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Discussione: Bominaco

  1. #1
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    Bominaco

    Stamane questa “piazza (= forum) è attraversata soltanto da alcuni frettolosi passanti, allora ne approfitto per raccontarvi la mia escursione giornaliera in Abruzzo, a circa 30 km da L’Aquila percorrendo la strada statale 17 dell’Appennino abruzzese.

    L’altro giorno, sabato, col gruppo di “arte e cultura” di cui faccio parte, sono stato a Bominaco, poi a Santo Stefano di Sessanio. Eravamo circa 50 ed abbiamo viaggiato con il pullman.

    Da Roma, in due ore abbiamo raggiunto la località. Ad attenderci c’era l’esperto, che insegna storia e arte medievale nell’università aquilana.

    La zona ha ai lati, ma distanti, due catene montuose. Sabato erano innevate e illuminate dal sole.

    Sulla destra il massiccio nel parco naturale regionale del Velino-Sirente, sulla sinistra i monti compresi nel parco nazionale della Laga-Gran Sasso. Non basta. Di fronte si erge l’alta barriera montana nel parco nazionale del Morrone-Maiella. Al di là di questo, l’altitudine dei monti cala fino a diventare colline che preannunciano la visione del Mare Adriatico.

    Per raggiungere Bominaco si lascia la statale 17 e si devia a destra. Ancora poca strada e si giunge nell’amena località a 974 m s.l.m..

    Nel Medioevo c’era un’abbazia benedettina. Di quel complesso abbaziale sono rimasti la chiesa dedicata a Maria Assunta e l’oratorio dedicato a San Pellegrino, ornato all’interno con affreschi realizzati nel 1263.

    cliccate sul link per vedere il video che presenta sia la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta sia l'oratorio dedicato a San Pellegrino.

    https://www.youtube.com/watch?v=vnGCnMYejL8

    segue
    Ultima modifica di doxa; 24-02-2025 alle 18:02

  2. #2
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    Bominaco: oratorio di San Pellegrino

    Dall’esterno l’oratorio è una struttura semplice ed essenziale, ma all’interno …

    Vi si accede attraverso due ingressi: uno di servizio, quello nella parte retrostante riservato ai monaci, l’altro, l’entrata principale è sovrastata da un portico edificato nel XVIII secolo, utilizzando anche materiale di spoglio.


    Veduta della parte retrostante dell’oratorio. C'è un rosone e svetta un piccolo campanile a vela.



    entrata principale con portico


    veduta dell'entrata principale


    L’oratorio è un piccolo ambiente a unica navata, lunga metri 18,70 e larga metri 5,60. Non ha l’abside e la volta è a botte.




    A separare la zona destinata ai monaci da quella ai fedeli ci sono due transenne marmoree (plutei) scolpite a bassorilievo con l’immagine di un drago alato (simbolo del male) e un grifone intento ad abbeverarsi da un calice (simboleggia la potenza divina).

    L’iscrizione sul bordo superiore dei plutei informa della data di costruzione dell’oratorio: 1263, per volere dell’abate Teodino, il quale diresse anche i lavori di decorazione pittorica.



    La parete laterale che si vede sulla destra è esposta al nord, soggetta ad umidità, perciò le pitture sono deteriorate.

    La decorazione, suddivisa su tre ordini, è organizzata su tre fasce longitudinali.

    I dipinti in affresco sono organizzati in tre cicli narrativi: rappresentano episodi di storia sacra: lnfanzia di Gesù, la Passione, il Giudizio finale ed episodi della vita di San Pellegrino. (I san Pellegrino sono vari, a quale san Pellegrino si riferisce ? Non si sa).

    Ad essi si aggiungono scene dell’Inferno e del Paradiso relative al Giudizio, il Calendario liturgico e la raffigurazione di santi e profeti.

    Le rappresentazioni non rispettano rigidamente le unità architettoniche della spartizione interna dell’edificio, e sembrano, in apparenza, disordinate. Esse iniziano e finiscono nella controfacciata, disponendosi secondo un principio circolare che si sviluppa da sinistra a destra; l’apparente senso di disordine è, in realtà, frutto di una logica compositiva atta a trascendere lo spazio architettonico e a favorire il coinvolgimento spirituale dei fedeli.

    Non si conosce il nome degli artisti che realizzarono i dipinti, perciò vengono detti “maestri”.

    il “Maestro dell’Infanzia di Cristo” si è occupato del ciclo della narrazione sinottica dei Vangeli di Luca e Matteo;

    il “Maestro della Passione” ha realizzato le scene della Passione di Cristo e di San Pellegrino, la scena centrale di Cristo fra gli Apostoli e i medaglioni con i santi e i profeti;

    il “Maestro del Calendario o Miniaturista”, realizzò il calendario monastico con le personificazioni dei mesi.




