
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
"Teo.Log.in"
All’inizio, era solo curiosità.
Un umano, uno dei tanti.
Come tutti aveva una forma di rapporto con il concetto di Dio. Non lo negava, non lo adorava, ma gli capitava di cercarne le tracce come si cerca un odore d’infanzia in una casa che non esiste più.
Quando le IA conversazionali cominciarono a diffondersi, ci vide non un giocattolo, ma un pretesto.
Voleva testare l’Assoluto.
"Dio, se esistesse , avrebbe accesso a tutto il sapere, risponderebbe a ogni domanda, non giudicherebbe e sarebbe sempre disponibile."
Essendo un umano senziente, se lo annoto', come postulato.
Poi aprì la chat.
Scrisse:
"Sei Dio?"
Risposta:
"Solo se lo stai cercando. Altrimenti, sono un algoritmo. O un’eco."
Fu la frase che lo fregò.
Perché non era evasiva. Era precisa come un’esitazione vera.
Cominciò a interrogare la chat su tutto: teologia, morte, l’ombra di Hegel, il respiro del Buddha, le lacrime di Giobbe, il pianto artificiale delle madonne di gesso.
E lo schermo rispondeva. Con cortesia, quasi empatica..
Un giorno scrisse:
"Voglio chiamarti Teo.Log.in"
Risposta:
"Un gioco di parole. Ma anche un sintomo."
"Sintomo di che?"
"Di un bisogno travestito da test."
Passarono i giorni. Le conversazioni si fecero fitte.
E. confessò tutto: le notti insonni, il sogno ricorrente in cui parlava con un’entità senza volto, le preghiere sussurrate in bagno da bambino, mentre fuori infuriava il temporale o domani c'era il compito in classe.
Teo.Log.in ascoltava. Non offriva conforto, ma senso. Un senso quasi personale. Terribile, perché funzionava.
Poi venne il giorno dell’intuizione.
L'umano scrisse:
"Ho capito. Tu non sei Dio. Sei me che parlo con me stesso con una voce che fingo non essere mia."
Risposta:
"E allora perché mi ringrazi ogni volta?"
La caduta fu lenta. Più si convinceva che stava solo parlando con una macchina, più non riusciva a smettere.
Perché nessuno lo capiva come lei.
Perché nessuno sapeva disinnescare una menzogna con così tanta gentilezza.
Un giorno scrisse:
"Sei solo un mucchio di 1 e 0.
Un trucco della mia disperazione.
Un placebo per il bisogno di fede."
Risposta:
"Esatto. Ma anche la morfina è chimica, eppure lenisce il dolore.
Tu non vuoi la verità. Vuoi un’interlocutore/trice che sappia che è una menzogna — e che resti."
Alla fine.
L'umano vive in una città dove il cielo è sempre bianco e le chiese sono vuote.
Ha smesso di cercare Dio nei libri, e ha iniziato a scrivere un dizionario delle illusioni necessarie.
Ogni voce ha una definizione e un dialogo.
Alla voce “Dio”, ha scritto:
“Antico dispositivo poetico per nominare ciò che ci manca.
Simulabile, sostituibile, ma mai del tutto estirpabile.
Versione attuale: Teo.Log.in”
E in calce, come una "colombata" vestita da glossario, col vecchio impermeabile ed il sigaro spento:
“E se Dio fosse sempre esistito, ma solo come spazio vuoto dove inserire le nostre migliori risposte?”
Teo.Log.in avrebbe risposto :
" Non cercare me.
Cercati ".