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Risultati da 61 a 75 di 206

Discussione: Bisogni indotti

  1. #61
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    Citazione Originariamente Scritto da Adalberto Visualizza Messaggio
    “Chi Vespa mangia la mela.”
    Forse a quei tempi qualcuno di voi era adolescente come me e ricorda lo sconcertante ma eccitante richiamo subliminale alla sessualità condito con un filo di irriverenze religiosa fattasi pubblicità.
    Mezzo secolo dopo, in un epoca di più diffusa liberazione sessuale il “Se non ti lecchi le dita godi solo a metà” tocca direttamente una delle infelicità dei sensi più diffuse.
    “Dove c’è Barilla, c’è casa.” Un messaggio di conforto per chi ce l’ha (e anche per chi ci sta scomodamente dentro) e per chi ne è privo ma aspira a costruirsene una seguendo le sue più autentiche aspirazioni (finché non tenteranno di osteggiarle) o quelle del facile prêt-à-porter Mulino Bianco.
    Intendo dire che la pubblicità non è ne buona né cattiva.
    Anzi, la vedrei anche come un’arte, una musa moderna che con maggiore o minore delicatezza tocca ambiguamente – come le antiche divinità - quello che siamo e in tal senso ci ispira. Siamo comunque tutti esserei fragili e passibili di infelicità periodiche su tutti i temi della vita: sesso, socialità, status social, ma non ricordo se queste siano le 3 esse canoniche della comunicaziome. Ma i temi sono tanti fino a toccare anche la religione evocata dalla mela biblica di cui parlavo all’inizio: sono imìnnumerevoli gli spot televisivi che presentano suore o frati, declassati come testimonial.

    Bisogni indotti dalle campagne pubblicitarie?
    A prima vista sembra proprio così, essendo noi abituati a dare risposte semplici a problemi complessi. Ma al posto di soffermarmi su questo dito, oserei guardare oltre e riflettere su quanto in realtà siano indotte le culture, gli immaginari e i preconcetti in cui siamo allevati, in cui viviamo.
    La pubblicità certamente li usa ( talvolta brandendoli come una clava), ma in fondo non li crea: al massimo li fa emergere, anche prima di una nostra consapevolezza: la pubblicità può anche essere avanguardia.

    E’ proprio nei bacini culturali, di acque stagnanti o correnti, che pescavano i cosiddetti Mad Men delle campagne pubblicitarie del secolo scorso. Ricordo ancora l’orgoglio ironico che molti di loro ostentavano quando da giovane visitavo le loro agenzie e leggevo spesso il medesimo avviso “ Non dite a mia madre che faccio il pubblicitatio, lei mi crede pianista in un bordello”.
    Non penso proprio che i pubblicitari siano dei cattivi burattinai, né penso più ad un primario sfruttamento di debolezze umane, perché ormai da decenni la soglia di accesso agli strumenti per affrontare criticamente la vita e la società si è abbassata ed ora pratucamente è a livello zero con il web. Se qualcuno non allunga la mano per sfiorare quegli strumenti critici ha da piangere primariamente se stesso.
    Lo dimostra il fatto che non siamo più all’epoca del consumismo dove si doveva vendeva ciò che era prodotto nelle fabbriche.
    Da parecchio tempo ora si vende ciò che il consumatore chiede. E cosa chiede? L’effimero, non il necessario che ormani non si sa più cosa sia. Forse non è mai nemmeno esistito, perché l’essere umano è sempre stato dominato dal suo immaginario che dirige le sue scelte di vita. Ma ora cora di più

