vedi, io ti capisco, e non ho nulla in contrario:
nella tua personale concezione, Dio NON è onnisciente, come mostra quell'inaspettatamente;
nell'età moderna, la teologia cristiana ha dovuto elaborare un sistema per salvare la credibilità delle Scritture e le prerogative divine di perfezione assoluta, che non potevano più essere argomentate in modo pasticciato e non-credibile di fronte ad una massa di fedeli che iniziavano ad essere istruiti;
per evitare che la religione cristiana diventasse una pagliacciata, era necessario il sacrificio dell'autorità del clero come intermediario autentico, e questo ha fatto Lutero, piaccia o meno;
sotto il profilo logico, è evidente che un dio onnisciente sa già - dal primo istante - se la tua azione sarà A o B, quantunque tu creda di scegliere liberamente; se tu, effettivamente, fossi libero di scegliere, vorrebbe dire - come dici, inaspettatamente - che c'è qualcosa che sfugge alla conoscenza assoluta di Dio;
4 secoli fa, ti avrebbero arso vivo per un'affermazione del genere;
soprattutto, nell'età della scienza e del sapere diffuso, nessuno avrebbe più creduto ad un dio fallibile o, peggio, pasticcione; anche la stessa necessità di Cristo sarebbe stata difficilissima da argomentare, perché avrebbe ammesso l'insufficienza della Legge antecedente;
l'unico modo di far quadrare il tutto e non gettare le Scritture nella spazzatura era sostenere che tutto è già scritto; volendo, potrei anche spiegarti come funziona il sistema, ma temo tu non sia disponibile e che sarebbe fatica sprecata;
ti faccio solo osservare che persino i cattolici si avvicinano alla concezione riformata, anche se restano un po' in mezzo al guado: quando Cono sostiene che è l'uomo a rifiutare, si allontana da Dio, sta esprimendo una nozione luterana, per cui non è Dio che castiga, ma l'uomo che si aliena dalla virtù, che è il vero premio, già conferito nella coscienza, come in Paolo, Agostino, ecc...
la differenza è che, mentre nella concezione luterana è Dio stesso che opera nella sua onnipotenza, e il credente - credente, non ateo - può solo sperare di riuscire a fare il bene e attivarsi - in quella cattolica il credente deve obbedire ai preti, anche se alla fine, e a denti stretti, persino la Chiesa ha ammesso il Primato della coscienza; perché ?
per il semplice motivo che che quello che è avvenuto nel mondo cristiano ed evangelizzato con la II Guerra mondiale era un po' troppo per insistere col primato dell'autorità;
in parole semplici, un nazista luterano sarebbe stato responsabile di fronte a Dio nella sua coscienza; mentre uno cattolico avrebbe potuto legittimamente scaricare la responsabilità sulla Chiesa:
ma come ? ad ogni S. Pasqua il prete si rivolge ai perfidi giudei come deicidi impenitenti; io ho solo obbedito a Dio, di conseguenza ! se la cosa era ingiusta, non è colpa mia, ma del prete !
ovviamente, in Vaticano non erano attratti da questa prospettiva, perciò - nei loro tempi e modi - si sono affrettati a dire che pure la Chiesa può sbagliarsi, e che il credente in qualche caso deve essere scettico e disobbedire;
ma l'implicito logico del tutto, è questo:
se la disobbedienza - al clero, al predicatore - deve essere ammessa, è perché Dio agisce già nella coscienza umana;
e se Dio agisce nella coscienza umana, non lo fa certamente in modo fallibile o incerto, giocando a dadi o per capriccio, ma nella Sua onnipotenza e infinita saggezza.