vuol dire che la provvisorietà delle risposte scientifiche non si presta a negare ipotesi assiomatiche, come quella di un'origine intelligente del tutto;
a fronte di un'argomentazione come la pretesa "perfezione" del Creato, si può opporre una valutazione probabilistica ed evoluzionista, che tuttavia non può davvero escludere l'ipotesi creazionista, seppure mediata dall'ordine fisico;
ma la questione di fondo qui sarebbe un'altra:
lo scienziato à la Odifreddi che entri in polemica con l'impianto del credente, fa la figura del vecchio professore di canto del conservatorio, col suo abito di tweed e il farfallino, che sia chiamato in uno spettacolo di debuttanti allo sbaraglio, ma pensi di trovarsi ad una vera audizione canora; quello punta il dito contro la villana stonata che storpia la Carmen e si lagna con gli organizzatori che i concorrenti non sappiano cantare; senza capire che il formato dello spettacolo cui è stato chiamato consiste nel fornire al pubblico bersagli per uova e pomodori marci, e non aspiranti ad un decente standard canoro;
lui si crede superiore agli organizzatori dello spettacolo, ed in effetti la sua "verità" tecnica è poco discutibile; solo che in quel contesto è irrilevante, e lui diventa esattamente strumento ignaro di quella rappresentazione, a legittimare le uova marce;
la religione sta alla società come un sistema operativo all'hardware; ogni hardware/società, per funzionare ha bisogno di un sistema di elaborazione degli impulsi che organizzi le prestazioni dell'hardware; e poi dei relativi software con le loro interfaccia;
mo', tutti noi - credenti o meno - allochiamo determinati valori assoluti in modalità eticamente arbitraria, esattamente come fanno le religioni; non è che la natura dia indicazioni etiche sull'opportunità che un 40enne si ingroppi una 12enne; anzi, la natura forse lo predispone pure; perché no ?
l'arbitrarietà di uno che me lo proibisce perché sostiene che Dio non vuole è equivalente a quella dell'ateo, magari pure scienziato, che sostenga l'inopportunità di dar corso a quella pulsione;
la critica scientista alla fede è un trappolone raffinatissimo escogitato dai preti, finti-ingenui, per indirizzare l'attenzione sul falso bersaglio delle interfaccia del software, anziché sulle prestazioni del sistema operativo e trasformare lo scientista che si crede superiore nell'utile idiota dei dialoghi illuministi, come il professore di canto, se possibile più grottesco e sbertucciato delle stesse casalinghe che si improvvisano soprano;
quindi, il punto sarebbe piuttosto:
va bene, tu credi in "Dio" ? come te, ce ne sono tanti, che pure credono nello stesso dio, o uno strettamente imparentato, ma mi argomentano etiche diverse; spiegami perché quella tua organizza le risorse in un modo che ritieni migliore, e vediamo se in effetti posso essere d'accordo in relazione alle mie priorità valoriali, assolute e arbitrarie;
è solo a quel punto che possono avere senso disquisizioni sulle relative cosmogonie e spiegazioni dottrinarie di significato dei significanti sacri e/o sacralizzati in forma istituzionale;
qui mi fermo, perché si dovrebbe discutere di sociologia e dottrine religiose, nonché della marchetta italica del commercio di influenze economiche e politiche di bassissimo profilo che gira attorno alla questione;
ma nelle società moderne normalmente si sorride alle polemiche scientiste sulla fede, per il semplice motivo che la cultura diffusa ha già risolto la questione da tre secoli, con Kant, mica l'altro ieri, eh... insistere sulla metafisica della fisica, significa soltanto esonerare una dottrina dal mostrarsi e lasciarle il monopolio del lancio di pomodori e uova marce, in luogo di eventuali spettacoli alternativi.