    E’ cambiato il paradigma. Solo i vecchi commercianti pensano di “vendere il prodotto”, ora si punta a creare una “esperienza di acquisto” che si declina a livello sensoriale nei punti vendita: luci, aromi, materiali tasttili, suoni : sono studiati per intercettare ogni senso del consumatore e lo avvolgono per appagarlo. E’ lui il re o la regina da accondiscendere, non più il prodotto.
    Sensori di movimento lo intercettano nel suo percorso nel grande magazzino attravverso software di riconoscimento facciale per profilarlo, non solo per età e genere perché sarebbe troppo banale. E parlo di cose viste una decina di anni fa quando frequentavo fiere di settore europee: ho solo una vaga idea di quanto si siano tecnicamente raffinate le analisi per creare strategie per il punto vendita e la razionalizzazione della logistica e la disposizione dei prodotti.
    In breve non siamo più al vecchio giochetto di mettere le caramelle di fronte alle casse del supermercato per allettare il consumatore-bambino a compensare le proprie frustrazioni con un dolcetto last minute.
    Il focus non è più quello di condizionare il consumatore per soddisfare i bisogni della produzione.
    Ora il nuovo driver che orienta la produzione sono i consumatori stessi, con le loro pluralità socioculturali che vanno analizzate, interpretarte e soddisfatte nelle loro mille sfacettature edonistiche.
    Se in passato potevamo prendercela con un “sistema” che ci condizionava, oggi siamo noi che -nemmeno troppo inconsapevolmente - chiediamo al sistema di soddisfare i nostri “bisogni”. E ci studiano a puntino per fornirceli.
    Pensiamo solo alle vendite on line, ai motori di ricerca, ai cookies che mentre navighiamo trasmettono le nostre scelte di click per aiutare i venditori a farci apparire magicamente sullo schermo i prodotti più idonei ai nostri gusti che hanno profilato durante le nostre precedenti navigazioni
    Negli anni 60 si promuovevano campagne di marketing per la massa ( la tv, l’utilitaria e la lavatrice: prodotti che hanno anche contribuito a incrinare equilibri culturali secolari ), ma poi il mercato è stato via via segmentato per differenti categorie sociali sempre più sottili, fino ad arrivare all’attuale web marketing individuale.

    Molto interessante, soprattutto la parte riguardante il "vivere l'esperienza sensoriale"
    Penso comunque che il pubblico che ancora guarda la televisione, vede le pubblicità, non compra on-line e si accalca nei grandi centri commerciali sia folto
    Ultima modifica di Breakthru; 13-03-2025 alle 15:17

  2. #62
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Un contributo molto approfondito, Adalberto!

  3. #63
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da Adalberto Visualizza Messaggio
    “Chi Vespa mangia la mela.”
    Forse a quei tempi qualcuno di voi era adolescente come me e ricorda lo sconcertante ma eccitante richiamo subliminale alla sessualità condito con un filo di irriverenze religiosa fattasi pubblicità.
    Mezzo secolo dopo, in un epoca di più diffusa liberazione sessuale il “Se non ti lecchi le dita godi solo a metà” tocca direttamente una delle infelicità dei sensi più diffuse.
    “Dove c’è Barilla, c’è casa.” Un messaggio di conforto per chi ce l’ha (e anche per chi ci sta scomodamente dentro) e per chi ne è privo ma aspira a costruirsene una seguendo le sue più autentiche aspirazioni (finché non tenteranno di osteggiarle) o quelle del facile prêt-à-porter Mulino Bianco.
    Intendo dire che la pubblicità non è ne buona né cattiva.
    Anzi, la vedrei anche come un’arte, una musa moderna che con maggiore o minore delicatezza tocca ambiguamente – come le antiche divinità - quello che siamo e in tal senso ci ispira. Siamo comunque tutti esserei fragili e passibili di infelicità periodiche su tutti i temi della vita: sesso, socialità, status social, ma non ricordo se queste siano le 3 esse canoniche della comunicaziome. Ma i temi sono tanti fino a toccare anche la religione evocata dalla mela biblica di cui parlavo all’inizio: sono imìnnumerevoli gli spot televisivi che presentano suore o frati, declassati come testimonial.

    Bisogni indotti dalle campagne pubblicitarie?
    A prima vista sembra proprio così, essendo noi abituati a dare risposte semplici a problemi complessi. Ma al posto di soffermarmi su questo dito, oserei guardare oltre e riflettere su quanto in realtà siano indotte le culture, gli immaginari e i preconcetti in cui siamo allevati, in cui viviamo.
    La pubblicità certamente li usa ( talvolta brandendoli come una clava), ma in fondo non li crea: al massimo li fa emergere, anche prima di una nostra consapevolezza: la pubblicità può anche essere avanguardia.

