per il credente, ma a legge per tutti; se un cattolico si adopera, come 50 anni fa, per avversare il divorzio, o oggi per impedire alla sig.ra Elena di decidere del suo fine-vita, è perché ritiene tali comportamenti - "peccati" - dannosi per la società, e quindi anche per lui;
questo per me è perfettamente legittimo; ma quella persona mi deve spiegare il danno e il perché, e in modo convincente, come per qualsiasi altra idea morale, esattamente come si spiega l'inopportunità di passare col rosso o rubare;
altrimenti, sta esplicitamente o implicitamente diffamando come socialmente degradata e degradante, dannosa per la società e per lui stesso, quella persona che si comporti in modo difforme dalla sua dottrina.