
Originariamente Scritto da
axeUgene
avevo precisato: non è la persona che opera come un'autorità, ma le circostanze, i vincoli, che con un partner sono gli stessi di tutti gli altri, con differenze che pesano nella misura in cui si ragiona esclusivamente in una modalità tradizionale standard;
oh, magari per un po' ti piace sentirti bambola gonfiabile e la cosa ha un suo perché; io non ci vedrei nulla di male
non mi serve è una cosa concepibile, ma può contemplare dei costi non preventivati:
capisci bene che questi limiti di "me", assolutamente ordinari e necessari, non possono essere a priori nel radar di un'identità di quello, se lui ragionasse in termini di
chiusi di suoi bisogni; un esempio:
io potrei dire:
a questo punto della mia vita vorrei una relazione che non mi ponga problemi; sono moderatamente agiato, libero di fare quello che mi pare, vorrei stare bene così e cosà, senza rotture di coglioni limitanti, e questi sono i miei bisogni; ok ?
poi incontro efua, e ho un'erezione

a quel punto però, quella
stance in corsivo mi pone di fronte a un bivio:
a) potrei razionalmente tenermi a distanza o vivere una relazione con efua con l'umore di fondo:
però, che du' palle: volevo fare un viaggio in Brasile e questa c'ha la ragazzina che deve andare a scuola, poi al pomeriggio ha danza, la piscina, il pianoforte... non risponde ai miei bisogni; non farebbe una piega; oppure
b) se il mondo dei sentimenti di efua mi prende, per forza quella sua priorità diventa anche la mia e quei limiti non li vivo come un sacrificio, ma non per spirito crocerossino; semplicemente è una parte integrante del tutto e che certamente non avevo preventivato come situazione
ideale;
ma questa è la regola della vita, non l'eccezione, e per fortuna, direi;
quando ti dicevo sta cosa del
diventare un po' come l'altro me la contestavi come un cedimento, una forma di subalternità;
ora, a prescindere da questioni affettive idiosincratiche con quella determinata persona, nelle prime pagine del
Toerless di Musil è descritto questo pensiero del cadetto di quel collegio militare che ha frequentato pure mio pro-zio Ernst, Maehr-Weisskirchen, cioè lo
stile di vita che affascina di cui inizialmente un potenziale partner - o anche amico - è feticcio e iniziatore;
ma lo stesso può avvenire, e avviene ordinariamente anche a livello di sentimenti: mio padre ha completamente perso la memoria, salvo sprazzi che non so bene come organizza; già due anni fa ogni tanto mi confondeva con suo padre, non ricordava nulla della storia di famiglia, o solo parti e persone disconnesse;
qualche giorno fa argomentava che mio fratello - non suo figlio biologico - in fondo non era tenuto a nulla nei suoi confronti;
e io gli ho fatto presente che quello è suo figlio, che lui ha tirato su da quando aveva tre anni:
ti ricordi che gli hai insegnato ad andare in bicicletta nel parcheggio di S. Siro, a 300 mt. da casa ? e lì si è accesa la lampadina;
mo', io sono figlio di una storia affettiva così; se incontro efua, l'interazione con la presenza di Maria è qualcosa che verosimilmente posso non aver preventivato, o addirittura escluso, come sopra;
ma quanto davvero mi realizza quell'enunciato dei
bisogni come l'avevo esposto ? boh ?! ognuno vedrà per sé come meglio crede; però, vedi pure tu che:
vale quel che vale, ma per me il risultato di questa cosa sta tutto qui:
il me stesso che prova determinati sentimenti di fronte a una sfida mi piace di più o di meno di quello che ne prova altri ? mi sono realizzato di più nell'interazione con determinate circostanze, oppure mi sono rattrappito ad una condizione subalterna, di esilio, magari pure in parte gratificante e rispondente ad alcuni bisogni ?
io delle risposte le ho, ma potrebbero essere pure sbagliate, e sono anche troppo intime, e qui vale il passo indietro di Bau, del
non nominare invano.