
Originariamente Scritto da
doxa
Buongiorno Cono, stamane t’invito ad un esercizio spirituale: l’esame di coscienza, o meglio, a riflettere sulla differenza tra due parole: morale e moralista.
La distinzione tra morale (o moralità) – cui genericamente attribuiamo un significato positivo - e moralismo – con significato negativo - è un'esigenza per indirizzare i nostri comportamenti, o valutare quelli degli altri.
La morale è l'insieme dei valori o principi ideali in base ai quali l’individuo e la collettività distinguono il bene dal male, e a cui scelgono liberamente di conformare o meno il proprio comportamento.
Da “morale” deriva moralismo. Il moralista tende a dare prevalente o esclusiva importanza a considerazioni morali, spesso astratte e preconcette, nel giudizio su persone e fatti della vita.
Quando giudichiamo una persona o un’azione come moralmente approvabile o disapprovabile prendiamo in esame per lo più due informazioni: intenzioni e conseguenze. Oppure consideriamo se chi ha agito aveva o non aveva un’intenzione negativa e se le conseguenze delle sue azioni sono piacevoli o spiacevoli per gli altri (ad esempio, se l’azione ha causato un danno a detrimento di qualcuno).
Nel caso della sessualità tra partner, in privato, a chi si fa del male ? Alla morale pubblica o ai moralisti, pronti a giudicare secondo le direttive del catechismo emanato da “santa madre Chiesa” ?
Da quanto detto deriva il fastidio per il moralismo e per i moralisti: pessimi soggetti inclini a prediche fastidiose.
Il moralista parla genericamente di "immoralità" senza indicare quali principî concreti e definiti siano stati infranti, senza spiegare quale sarebbe il comportamento sessuale corretto e concretamente realizzabile, per esempio quello voluto dalla Chiesa cattolica ?
Il moralista invoca la moralità negli altri, nella società, perché non gli richiede impegno.
Ciao Cono, moralista ed inquisitore, ma sempre brava persona

