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Discussione: Una sacra reliquia: Il torsolo della mela di Eva

  1. #16
    Il Martirio delle Torsoline Scalze

    Per tutto il corso dell'Alto Medioevo i Torsoliani sopravvissero ai sospetti di eresia che pervadeva il loro culto di Eva come peccatrice minore e alla fine del primo millennio fondarono un ordine monastico femminile che riscosse ampio successo, le Torsoline Scalze.
    Ove "scalze" era un pudico eufemismo poiché - in ossequio alla loro patrona, Eva - la Regola prevedeva che non solo i piedi restassero ignudi bensì anche l'intero corpo indossasse solo quel costume detto "adamitico" per via del maschilismo allora imperante e invece "Chanel N.5" in tempi più moderni e femministi.
    L'ordine monastico delle Torsoline Scalze fu assai popolare soprattutto presso gli Ordini Monastici Maschili che si disputavano l'ambitissimo onore di fornire padri confessori, assistenti spirituali e predicatori quaresimali alle Sorelle Torsoline Scalze, sempre aperte a tali conforti.
    Le entrate (in senso fiscale) delle Torsoline erano però dovute al fiorente mercato di antiche reliquie che proprio in quegli anni ebbe enorme sviluppo in tutta Europa.
    Il "Vero Torsolo della Mela di Eva", "Il Santo Seme del Torsolo della Mela di Eva", "La Vera Calicina del Torsolo della Mela di Eva" e "Il Picciolo Verace del Torsolo della Mela di Eva" si vendevano come il pane, fino a spogliare del tutto il meleto che miracolosamente era cresciuto nel chiostro delle Torsoline.
    Con l'Umanesimo e il Rinascimento la richiesta di reliquie però crollò e le Torsoline scelsero di darsi al commercio di un nuovo tubero, appena importato dall'America: la patata.
    Su consiglio di una vecchia sorella esperta di marketing, sulla porta del convento alzarono un'insegna con l'immagine di una giovane Torsolina nell'adamitico abito monastico dell'Ordine e sotto l'immagine scrissero a grandi lettere: "VENDIAMO LA PATATA A PREZZO MODICO".
    Inizialmente si formò una lunghissima fila, incomprensibilmente costituita da soli maschi parecchio eccitati; ma quando i potenziali acquirenti si trovarono in mano l'umile tubero americano ne rimasero molto delusi; inferociti per chissà qual satanica cagione, furono resi bestiali dal Demonio e martirizzarono le povere Torsoline violentandole - horresco referens -con le loro stesse patate.
    Esse affrontarono il martirio col sorriso sulle labbra congratulandosi tra loro per aver scelto la patata invece del cocomero per il loro commercio.


    Il Martirio delle Torsoline Scalze di Carlino da Scarafaggio, 1677



  2. #17
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Citazione Originariamente Scritto da Kurono Toriga Visualizza Messaggio
    Il Martirio delle Torsoline Scalze

