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“Venerabile” Cono, 
questo thread è in crisi di astinenza e ho cercato di tenerlo in vita (forzata) con un particolare alimento natalizio a te noto, si chiama “ruach”, un piatto di alta cucina ebraica, in italiano è denominato “Spirito Santo. Questo alito divino stamane mi sostiene e m'induce ad ardire nel far leggere l’ultima puntata del "Christmas effect". Lo so, è off topic, ma come riempitivo ci può stare. 

Le riunioni conviviali di Natale e Capodanno mettono alla prova le proprie capacità assertive, possono creare tensione se non si è in armonia con i partecipanti.
Molti si sentono costretti a condividere lunghi pranzi o cene con parenti ed amici con i quali ci sono tensioni o questioni “in sospeso”. Vivono questi incontri in “apnea”, costretti a non sottrarsi alla conviviale, e pensano “non vedo l’ora che finisca”, celando l’insofferenza che può indurre atteggiamenti d’ira e di rancore. Basta che uno dei convitati dica una frase capace di urtare la suscettibilità altrui e cominciano le polemiche, si scatena il proprio rancore represso, le proprie antipatie. Ogni partecipante diventa come una miccia accesa.
Per evitare discussioni, chi può permetterselo preferisce andare in vacanza lontano da casa. Chi è costretto a rimanere affronta con ansia il disagio, si isola psicologicamente.
Dopo i lauti pasti molti anziani si assopiscono mentre guardano la televisione, mentre i più piccoli piagnucolano perché vogliono tornare ai loro giochi. Le ore sembrano non passare e nessuno osa prendere l’iniziativa di alzarsi e proclamare con voce stentorea ed autorevole: “Leviamo la mensa”. E finalmente la tavola, tracimante di quel che resta dell’abbondante pranzo o cena, si svuota. Tutti si alzano per tornare a casa.
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