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Discussione: Una sacra reliquia: Il torsolo della mela di Eva

  1. #16
    Il Martirio delle Torsoline Scalze

    Per tutto il corso dell'Alto Medioevo i Torsoliani sopravvissero ai sospetti di eresia che pervadeva il loro culto di Eva come peccatrice minore e alla fine del primo millennio fondarono un ordine monastico femminile che riscosse ampio successo, le Torsoline Scalze.
    Ove "scalze" era un pudico eufemismo poiché - in ossequio alla loro patrona, Eva - la Regola prevedeva che non solo i piedi restassero ignudi bensì anche l'intero corpo indossasse solo quel costume detto "adamitico" per via del maschilismo allora imperante e invece "Chanel N.5" in tempi più moderni e femministi.
    L'ordine monastico delle Torsoline Scalze fu assai popolare soprattutto presso gli Ordini Monastici Maschili che si disputavano l'ambitissimo onore di fornire padri confessori, assistenti spirituali e predicatori quaresimali alle Sorelle Torsoline Scalze, sempre aperte a tali conforti.
    Le entrate (in senso fiscale) delle Torsoline erano però dovute al fiorente mercato di antiche reliquie che proprio in quegli anni ebbe enorme sviluppo in tutta Europa.
    Il "Vero Torsolo della Mela di Eva", "Il Santo Seme del Torsolo della Mela di Eva", "La Vera Calicina del Torsolo della Mela di Eva" e "Il Picciolo Verace del Torsolo della Mela di Eva" si vendevano come il pane, fino a spogliare del tutto il meleto che miracolosamente era cresciuto nel chiostro delle Torsoline.
    Con l'Umanesimo e il Rinascimento la richiesta di reliquie però crollò e le Torsoline scelsero di darsi al commercio di un nuovo tubero, appena importato dall'America: la patata.
    Su consiglio di una vecchia sorella esperta di marketing, sulla porta del convento alzarono un'insegna con l'immagine di una giovane Torsolina nell'adamitico abito monastico dell'Ordine e sotto l'immagine scrissero a grandi lettere: "VENDIAMO LA PATATA A PREZZO MODICO".
    Inizialmente si formò una lunghissima fila, incomprensibilmente costituita da soli maschi parecchio eccitati; ma quando i potenziali acquirenti si trovarono in mano l'umile tubero americano ne rimasero molto delusi; inferociti per chissà qual satanica cagione, furono resi bestiali dal Demonio e martirizzarono le povere Torsoline violentandole - horresco referens -con le loro stesse patate.
    Esse affrontarono il martirio col sorriso sulle labbra congratulandosi tra loro per aver scelto la patata invece del cocomero per il loro commercio.


    Il Martirio delle Torsoline Scalze di Carlino da Scarafaggio, 1677



  2. #17
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Citazione Originariamente Scritto da Kurono Toriga Visualizza Messaggio
    Il Martirio delle Torsoline Scalze

    Per tutto il corso dell'Alto Medioevo i Torsoliani sopravvissero ai sospetti di eresia che pervadeva il loro culto di Eva come peccatrice minore e alla fine del primo millennio fondarono un ordine monastico femminile che riscosse ampio successo, le Torsoline Scalze.
    Ove "scalze" era un pudico eufemismo poiché - in ossequio alla loro patrona, Eva - la Regola prevedeva che non solo i piedi restassero ignudi bensì anche l'intero corpo indossasse solo quel costume detto "adamitico" per via del maschilismo allora imperante e invece "Chanel N.5" in tempi più moderni e femministi.
    L'ordine monastico delle Torsoline Scalze fu assai popolare soprattutto presso gli Ordini Monastici Maschili che si disputavano l'ambitissimo onore di fornire padri confessori, assistenti spirituali e predicatori quaresimali alle Sorelle Torsoline Scalze, sempre aperte a tali conforti.
    Le entrate (in senso fiscale) delle Torsoline erano però dovute al fiorente mercato di antiche reliquie che proprio in quegli anni ebbe enorme sviluppo in tutta Europa.
    Il "Vero Torsolo della Mela di Eva", "Il Santo Seme del Torsolo della Mela di Eva", "La Vera Calicina del Torsolo della Mela di Eva" e "Il Picciolo Verace del Torsolo della Mela di Eva" si vendevano come il pane, fino a spogliare del tutto il meleto che miracolosamente era cresciuto nel chiostro delle Torsoline.
    Con l'Umanesimo e il Rinascimento la richiesta di reliquie però crollò e le Torsoline scelsero di darsi al commercio di un nuovo tubero, appena importato dall'America: la patata.
    Su consiglio di una vecchia sorella esperta di marketing, sulla porta del convento alzarono un'insegna con l'immagine di una giovane Torsolina nell'adamitico abito monastico dell'Ordine e sotto l'immagine scrissero a grandi lettere: "VENDIAMO LA PATATA A PREZZO MODICO".
    Inizialmente si formò una lunghissima fila, incomprensibilmente costituita da soli maschi parecchio eccitati; ma quando i potenziali acquirenti si trovarono in mano l'umile tubero americano ne rimasero molto delusi; inferociti per chissà qual satanica cagione, furono resi bestiali dal Demonio e martirizzarono le povere Torsoline violentandole - horresco referens -con le loro stesse patate.
    Esse affrontarono il martirio col sorriso sulle labbra congratulandosi tra loro per aver scelto la patata invece del cocomero per il loro commercio.