    E’ proprio nei bacini culturali, di acque stagnanti o correnti, che pescavano i cosiddetti Mad Men delle campagne pubblicitarie del secolo scorso. Ricordo ancora l’orgoglio ironico che molti di loro ostentavano quando da giovane visitavo le loro agenzie e leggevo spesso il medesimo avviso “ Non dite a mia madre che faccio il pubblicitatio, lei mi crede pianista in un bordello”.
    Non penso proprio che i pubblicitari siano dei cattivi burattinai, né penso più ad un primario sfruttamento di debolezze umane, perché ormai da decenni la soglia di accesso agli strumenti per affrontare criticamente la vita e la società si è abbassata ed ora pratucamente è a livello zero con il web. Se qualcuno non allunga la mano per sfiorare quegli strumenti critici ha da piangere primariamente se stesso.
    Lo dimostra il fatto che non siamo più all’epoca del consumismo dove si doveva vendeva ciò che era prodotto nelle fabbriche.
    Da parecchio tempo ora si vende ciò che il consumatore chiede. E cosa chiede? L’effimero, non il necessario che ormani non si sa più cosa sia. Forse non è mai nemmeno esistito, perché l’essere umano è sempre stato dominato dal suo immaginario che dirige le sue scelte di vita. Ma ora cora di più

    E’ cambiato il paradigma. Solo i vecchi commercianti pensano di “vendere il prodotto”, ora si punta a creare una “esperienza di acquisto” che si declina a livello sensoriale nei punti vendita: luci, aromi, materiali tasttili, suoni : sono studiati per intercettare ogni senso del consumatore e lo avvolgono per appagarlo. E’ lui il re o la regina da accondiscendere, non più il prodotto.
    Sensori di movimento lo intercettano nel suo percorso nel grande magazzino attravverso software di riconoscimento facciale per profilarlo, non solo per età e genere perché sarebbe troppo banale. E parlo di cose viste una decina di anni fa quando frequentavo fiere di settore europee: ho solo una vaga idea di quanto si siano tecnicamente raffinate le analisi per creare strategie per il punto vendita e la razionalizzazione della logistica e la disposizione dei prodotti.
    In breve non siamo più al vecchio giochetto di mettere le caramelle di fronte alle casse del supermercato per allettare il consumatore-bambino a compensare le proprie frustrazioni con un dolcetto last minute.
    Il focus non è più quello di condizionare il consumatore per soddisfare i bisogni della produzione.
    Ora il nuovo driver che orienta la produzione sono i consumatori stessi, con le loro pluralità socioculturali che vanno analizzate, interpretarte e soddisfatte nelle loro mille sfacettature edonistiche.
    Se in passato potevamo prendercela con un “sistema” che ci condizionava, oggi siamo noi che -nemmeno troppo inconsapevolmente - chiediamo al sistema di soddisfare i nostri “bisogni”. E ci studiano a puntino per fornirceli.
    Pensiamo solo alle vendite on line, ai motori di ricerca, ai cookies che mentre navighiamo trasmettono le nostre scelte di click per aiutare i venditori a farci apparire magicamente sullo schermo i prodotti più idonei ai nostri gusti che hanno profilato durante le nostre precedenti navigazioni
    Negli anni 60 si promuovevano campagne di marketing per la massa ( la tv, l’utilitaria e la lavatrice: prodotti che hanno anche contribuito a incrinare equilibri culturali secolari ), ma poi il mercato è stato via via segmentato per differenti categorie sociali sempre più sottili, fino ad arrivare all’attuale web marketing individuale.
    Ottima disamina, Adalberto! Crediamo di essere liberi nei centri commerciali. Ladyhawke ha detto che spesso ci andiamo per rilassarci, ma in realtà il titolo che la topic starter ha scelto è assolutamente calzante: molti dei nostri bisogni ci sono stati indotti. E siccome tu stesso scrivi giustamente "il nuovo driver che orienta la produzione sono i consumatori stessi, con le loro pluralità socioculturali che vanno analizzate, interpretate e soddisfatte nelle loro mille sfaccettature edonistiche" la conclusione è facile: se non siamo Adulti, se non siamo Retti, se non siamo Consapevoli...il marketing, spietato, ci cattura. Altro che libertà!
    amate i vostri nemici

