primi anni '80 irridevo certe femministe estreme che sostenevano questa cosa;
oggi, dopo oltre 40 anni, devo ammettere che c'era una ragione in quell'idea:
nel senso che lo standard relazionale dell'epoca - quello diffuso e di massa, intendo - poggiava su uno schema in cui il desiderio femminile era qualcosa di molto prescindibile; l'educazione era: insisti, prometti, lei deve essere o mostrarsi ritrosa, quindi "no" vuol dire "forse"; l'uomo, buono o cattivo, era educato a questo, e le donne pure a recitare quella parte; infatti, uno come Cono in buona fede pone a Dark la questione della sua reputazione;
sulle donne che emergono e si fanno strada come indicatore sarei molto prudente; proprio perché ai vertici la competizione tende a selezionare in modo meritocratico, laddove negli strati sociali appena più bassi i sacrifici di ruolo, carriera, libertà e autonomia li fanno sempre le donne; senza parlare degli strati più in difficoltà e "normali", o dei poveri;
se io fossi una specie di politico che persegue le pari opportunità, come obiettivo primario mi porrei quello di una crescita economica e investimenti in settori che premiano molto le capacità e l'istruzione di alto livello, tipicamente i fattori che offrono più opportunità di ascensore sociale alle categorie sotto-impiegate o svantaggiate;
l'impoverimento di una società può riscuotere sentimenti francescani anche in molte persone in buona fede; ma non è mai prodromo di maggior benessere e opportunità per chi è rimasto indietro o emarginato.