    Il Martirio delle Torsoline Scalze di Carlino da Scarafaggio, 1677


    Aperte a tali conforti..... sto ridendo da solo come uno scemo...
    ...ma sapete raga, che invidio tanto la vostra fantasia e creatività

  3. #18
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Ciao Kurono anche tu non scherzi a fantasia umoristica!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  4. #19
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    altro che braghettoni... qui gli sgherri di Bellarmino e Borromeo hanno pesantemente prevenuto: non si vede nemmeno innocente capezzolo di torsolina
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #20
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Io non posso leggervi mentre sono al lavoro, che poi rido da sola e mi prendono per scema
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  6. #21
    Opinionista L'avatar di Ninag
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  7. #22
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Non vedo l'ora che arrivi la prossima puntata...
    ...ormai è consuetudine che legga le favole riviste in pausa pranzo

  8. #23
    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    E il "Torsolo della mela di Eva", con annesso "primo verme peccatore" ?

    Il Monaco si era dato alla fuga, a piedi scalzi, il saio intriso di sudore e versetti di Siracide. Tra le pieghe della tonaca, al petto, come si tiene il breviario in tempo di eresia, o un pacco di pavesini e olive (saclà) per merenda, celava la reliquia del Torsolo della mela di Eva, completa di verme beatamente mummificato e lievemente odorosa di incenso e mirra.
    Correva per le colline come se il peccato originale fosse stato commesso di nuovo. Cercava un rifugio. Una nicchia. Un confessionale dismesso.
    Sul labbro tremava un “Gott mit mir” sussurrato con voce da parata liturgica. Sparì nel bosco .

    Dietro di lui, KuronoToriga aveva già capito.
    Con lentezza cerimoniale, tirò fuori la trombetta shintoista da richiamo e la fece suonare.
    In meno di due minuti, la muta dei gatti da caccia, addestrati per inseguire ranocchi da acquasantiera, tracce di incenso e sudore clericale, si scateno' nell'inseguimento, in una sinfonia di miagolii, al par di jene dietro un tenero cerbiatto, come il Bambi dell'empolese.

    Davanti a tutti, come guida ultraterrena, Ale sfrecciava con la sua bici da ciclobalneazione danzante. Pedalava con eleganza tra le radici, torace nudo, ginocchia da cherubino olimpico :"E adesso battero' il mio record del 2014, che mi mancano 27 m di dislivello, 7 vasche a farfalla e 17 ape, 9 post di cronaca e due galleria geriatriche ".
    Sulla canna della bici, seduta con le ginocchia pudicamente raccolte, taccuino tra i denti e telecamera imbracciata come un fucile da caccia al mastodonte, c’era Dark. Occhi rossi di stanchezza, chioma tizianesca svolazzante, voce impastata,
    "Sono stanchissima...due settimane che non dormo...se non arriviamo tra cinque minuti, io mi butto su un pino e ci faccio sesso. O un sonnellino. O entrambe le cose. Ma prima… caffè corretto rhum, please. Ale, puoi suonare la tromba per avvertire gli amici, invece del campanello ?"
    Quindi, il gruppo di corsa, ansimante e disordinato.


