Citazione Originariamente Scritto da Rachele Giacobi Visualizza Messaggio
Le tue richieste mi sembrano quelle di un bambino che non comprende le sgridate dei genitori per aver detto le parolacce e non sa perché le parolacce siano un male.
dici ?

C’è poi l’altro bambino che non comprende perché la mamma non gli dà per cena un bel gelato invece che il solito cibo(in TV hanno detto che il gelato è nutriente!)
C’è ancora l’ennesimo ragazzino definito “cattivo” perché ha trovato i giornali porno di papà e li ha condivisi con l’amichetto(cosa c’è di male?9 o ha punto il braccio del compagno con la matita perché gli ha consumato un pennarello. Perché è cattivo se ha fatto un gesto di giustizia?
Certo la morale dei bambini è diversa dalla nostra(morale o convenienza sociale?) ma anche noi che siamo adulti spesso non arriviamo a capire dov’è il male di qualcosa.
a me pare che lo capiamo; di solito, chi fa qualcosa di immorale, si nasconde, o cerca di inventare scuse;

Le chiese hanno determinato le loro regole basandosi su Dio e le scritture. Nei VANGELI ci sono indicazioni sul perché di determinati divieti o esortazioni. Come base c’è Dio e il valore della vita umana da Lui creata e che,secondo il credente,gli appartiene.
e va bene; fin qui siamo d'accordo;
Ecco perché non è considerato buono stroncare la vita al suo nascere senza i se e i ma(anche perché siamo sicuri che il feto non soffra prima di morire?)
su questo servirebbe un neurologo, ma suppongo che il limite per l'IVG sia stimato in base a questo; anzi, senza suppongo;

Non è considerata buona la separazione dei coniugi che hanno promesso a Dio stesso di volersi bene nella buona e nella cattiva sorte. Secondo la chiesa una promessa a Dio è sacra e non può essere annullata(L’uomo non separi ciò che Dio ha unito).
ecco, questa è una legittima opinione del credente, solo cattolico, però;
credo tu sappia che ortodossi e protestanti - cristiani a pieno titolo, trinitari, ecc... - non ritengono il matrimonio indissolubile, e sulla base degli stessi vangeli; non a gusto loro, ma per un preciso costrutto di senso evangelico, almeno i protestanti (800 milioni di fedeli nell'Occidente liberal-democratico, non una setta eccentrica e sparuta):
in caso di disaccordo tra i coniugi, quanto è "cristiano" che uno dei due vincoli l'altro al suo personale ed egoistico desiderio, sostenendo che si tratti di un volere divino ?
poi ci sarebbe anche l'altra questione essenziale. di filosofia del diritto, che forse a te sembra infantile, come mi apostrofi;

è perfettamente legittimo che un credente cattolico, oltre a non divorziare per intima convinzione, si adoperi per far prevalere la sua idea di morale in relazione al matrimonio, fino ad imporla anche a chi non crede o crede diversamente, se il credente ha dei motivi per ritenere che quell'opzione generi un degrado sociale;

ma dovrebbe argomentare la cosa, perché se la questione investe anche chi non crede, l'argomento religioso non basta più;

poni il caso che i Testimoni di Geova fossero maggioranza, e in grado di incidere politicamente e vietare le trasfusioni di sangue, perché nella loro lettura delle Scritture Dio le vieterebbe; ti basterebbe questa spiegazione ?

Secondo la vita data da Dio le tendenze sessuali vedono uomo e donna che si scelgono per proseguire la specie(avere molti figli era una benedizione mentre la sterilità era quanto di peggio poteva capitare) ed anche in questo caso per la chiesa andar fuori da questo agire significa non seguire il progetto di Dio sull’uomo.
Queste sono le motivazioni delle chiese su determinate scelte. La vita laica ha la sua propria strada,le sue motivazioni e i suoi perché ma i divari con la religione sono difficili da superare perché c’è Dio di mezzo .
ecco, questo è un punto interessante;
io conosco bene e capisco perfettamente le motivazioni della Chiesa; non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di criticarne il merito; anche perché, finché le questioni non diventano politiche, non è affar mio, ma dei credenti di quella chiesa;

quello che notavo, però, come semplice osservazione sociale, cioè:

una chiesa e i suoi credenti possono legittimamente far risalire a Dio la fonte della loro morale; io non mi permetto certamente di controbattere cose come Dio non esiste, o altro del genere; non foss'altro perché i miei stessi dogmi sono altrettanto arbitrari:
se io dico, come faccio: "Rachele è uguale a me, pertanto deve avere gli stessi diritti", questo è del tutto arbitrario; tu non sei uguale a me, ma diversa; sono io che asserisco il valore arbitrario dell'uguaglianza;

quello che mi colpisce è lo iato, la forbice, tra sensibilità e sentimento di giustizia e doverosità rispetto a quei precetti;
se io dico non rubare, qualcuno ruba, ma nessuno vuole essere derubato; il senso morale è condiviso;

ma le questioni preferite su cui la Chiesa cattolica si mobilita da molto tempo, e alle quali attribuisce un rilievo di moralità pubblica - non privata del credente - oggi incontrano una sensibilità morale di massa radicalmente diversa, anche di gente che si dice cattolica, e che non si nasconde affatto, ma argomenta;

quindi, la mia osservazione era:
per quasi due millenni i cristiani, tramite la chiesa e poi le chiese, si sono pronunciati in modo moralmente "forte" su questioni pubbliche molto rilevanti, sulle quali venivano poste sfide che i destinatari di quel messaggio potevano apprezzare o meno, ma andavano comunque ad incidere in modo decisivo sulle sensibilità;

oggi - fatta eccezione per vaghe esortazioni all'amore alla carità - quando la Chiesa e i credenti osservanti si pronunciano, lo fanno su questioni e con argomenti che non incontrano nemmeno di striscio la sensibilità morale condivisa, ma il più delle volte rinunciano proprio ad esporre il valore morale;

tu hai riepilogato come perché, un modulo auto-assertivo della Dottrina: lo dice Dio; che va bene, ma non spiega la moralità; per esempio, di vietare la contraccezione in un mondo in crescita demografica geometrica; oppure l'indissolubilità di unioni a fronte della palese insostenibilità di troppe famiglie, coi femminicidi che sono solo la punta emersa di un iceberg; o ancora, il divieto di rapporti pre-matrimoniali, in una società in cui ci si sposa a 35 anni...

sia chiaro: non sto giudicando il merito: la Chiesa deve dire quel che ritiene opportuno, e così i credenti osservanti;
ma ha un senso predicare valori morali così poco condivisi, dove chi non condivide non si vergogna e nasconde, ma argomenta in termini di diversa moralità ?

la mia è solo una constatazione, per cui il baricentro della predicazione e dell''identità cristiana - soprattutto cattolica - è scivolato da un livello nobile e alto - per quanto potesse essere discutibile - a identità di una specie di setta di ottuagenari conservatori, che in effetti ha poco o nulla di rilevante da dire.