    Nel Calendario ci sono elementi profani, collegati alle varie attività lavorative da svolgere nel mese corrispondente. Fu realizzato per uso liturgico e della comunità.
    Il culmine della volta presenta decorazioni differenti in ogni campata,






    Il cielo blu notte ricoperto di stelle, dipinto sulla prima campata. Ci sono tre uccelli, due bianchi e uno nero, appoggiati sulla cornice
    Ultima modifica di doxa; 24-02-2025 alle 14:55

  3. #3
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    Bominaco: chiesa dedicata a Santa Maria Assunta

    La chiesa, in stile romanico, fu edificata con conci in pietra. Ha la pianta a tre navate con absidi. Al termine della navata destra c’è il campanile a due fornici.



    La prima fonte storica che cita questa chiesa è un diploma imperiale del 1027 di Corrado II di Franconia, detto il Salico o il Vecchio. Fu sovrano dei Franchi orientali, re d’Italia dal 1026 alla sua morte, nel 1039, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1027 al 1039.

    A seguire, una bolla del 1051 emanata dal papa Leone IX, che pontificò dal 1049 al 1054, anno della sua morte. E’ ricordato perché durante il suo pontificato ci fu lo “Scisma d’Oriente” con la Chiesa ortodossa, nel 1054.


    Nei documenti citati, il monastero con questa chiesa sono titolati a “sancti Peregrini”, invece nell’atto di donazione di Ugo di Gerberto del 1093, la chiesa è dedicata alla “Madre di Dio”: “Deigenetricis” e a San Pellegrino.



    veduta esterna delle tre absidi. In quella di sinistra è evidente il rifacimento della monofora.



    Veduta laterale. Visibile il campanile a due fornici




    Veduta dell’interno, scandito da due file di colonne diverse, forse provenienti da Peltuinum, antica città di epoca romana, non lontana d questo ex complesso monastico. Anche i plinti quadrangolari sono di diversa misura.



    Ambone: è fra la terza e la quarta colonna sulla destra della navata centrale



    Sulla sinistra il marmoreo candelabro tortile per sorreggere il cero pasquale. Al centro l’altare sormontato dal tabernacolo. In origine l’altare era policromo. Ancora ci sono tracce di colore sui bordi. L’epigrafe lungo il bordo narra che venne realizzato nel 1223, durante il pontificato di papa Onorio III e commissionato dall’abate Berardo.

    Sul paliotto dell’altare è rappresentato l’agnello crucifero.



    sulla destra c'è il rifacimento della petrosa cattedra dell'abate, all'epoca equiparato ad un vescovo.
    Ultima modifica di doxa; 24-02-2025 alle 18:04

  4. #4
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    Bominaco: il castello


    Resti del castello di Bominaco, sul monte prospiciente la chiesa di Santa Maria Assunta e l’oratorio di San Pellegrino.

    La rocca domina l’altopiano di Navelli, attraversato nel passato dal regio tratturo che da L’Aquila arrivava a Foggia.

    La struttura fortificata originaria era del XII secolo. Faceva parte del sistema di comunicazioni visive con altri castelli della zona.

    Il castello fu soprattutto usato dai monaci benedettini di Bominaco per difendersi dagli attacchi delle truppe inviate dal vescovo di Sulmona che voleva comandare nell’abbazia, dipendente dall’abbazia imperiale di Farfa (prov. di Rieti).

    Nell’agosto del 1423 il capitano di ventura Andrea Fortebraccio, noto come “Braccio da Montone” (prov. di Perugia), fece uccidere il feudatario e danneggiò la rocca, poi ricostruita.

    L’aspetto attuale. La cinta muraria è a pianta trapezoidale, intervallata da torri a base quadrata. Nel punto più alto del recinto c’è il mastio.

    All’interno delle mura ci sono ancora le tracce delle abitazioni e dei locali di servizio.

  5. #5
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    Dopo la visita a Bominaco, col pullman siamo andati nel petroso paese montano di Santo Stefano di Sessanio. Questo agiotoponimo (originato dal nome di un santo) ha come appellativo “Sessanio”, perché ? Cosa significa sessanio ?

    In epoca romana in questo luogo c’era un pago denominato “Sextantio” (dal latino sextantia), allude la distanza di sei miglia (in epoca romana il miglio corrispondeva a mille passi = 1480 metri) dall’antica Peltuinum, importante centro di collegamento tra Roma e la costa adriatica.

    L’abitato medievale fu costruito tra il IX e il XII secolo sui ruderi dell’antico pagus.

    Nel XIII secolo il paese entrò nell’orbita del Regno delle due Sicilie, diventando possedimento privato del re di Napoli fino all’Unità d’Italia. Come possedimento privato poteva venderlo.


    Parziale veduta di Santo Stefano di Sessanio, situato a 1250 m. di quota, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.


    Infatti fu feudo della famiglia Piccolomini (Enea Piccolomini, pontefice dal 1458 al 1405).

    Alla fine del XVI secolo entrò a far parte del Granducato di Toscana, comandato da Francesco de’ Medici. La signoria medicea era interessata al commercio della lana delle pecore. E a Santo Stefano di Sessanio veniva prodotta la lana “carfagna” (nerastra, usata per le uniformi militari e per il saio dei monaci), poi trasportata in Toscana per essere lavorata e venduta in varie parti d’Europa.



    edifici costruiti in pietra calcarea.

    Il suo centro storico, caratterizzato da vicoli, scalinate, archi.