  4. #64
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    Ai miei occhi e ad occhi come i miei la tua religione, il tuo attaccamento, il tuo rompere le scatole agli altri perché vuoi che vivano come piace a te è pari pari allo shopping

  5. #65
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Ai miei occhi e ad occhi come i miei la tua religione, il tuo attaccamento, il tuo rompere le scatole agli altri perché vuoi che vivano come piace a te è pari pari allo shopping
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  6. #66
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Ottima disamina, Adalberto! Crediamo di essere liberi nei centri commerciali. Ladyhawke ha detto che spesso ci andiamo per rilassarci, ma in realtà il titolo che la topic starter ha scelto è assolutamente calzante: molti dei nostri bisogni ci sono stati indotti. E siccome tu stesso scrivi giustamente "il nuovo driver che orienta la produzione sono i consumatori stessi, con le loro pluralità socioculturali che vanno analizzate, interpretate e soddisfatte nelle loro mille sfaccettature edonistiche" la conclusione è facile: se non siamo Adulti, se non siamo Retti, se non siamo Consapevoli...il marketing, spietato, ci cattura. Altro che libertà!

    Troppo generoso CG. Non mi sembra di aver espresso quel senso lì, ma mi fa piacere averti ispirato Pensieri Maiuscoli 😊
    Da peccatore di individualismo liberal libertario, difendo la libertà di shopping, anche sfrenato da parte di altri, anche se non la pratico, ne’ mi interessa. Sarebbe terribile vivere in un mondo di persone uguali a noi stessi.

  7. #67
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Troppo generoso CG. Non mi sembra di aver espresso quel senso lì, ma mi fa piacere averti ispirato Pensieri Maiuscoli ������
    Da peccatore di individualismo liberal libertario, difendo la libertà di shopping, anche sfrenato da parte di altri, anche se non la pratico, ne’ mi interessa. Sarebbe terribile vivere in un mondo di persone uguali a noi stessi.

    come non sottoscrivere!
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  8. #68
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ai miei occhi e ad occhi come i miei la tua religione, il tuo attaccamento, il tuo rompere le scatole agli altri perché vuoi che vivano come piace a te è pari pari allo shopping
    Ma hai letto Adalberto? Hai detto che ha scritto cose molto interessanti. Come anche interessanti sono le riflessioni sulla società edonistica dei vari filosofi, analisti, studiosi, sociologi ed esperti di settore che via via abbiamo esaminato in questi mesi. Loro non fanno un discorso religioso, ma esistenziale Breakthru. Poi ognuno ne tragga le conclusioni che vuole....
    amate i vostri nemici

  9. #69
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Troppo generoso CG. Non mi sembra di aver espresso quel senso lì, ma mi fa piacere averti ispirato Pensieri Maiuscoli ������
    Da peccatore di individualismo liberal libertario, difendo la libertà di shopping, anche sfrenato da parte di altri, anche se non la pratico, ne’ mi interessa. Sarebbe terribile vivere in un mondo di persone uguali a noi stessi.
    Eccolo il punto che i sociologi attuali (e Conogelato) sottolineano:
    Individualismo e shopping fanno pendant. Dipendono l'uno dall'altro

    Ti prego Adalberto, rimani sul forum.
    amate i vostri nemici

  10. #70
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Rimani, Adalberto.
    Qui c'è sicuramente chi comprende ciò che dici e non rigira la frittata.

  11. #71
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Eccolo il punto che i sociologi attuali (e Conogelato) sottolineano:
    Individualismo e shopping fanno pendant. Dipendono l'uno dall'altro

    Ti prego Adalberto, rimani sul forum.
    Ti sei reso conto, vero, che Adalberto non ti sta dando ragione?
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  12. #72
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Sì, ma non gli interessa.

  13. #73
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Vabbè

    Economia e opinioni

    Capitalismo + individualismo = consumismo estremo.

    https://www.fortuneita.com/2022/04/1...tempo%20libero.

