Si potrebbe dire lo stesso di chi per forza deve parlare di Dio et similia, far conoscere, se non quando prevalere, le proprie credenze, la propria divinità.
Poi, più o meno fra le righe, appare sempre il pensiero che è manchevole chi non crede.
Fra le scempiaggini, pure culturali, e le contraddizioni che si leggono, non si capisce in cosa credere sia migliore e cosa renda davvero migliore una persona.