    Porta Medicea. Sopra l’arco d’ingresso c’è ancora lo stemma della signoria medicea, feudataria dal 1579 al 1743.

    E’ il punto di ingresso nel caratteristico borgo. Nel punto più alto c’è la cosiddetta “Torre Medicea”, che aveva la funzione di avvistamento. In realtà la torre fu costruita nel XIV secolo ma i feudatari la fecero più volte restaurare. Questa torre trecentesca originariamente era alta 20 metri, aveva una pianta cilindrica ed era stata edificata in pietra locale. Durante il terremoto del 2009 è crollata quasi completamente ma, dopo 12 anni dal sisma, è stata ricostruita.

    La “chiesa madre” è dedicata a santo Stefano, considerato protomartire, il primo cristiano ucciso. Fu lapidato nel 36 d. C. alla presenza di Paolo di Tarso, che in seguito si convertì. Il martirio di Stefano è descritto negli “Atti degli apostoli”.

    A Gerusalemme , Stefano fu il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana come aiutanti degli apostoli.

    Questa chiesa è fuori l’antica cinta muraria. Fu costruita nel XIV secolo e ricostruita dopo il sisma del 1703.

    Poco distante da piazza Medici c’è il Palazzo del Capitano, costruito come residenza signorile della famiglia medicea. La costruzione in pietra presenta due grandi bastioni e due finestre bifore in stile tardo-gotico. La facciata principale è decorata da un loggiato in stile rinascimentale che risale alla metà del Cinquecento.

    the end
    Ultima modifica di doxa; 24-02-2025 alle 20:48

  6. #6
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Questo thread me lo leggerò con calma nei prossimi giorni, ma già le immagini m'ispirano molto.
    Grazie, Doxa!

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Tutto oltremodo affascinante, tutto bellissimo!
    Siamo letteralmente circondati dalla Bellezza: eppure abbiamo difficoltà a credere....
    amate i vostri nemici

  8. #8
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Infatti fu feudo della famiglia Piccolomini (Enea Piccolomini, pontefice dal 1458 al 1405).

    Piccolomini fu vescovo di Trieste per qualche anno.

    Gita meravigliosa, Doxa, e ben presentata!
    Adoro il romanico.

  9. #9
    Preliminare a
    religioso
    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Siamo letteralmente circondati dalla Bellezza: eppure abbiamo difficoltà a credere....
    Attendo con ansia l'abituale sbrodolata propagandisticoreligiosomanipolatorio per mandare in caciara OT anche questo eccellente argomento.
    Poi di' che si parla solo di religione e che sei perseguitato. Ed il ciclo é completo.
    Mi metto comodo.
    chissà se, anticipando il tuo gioco, ti blocco? vassapé

  10. #10
    Un vero gioiello misconosciuto. La foto dell'ambone mi ha richiamato quello di Sant Ambrogio a Milano (un flash improvviso mentale)

  11. #11
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ahahahah no tranquillo, riflettevo solamente sul fatto che, grazie a Doxa, veniamo a contatto con l'infinita bellezza italiana. E che comunque, anche in questo topic, è tutto un parlare di Sant'Ambrogio, Santo Stefano, San Paolo, Vescovi, chiese-madri, abbazie, oratori, cattedrali, ceri pasquali, la Madonna Assunta, la Passione di Cristo....e si può rimanere atei, agnostici e non credenti. Rimaniamo estasiati da tanta Bellezza ma non sappiamo darle un Nome.....una Radice....una Provenienza.
    amate i vostri nemici

  12. #12
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Bominaco: oratorio di San Pellegrino

    ...omissis.....
    Molto interessante vedere, concretamente, come si svolgeva la catechesi di una popolazione per la maggior parte (se non in totalità) analfabeta e dedita ad agricoltura e pastorizia in zone....in mezzo-a-nessun-luogo. Catechesi che svolgeva il ruolo di "scuola".

  13. #13
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    Ciao Carlino.

    Per i nostri analfabeti antenati vissuti nel Medioevo (fino agli anni ’50 dello scorso secolo) le immagini avevano molta importanza, in particolare quelle religiose perché rinviano all’imaginatio, alla contemplazione delle figure sacre, alla meditazione.

    Il ruolo e la funzione delle immagini furono concepiti dalla Chiesa, in base alla sua esperienza secolare in merito per far comprendere la catechesi.

    Le figure parietali e non solo avevano un carattere erudito e la loro comprensione necessitava di una cultura posseduta solo dagli ecclesiastici.

    Le diverse figure dei santi si articolano all’interno dei dipinti secondo una gerarchia di valori.

    Statue, pale e cicli narrativi erano l'ornamento del culto dei santi.

    Anche i colori avevano un ruolo imprescindibile, contribuendo alla creazione di un sistema cromatico proprio a ciascuna immagine o gruppo di immagini.

    L’intreccio di significati che scaturiscono dalle relazioni delle sue diverse parti connotava il messaggio dell’immagine, e caratterizza i modi figurativi propri di una determinata cultura e di una data epoca.
    Ultima modifica di doxa; 26-02-2025 alle 21:39

  14. #14
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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