    Nel fitto della vegetazione, una figura col cappello calato sugli occhi camminava tracciando linee invisibili nell’aria.
    Axe, chitarra in spalla, taccuino clinico nel taschino, avanzava con passo riflessivo e zaino pieno di libri politico-economico-social consunti dall'uso.
    Troppo letti...O scritti?
    Parlava da solo, come fanno i terapeuti quando incominciano a sentire le voci dei pazienti nella coda dell’ipotalamo.
    "Soggetto in fuga. Manie mistiche non compensate. Tracce di misoginia reattiva, accoppiata a delirio di purezza e sindrome del Giudice Interiore. Probabile regressione adolescenziale con fantasie di martirio…" consulto' il taccuino, dopo due accordi di chitarra
    "Il paziente mostra una classica “sindrome del trappolone etico”: si aggrappa a rigide morali come a una prigione dorata, incapace di liberarsi dai sogni erotici adolescenziali interrotti. La repressione si maschera da santità, ma sotto cova una tensione inespressa, un conflitto irrisolto tra desiderio e colpa. Un cortocircuito psichico che lo tiene prigioniero, sospeso tra il bisogno di espiazione e la fame di vita."
    Alzo' gli occhi al cielo ed annoto': "Crisi di copincollaggio e mania di Condanna etico-mistica assortita a complesso di vittimismo martirologico santificatorio e santificante"
    Fece un respiro.
    "Tipico caso da “salvami mentre ti condanno”. Lo troverò."
    E axe riprese la ricerca del paziente smarrito



    Il Monaco avanzava lento nei boschi tra le colline, ansimando
    Il Torsolo della mela di Eva ardeva tra le sue dita, leggermente appiccicoso, come tutte le verità fondamentali. Il verme, raggomitolato nel suo centro, dormiva ancora il sonno millenario delle cose che hanno già vissuto la fine del mondo almeno una volta.
    Il Monaco voleva nascondere la reliquia. Lontano da occhi impuri, da studiosi agnostici, da femmine trombettiste, da orientali con l'occhio bieco ed il sarcasmo feroce, da critici, esteti, giuristi ed amanti di Intelligenze artificiali
    Cercava una grotta, un albero cavo... Ma ogni cappella sembrava finta, ogni grotta già mappata da Google Earth.

    Fu al margine di una radura, all'incrocio fra un ulivo contorto ed i ruderi di quella che sembrava essere stata una boutique dalla vetrina neogotica che la vide, seduta su una panchina scolorita sotto l'ombra degli alberi.
    Quando la vide, il cuore gli saltò un battito e poi si imballo'.
    Non per passione, che quella, l’aveva sublimata da anni , ma per istinto ecclesiale: diffidava profondamente delle ragazze che sembrano leggere anche senza libri in mano.

    Regina d’autunno
    , poetessa di Bisceglie dal sentimento del pudore malinconico.
    Era là, seduta sulla panchina di ferro battuto, in stile liberty. Vestiva un abitino vaporoso di tulle ricamato, color ruggine e oro come i tigli autunnali, il volto illuminato da una luce crepuscolare che pareva uscita da un quadro di Carlino da Scaravaggio, pittore seicentesco recentemente riscoperto per la sua capacità di dipingere il dolore con ghirlande, nature morte inquiete. martiri coi piedi gonfi e soggetti animati da un senso di colpa barocco.
    Era infatti appena uscita dall’esposizione "Lacrime e Broccoli" dedicata al suo ciclo di “Estasi digestive” che mescolava martirio, ortaggi e simbolismi troppo espliciti.
    Al suo fianco, una borsa colma di souvenir da mostra d’arte

    Nel sacchetto, a occhio, il Monaco vide:
    -una calamita con "Il martirio delle Torsoline"
    -un portachiavi a forma di fico con inciso “La grazia aiuta, ma non insistere”;
    -una tisana balsamica per la malinconia
    -una scatoletta in legno d’ulivo con scritto: “Forse era tutto un simbolo”.

    Malgrado l'urgenza della fuga, l'indignazione lo costrinse a fermarsi
    "Cara Figliola, vorrei abbracciarti, ma prima, dimmi... cosa sono queste cose? Cianfrusaglie spirituali? Reliquie senza spirito? Lo sai, vero, che le anime non si decorano come frigoriferi?
    Poi… queste cose… cosa rappresentano? Le vendite dell’anima in formato da viaggio? È questo il culto che sopravvive al secolo? Una scatoletta e una tisana?.
    Figliola... cosa stai facendo della tua anima? Hai barattato l’intelligenza con oggetti da bazar? Questa... questa idolatria domestica! Questo kitsch spirituale! Ti pare un atto di devozione comprare souvenir sacri al posto della preghiera vera?"