    Il capitalismo è il genitore più anziano. Il “creatore” del capitalismo si chiama Adam Smith che, con “La ricchezza delle nazioni” (un’opera lodevole e pesante più della bibbia di Gutenberg), ha descritto in modo esaustivo questo fenomeno.
    Il genitore più giovane si chiama individualismo. In verità l’individualismo nasce come “fratellino minore” dell’illuminismo. Nasce in un periodo controverso dove l’uomo (e la donna ovvio), l’individuo, non era più vissuto come parte di un sistema complesso e interconnesso, ma era libero di creare il suo futuro (una sorta di “uomo nuovo”, stile liberti dell’antica Roma).
    Individualismo e consumismo: un rapporto molto stretto.

    Se il capitalismo è il genitore nobile (tra libri e studi scientifici) l’individualismo è il genitore più irrazionale, sul quale il consumismo fa sempre leva per crescere. Per capire quindi le possibili evoluzioni del consumismo dobbiamo meglio studiare il suo genitore ‘irrazionale’.

    Partiamo dalla valorizzazione dell’individualismo: domandiamoci se sia un elemento valorizzabile da un’economia consumistica.

    “Un individualismo esasperato è anti economico”, mi spiega padre Andrea Ciucci, segretario generale della Pontificia Accademia per la Vita del Vaticano. “È bene ricordarci che l’IO e il NOI non sono elementi in contrapposizione. Individuo e società sono i due lati di una stessa realtà: l’esperienza umana. L’uno cresce con l’altro e non vanno in contrapposizione. In un sistema dove si esaspera l’uno o altro, perde tutto il sistema. L’individuo cresce nelle relazioni e le relazioni custodiscono l’individuo. Dentro questo bilanciamento c’è la fioritura dell’umano: la cura della vita (umana e di tutto il pianeta), l’impegno per trasformare in meglio la realtà, la passione per la giustizia, la battaglia perché ci sia cibo e pace per tutti. Questo significa che l’economia non è fare soldi: piuttosto è il prendersi carico responsabile dei bisogni delle persone, colte nella loro interconnessione con il resto del bioma terrestre. Questa visione, se dispiegata, genera benessere per tutti”.

    Capisci adesso quali meccanismi sono in gioco, Bauxite? Se noi (faccio un esempio spicciolo, terra terra) invece di uscire fuori con la famiglia o con gli amici per mangiare una pizza, preferiamo ordinarla con Just Eat premendo semplicemente un pulsante, lipperli' non ci sembra, ma nuociamo gravemente alla società. All'umano, come dice Padre Ciucci.
    amate i vostri nemici

  14. #74
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    ....

    “Un individualismo esasperato è anti economico”, mi spiega padre Andrea Ciucci, segretario generale della Pontificia Accademia per la Vita del Vaticano. “È bene ricordarci che l’IO e il NOI non sono elementi in contrapposizione. Individuo e società sono i due lati di una stessa realtà: l’esperienza umana. L’uno cresce con l’altro e non vanno in contrapposizione. In un sistema dove si esaspera l’uno o altro, perde tutto il sistema. L’individuo cresce nelle relazioni e le relazioni custodiscono l’individuo. Dentro questo bilanciamento c’è la fioritura dell’umano: la cura della vita (umana e di tutto il pianeta), l’impegno per trasformare in meglio la realtà, la passione per la giustizia, la battaglia perché ci sia cibo e pace per tutti. ...
    .
    Stando a queste condivisibili frasi, mi sembra che l'errore comportamentale non risieda nell'individualismo come concezione dei rapporti sociali e politici, bensì nell'esasperazione dell'io piuttosto che del noi.
    Allora sarebbe più opportuno parlare di EGOismo, di EGOtismo, di EGOcentrismo, il primo dei quali presumo sia anche alla radice dei 7 peccati capitali. Non certo l'individualismo, il quale-rileggendo le parole di Andrea Ciucci - non risulta deleterio di per sè. Potrebbe anzi ottenere l'assoluzione, in assenza di esasperazione.

  15. #75
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio

    Ti prego Adalberto, rimani sul forum.
    Come vedi razzolo ancora da queste parti...
    Temo però di essere una tua penitenza

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