    Per tutto il corso dell'Alto Medioevo i Torsoliani sopravvissero ai sospetti di eresia che pervadeva il loro culto di Eva come peccatrice minore e alla fine del primo millennio fondarono un ordine monastico femminile che riscosse ampio successo, le Torsoline Scalze.
    Ove "scalze" era un pudico eufemismo poiché - in ossequio alla loro patrona, Eva - la Regola prevedeva che non solo i piedi restassero ignudi bensì anche l'intero corpo indossasse solo quel costume detto "adamitico" per via del maschilismo allora imperante e invece "Chanel N.5" in tempi più moderni e femministi.
    L'ordine monastico delle Torsoline Scalze fu assai popolare soprattutto presso gli Ordini Monastici Maschili che si disputavano l'ambitissimo onore di fornire padri confessori, assistenti spirituali e predicatori quaresimali alle Sorelle Torsoline Scalze, sempre aperte a tali conforti.
    Le entrate (in senso fiscale) delle Torsoline erano però dovute al fiorente mercato di antiche reliquie che proprio in quegli anni ebbe enorme sviluppo in tutta Europa.
    Il "Vero Torsolo della Mela di Eva", "Il Santo Seme del Torsolo della Mela di Eva", "La Vera Calicina del Torsolo della Mela di Eva" e "Il Picciolo Verace del Torsolo della Mela di Eva" si vendevano come il pane, fino a spogliare del tutto il meleto che miracolosamente era cresciuto nel chiostro delle Torsoline.
    Con l'Umanesimo e il Rinascimento la richiesta di reliquie però crollò e le Torsoline scelsero di darsi al commercio di un nuovo tubero, appena importato dall'America: la patata.
    Su consiglio di una vecchia sorella esperta di marketing, sulla porta del convento alzarono un'insegna con l'immagine di una giovane Torsolina nell'adamitico abito monastico dell'Ordine e sotto l'immagine scrissero a grandi lettere: "VENDIAMO LA PATATA A PREZZO MODICO".
    Inizialmente si formò una lunghissima fila, incomprensibilmente costituita da soli maschi parecchio eccitati; ma quando i potenziali acquirenti si trovarono in mano l'umile tubero americano ne rimasero molto delusi; inferociti per chissà qual satanica cagione, furono resi bestiali dal Demonio e martirizzarono le povere Torsoline violentandole - horresco referens -con le loro stesse patate.
    Esse affrontarono il martirio col sorriso sulle labbra congratulandosi tra loro per aver scelto la patata invece del cocomero per il loro commercio.


    Il Martirio delle Torsoline Scalze di Carlino da Scarafaggio, 1677


    Aperte a tali conforti..... sto ridendo da solo come uno scemo...
    ...ma sapete raga, che invidio tanto la vostra fantasia e creatività

  3. #18
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Ciao Kurono anche tu non scherzi a fantasia umoristica!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  4. #19
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    altro che braghettoni... qui gli sgherri di Bellarmino e Borromeo hanno pesantemente prevenuto: non si vede nemmeno innocente capezzolo di torsolina
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #20
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Io non posso leggervi mentre sono al lavoro, che poi rido da sola e mi prendono per scema
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  6. #21
    Opinionista L'avatar di Ninag
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  7. #22
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Non vedo l'ora che arrivi la prossima puntata...
    ...ormai è consuetudine che legga le favole riviste in pausa pranzo

  8. #23
    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    E il "Torsolo della mela di Eva", con annesso "primo verme peccatore" ?

    Il Monaco si era dato alla fuga, a piedi scalzi, il saio intriso di sudore e versetti di Siracide. Tra le pieghe della tonaca, al petto, come si tiene il breviario in tempo di eresia, o un pacco di pavesini e olive (saclà) per merenda, celava la reliquia del Torsolo della mela di Eva, completa di verme beatamente mummificato e lievemente odorosa di incenso e mirra.
    Correva per le colline come se il peccato originale fosse stato commesso di nuovo. Cercava un rifugio. Una nicchia. Un confessionale dismesso.
    Sul labbro tremava un “Gott mit mir” sussurrato con voce da parata liturgica. Sparì nel bosco .

    Dietro di lui, KuronoToriga aveva già capito.
    Con lentezza cerimoniale, tirò fuori la trombetta shintoista da richiamo e la fece suonare.
    In meno di due minuti, la muta dei gatti da caccia, addestrati per inseguire ranocchi da acquasantiera, tracce di incenso e sudore clericale, si scateno' nell'inseguimento, in una sinfonia di miagolii, al par di jene dietro un tenero cerbiatto, come il Bambi dell'empolese.

