
Originariamente Scritto da
axeUgene
ovviamente, non è una critica al femminismo;
ma l'indispensabile
pars destruens non basta a creare ruoli alternativi, che sono comunque necessari; altrimenti i vecchi tornano ad imporsi sotto qualche trucco, e con un infinità di cavalli di Troia;
c'è una generazione di donne di estrazione alto-borghese e, di solito, nord-europea, nate tra il 1930 e il 1950 che ha sperimentato una specie di rivoluzione durante il periodo di smilitarizzazione delle società occidentali dopo la guerra;
lì c'è stata una sorta di sperimentazione psico-sociale - ovviamente solo per quegli strati elitari, ambienti agiati, colti e liberi dal bisogno, una frazione di quelli;
ma quando il tema è stato politicizzato e ideologizzato col femminismo - cosa sacrosanta, non fraintendiamo - è venuta abbastanza a mancare la capacità di immaginare e sperimentare, perché un approccio razionale e ideologico dava più forza al pensiero, ma si limitava alla
pars destruens;
perciò, dopo quasi 60 anni dal 68, difficilmente emergono modelli di identità femminile e maschile autonomi; magari si sa chi non si vuol essere e chi non si vuole accanto, eventualmente;
ma quando si dovesse chiedere a qualcuno che archetipo dell'altro sesso troverebbe ragionevolmente sostenibile, di solito l'immaginario elabora qualcosa di molto aderente alle virtù "antiche", che - come si direbbe a Roma -
è un cazz'e'tutt'uno
senza poter immaginare,
vedere - soprattutto le conseguenze concrete delle libertà, delle creatività e potenzialità altrui - non si va da nessuna parte.