li spiego esattamente come potresti tu, che ti sei dotata di metodo scientifico, ma in questo caso non lo usi;
se dedichi mezz'ora ad un sunto sull'evoluzione della specie, riepiloghi cose che molto probabilmente già sai, o sapevi, come il cervello più grande e la conformazione adeguata a fonetizzare;
però, lo snodo essenziale che fa compiere un salto dirimente è che quella capacità di astrarre ci distanzia dagli altri animali cooperativi per la cumulatività del sapere, che può essere tramandato tramite il linguaggio in una misura che via via diventa esponenziale; perché questo è accaduto;
e, tra le nozioni cumulate in generazioni è che prima o poi si muore;
l'animale può essere cooperativo o "altruista" - termine improprio, perché afferisce ad un sistema morale; già questa necessità linguistica dovrebbe far alzare le orecchie ad una persona di scienza; ma non ci risulta che abbrevi in modalità cumulativa l'esperienza; ogni leone impara da sé che l'ippopotamo non è il simpaticone della pubblicità dei pannolini, ma un grosso e coriaceo animale feroce che è meglio non individuare come pasto remunerativo;
ora, l'osservazione del comportamento umano e di tutto lo sviluppo culturale ti mostra la centralità preponderante della specificazione di sé stessi come entità distinta e transeunte, destinata a morire; da cosa si evince questa coscienza di sé, sperimentalmente ?
tra l'altro, proprio dagli investimenti nel "sacro" e, di riflesso, da dottrine che criticano esattamente aspetti di questi investimenti come dannosi, per molti aspetti, orgoglio, aggressività mal riposta, ecc...
in prima battuta, la declinazione del sé sociale si rafforza nell'adesione sacralizzata ad un modello di comportamento; e fin qui possiamo prendere per buona una spiegazione in termini relativamente utilitaristici e sociali;
il problema sorge nel conflitto tra istinti - vedi il sacrificio della prole, evidentemente noto in tempi biblici, perciò "utile", ma poi abolito, quindi non più "utile" - ma anche nella fedeltà intima a quel "sacro", anche quando l'utilità sociale è minima, assente o addirittura implica un sacrificio teoricamente dispensabile; per cui si osserva un determinato "valore" anche se non si è più in relazione con quell'utilità ;
è, con tutta probabilità , un modo per combattere l'ineluttabilità della propria disintegrazione di personalità ; come lo dico ?
lo dico perché a fronte di questo processo, la cultura ha prodotto e produce una filosofia opposta, che esplicitamente consiglia l'abbandono delle idee e delle passioni come percorso di avvicinamento alla morte, adeguamento a quella disintegrazione, che dovrebbe alleviare il senso di impotenza di fronte all'evento; prendi tutto il misticismo, e di questo si tratta;
pure la storia del poveri di spirito difficilmente è l'esortazione alla miseria materiale o alla stupidità , ma una reazione al cumulo di idee della società ellenizzata; tanto, questo conflitto o ritroviamo sempre e ovunque;
quello che all'osservazione risulta abbastanza evidente è che le persone si specificano in termini di adesione ad un ideal-tipo di se stessi, al quale tendono a conformarsi in termini di osservanza ad un nucleo di oggetti sacralizzati, che per uno possono essere il crocifisso e la famiglia cristiana, per altri la curva sud della A.S. Roma o per altri la fede nel terrapiattismo, come feticcio di antagonismo; il sacro dei vegani arriva significativamente ad aggiungere il suffisso "veg" al proprio nome e cognome sui social; ma pure tutto l'horror vacui testimoniato dal corpo tatuato ti segnala una reazione di massa - siamo al 50% oramai - alla progressiva de-ideologizzazione e atomizzazione dei referenti sacri, come ricerca di specificare in modo permanente la propria identità ;capisci bene che questa modalità passa per dei percorsi che le semplici propensioni biologiche ai sentimenti primari e alle emozioni difficilmente spiegano.
che remunerazione hanno questi comportamenti, oltre a quella sociale ? perché uno resta tifoso della A.S. Roma anche se vive da 50 anni a Cincinnati e non può condividere con nessuno quel se stesso ?
lo vedi anche nelle cose più banali: ti vendono un vestito, un profumo o un'automobile, ma anche le teorie più irrazionali, perché sanno che ti alletta assimilarti al modello che viene evocato; e, il più delle volte si servono di un testimonial in carne ed ossa: puoi essere come lui/lei !
mo', questo abbozzo di sistematica mi pare spieghi meglio di una vaga origine biologica l'investimento nel sacro come esigenza permanente, quale ancoraggio di un'identità che sappiamo destinata alla scomparsa;
paradossalmente, ti spiega pure come attaccamento alla vita il martire che pilota il 747 sulle torri gemelle, perché quello si conforma in modo radicale a quell'identità che ha individuato, anche se questo gli costa la vita: io sono questo, anche se devo morire e ti impongo la mia oggettività in un fatto che resta, ma resto questo individuo come affermazione assoluta, a prescindere da qualsiasi condizionamento esterno di convenienza.