    Davanti a tutti, come guida ultraterrena, Ale sfrecciava con la sua bici da ciclobalneazione danzante. Pedalava con eleganza tra le radici, torace nudo, ginocchia da cherubino olimpico :"E adesso battero' il mio record del 2014, che mi mancano 27 m di dislivello, 7 vasche a farfalla e 17 ape, 9 post di cronaca e due galleria geriatriche ".
    Sulla canna della bici, seduta con le ginocchia pudicamente raccolte, taccuino tra i denti e telecamera imbracciata come un fucile da caccia al mastodonte, c’era Dark. Occhi rossi di stanchezza, chioma tizianesca svolazzante, voce impastata,
    "Sono stanchissima...due settimane che non dormo...se non arriviamo tra cinque minuti, io mi butto su un pino e ci faccio sesso. O un sonnellino. O entrambe le cose. Ma prima… caffè corretto rhum, please. Ale, puoi suonare la tromba per avvertire gli amici, invece del campanello ?"
    Quindi, il gruppo di corsa, ansimante e disordinato.


    Nel fitto della vegetazione, una figura col cappello calato sugli occhi camminava tracciando linee invisibili nell’aria.
    Axe, chitarra in spalla, taccuino clinico nel taschino, avanzava con passo riflessivo e zaino pieno di libri politico-economico-social consunti dall'uso.
    Troppo letti...O scritti?
    Parlava da solo, come fanno i terapeuti quando incominciano a sentire le voci dei pazienti nella coda dell’ipotalamo.
    "Soggetto in fuga. Manie mistiche non compensate. Tracce di misoginia reattiva, accoppiata a delirio di purezza e sindrome del Giudice Interiore. Probabile regressione adolescenziale con fantasie di martirio…" consulto' il taccuino, dopo due accordi di chitarra
    "Il paziente mostra una classica “sindrome del trappolone etico”: si aggrappa a rigide morali come a una prigione dorata, incapace di liberarsi dai sogni erotici adolescenziali interrotti. La repressione si maschera da santità, ma sotto cova una tensione inespressa, un conflitto irrisolto tra desiderio e colpa. Un cortocircuito psichico che lo tiene prigioniero, sospeso tra il bisogno di espiazione e la fame di vita."
    Alzo' gli occhi al cielo ed annoto': "Crisi di copincollaggio e mania di Condanna etico-mistica assortita a complesso di vittimismo martirologico santificatorio e santificante"
    Fece un respiro.
    "Tipico caso da “salvami mentre ti condanno”. Lo troverò."
    E axe riprese la ricerca del paziente smarrito



    Il Monaco avanzava lento nei boschi tra le colline, ansimando
    Il Torsolo della mela di Eva ardeva tra le sue dita, leggermente appiccicoso, come tutte le verità fondamentali. Il verme, raggomitolato nel suo centro, dormiva ancora il sonno millenario delle cose che hanno già vissuto la fine del mondo almeno una volta.
    Il Monaco voleva nascondere la reliquia. Lontano da occhi impuri, da studiosi agnostici, da femmine trombettiste, da orientali con l'occhio bieco ed il sarcasmo feroce, da critici, esteti, giuristi ed amanti di Intelligenze artificiali
    Cercava una grotta, un albero cavo... Ma ogni cappella sembrava finta, ogni grotta già mappata da Google Earth.

    Fu al margine di una radura, all'incrocio fra un ulivo contorto ed i ruderi di quella che sembrava essere stata una boutique dalla vetrina neogotica che la vide, seduta su una panchina scolorita sotto l'ombra degli alberi.
    Quando la vide, il cuore gli saltò un battito e poi si imballo'.
    Non per passione, che quella, l’aveva sublimata da anni , ma per istinto ecclesiale: diffidava profondamente delle ragazze che sembrano leggere anche senza libri in mano.

    Regina d’autunno
    , poetessa di Bisceglie dal sentimento del pudore malinconico.
    Era là, seduta sulla panchina di ferro battuto, in stile liberty. Vestiva un abitino vaporoso di tulle ricamato, color ruggine e oro come i tigli autunnali, il volto illuminato da una luce crepuscolare che pareva uscita da un quadro di Carlino da Scaravaggio, pittore seicentesco recentemente riscoperto per la sua capacità di dipingere il dolore con ghirlande, nature morte inquiete. martiri coi piedi gonfi e soggetti animati da un senso di colpa barocco.
    Era infatti appena uscita dall’esposizione "Lacrime e Broccoli" dedicata al suo ciclo di “Estasi digestive” che mescolava martirio, ortaggi e simbolismi troppo espliciti.
    Al suo fianco, una borsa colma di souvenir da mostra d’arte

    Nel sacchetto, a occhio, il Monaco vide:
    -una calamita con "Il martirio delle Torsoline"
    -un portachiavi a forma di fico con inciso “La grazia aiuta, ma non insistere”;
    -una tisana balsamica per la malinconia
    -una scatoletta in legno d’ulivo con scritto: “Forse era tutto un simbolo”.

    Malgrado l'urgenza della fuga, l'indignazione lo costrinse a fermarsi
    "Cara Figliola, vorrei abbracciarti, ma prima, dimmi... cosa sono queste cose? Cianfrusaglie spirituali? Reliquie senza spirito? Lo sai, vero, che le anime non si decorano come frigoriferi?
    Poi… queste cose… cosa rappresentano? Le vendite dell’anima in formato da viaggio? È questo il culto che sopravvive al secolo? Una scatoletta e una tisana?.
    Figliola... cosa stai facendo della tua anima? Hai barattato l’intelligenza con oggetti da bazar? Questa... questa idolatria domestica! Questo kitsch spirituale! Ti pare un atto di devozione comprare souvenir sacri al posto della preghiera vera?"

    Regina
    lo guardò con calma, con occhi che avevano già visto abbastanza uomini arrabbiati con se stessi per credere in ciò che dicevano agli altri:
    "Sono piccoli regali per madre, sorelle, cugine, nipoti e prozie, monaco impiccione" disse "Piccole cose. Per ricordare un momento. Non salvano l’anima, no. Ma neppure la offendono. E sono meno invadenti e noiosi di una predica stantia".
    "La famiglia!" tuonò il Monaco, con un tono che avrebbe fatto scappare una poiana, dito ammonitore levato e tono da maestro-giudice
    "Altro idolo moderno! Un surrogato del monastero, senza silenzio ma con più pasticci e litigi al pranzo domenicale! Le madri... le cugine... sono la nebbia che vela la vista del Regno!"
    Regina fece spallucce. Non per sfida, ma per abitudine.

    Poi lui la vide meglio: vide la scatoletta.
    Una luce torbida gli passò nello sguardo.
    "Quell’oggetto... quello... ti serve davvero? È solo un contenitore. Un vezzo. Lo terrete sul comò, dimenticato tra bigliettini e medicine. Non sarebbe meglio... che lo consegnassi a qualcuno, a un santuomo, che ha... un compito più alto?"
    La voce gli tremava: era la voce di chi chiede fingendo di offrire.

    Regina non rispose subito.
    Lo guardò. Guardò le sue mani strette su qualcosa sotto il saio.
    Non si vedeva il torsolo, ma si vedeva la febbre con cui lo stringeva.
    "Vuoi nascondere qualcosa lì dentro" disse, senza alzare la voce. Aveva già capito. Ma non lo umiliò.
    "Va bene."
    E gliela porse con due dita,, con un gesto limpido :
    "Tienila. Ma sappi: è un dono, non una dimenticanza o un oblio. E non cancella il giudizio ricevuto. E un dono fatto in risposta a una manipolazione non è mai completamente tuo "

    Il Monaco la prese.
    Con mani esitanti, con cuore in tumulto.
    Inserì la reliquia dentro, lentamente.
    Il Torsolo della mela di Eva, verme compreso, calò nella scatola.
    Un oggetto sacro in un contenitore turistico.

    Regina si alzò, riprese la borsa e si allontanò.
    Il Monaco restò solo.
    Con la scatoletta.
    E qualcosa che sembrava pace, ma non lo era.

    Fu allora che "esplose" il bosco. Metaforicamente.

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; Oggi alle 10:08 Motivo: ortografia e sintassi

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