    Regina
    lo guardò con calma, con occhi che avevano già visto abbastanza uomini arrabbiati con se stessi per credere in ciò che dicevano agli altri:
    "Sono piccoli regali per madre, sorelle, cugine, nipoti e prozie, monaco impiccione" disse "Piccole cose. Per ricordare un momento. Non salvano l’anima, no. Ma neppure la offendono. E sono meno invadenti e noiosi di una predica stantia".
    "La famiglia!" tuonò il Monaco, con un tono che avrebbe fatto scappare una poiana, dito ammonitore levato e tono da maestro-giudice
    "Altro idolo moderno! Un surrogato del monastero, senza silenzio ma con più pasticci e litigi al pranzo domenicale! Le madri... le cugine... sono la nebbia che vela la vista del Regno!"
    Regina fece spallucce. Non per sfida, ma per abitudine.

    Poi lui la vide meglio: vide la scatoletta.
    Una luce torbida gli passò nello sguardo.
    "Quell’oggetto... quello... ti serve davvero? È solo un contenitore. Un vezzo. Lo terrete sul comò, dimenticato tra bigliettini e medicine. Non sarebbe meglio... che lo consegnassi a qualcuno, a un santuomo, che ha... un compito più alto?"
    La voce gli tremava: era la voce di chi chiede fingendo di offrire.

    Regina non rispose subito.
    Lo guardò. Guardò le sue mani strette su qualcosa sotto il saio.
    Non si vedeva il torsolo, ma si vedeva la febbre con cui lo stringeva.
    "Vuoi nascondere qualcosa lì dentro" disse, senza alzare la voce. Aveva già capito. Ma non lo umiliò.
    "Va bene."
    E gliela porse con due dita,, con un gesto limpido :
    "Tienila. Ma sappi: è un dono, non una dimenticanza o un oblio. E non cancella il giudizio ricevuto. E un dono fatto in risposta a una manipolazione non è mai completamente tuo "

    Il Monaco la prese.
    Con mani esitanti, con cuore in tumulto.
    Inserì la reliquia dentro, lentamente.
    Il Torsolo della mela di Eva, verme compreso, calò nella scatola.
    Un oggetto sacro in un contenitore turistico.

    Regina si alzò, riprese la borsa e si allontanò.
    Il Monaco restò solo.
    Con la scatoletta.
    E qualcosa che sembrava pace, ma non lo era.

    Fu allora che "esplose" il bosco. Metaforicamente.

    (continua)
    Ultima modifica di restodelcarlino; Ieri alle 10:08 Motivo: ortografia e sintassi

  9. #24
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Chissà se al Monaco gli prude....l'orecchio o il kiu
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  10. #25
    I gatti di Kurono, felini e miagolanti, emersero come una nuvola pelosa e disciplinata, in formazione a spirale, e lo circondarono con eleganza militaresca, impedendo ogni via di scampo.
    Ale e Dark, i Fracci-Nuraiev dell'inseguimento ciclobalneare, entrarono nella radura con un arabesque, quasi un pas-de-deux, piroetta e frenata in derapata spirituale, piantando la bici a pochi passi e sollevando una nuvola di brecciolino, asparagi selvatici , fragole tardive e olive cadute (e non ancora saclà).
    Dark, sparsa la treccia rosso-morbida sulle spalle affannose, (riferimento culturale classico. check)seppur nerborute di nuotatrice del Po, occhiaie da notti insonni e caffeina sognata, saltò giù come polena di nave incagliatasi bruscamente e puntò la telecamera con microfono incorporato:
    "Una dichiarazione, monaco MaestroGiudice o mi addormento addosso a te. E sappi che io mi muovo anche nel sonno ed ho sogni musical-violenti con numeri che manco Amstrong, buonanima.....Dove tieni il rhum da messa, quello bbono ?"

    Bauxite arrivò come una scarica di tamburelli e cosmoagonie eleganti:
    "Io lo sapevo! ‘Stu tipo sta ancora co’ ‘sta mela che s'é portata appresso…il mio souvenir di Calaf ! E mo’ che ci fai? ma che c’avrai da nascondere là dentro, il Paradiso? O il numero di telefono di Rachele?La seppellisci, come le madri i sensi di colpa?"

    Lo stormir di fronde e moccoli tosco-marco-trasteverini nel sottobosco sottolineano l'apparire di Axe, occhi brillanti, voce controllata:
    "Lo cercavo da ore, il paziente fuggiasco e fuggitivo !...triste vittima in saio monacale, non continuare a fuggire da te stesso... Sublimazione compulsiva, delirio mistico a sfondo edipico, ansia da contaminazione femminile. Su, parlami del tuo primo sguardo a una suora. Della figura materna fredda, la visione persecutoria del femminile, la sessualità sublimata in compostaggio ecclesiale… Non temere : non sono il padre autoritario non autorevole che ti bastona con rami di verde e spinosa acacia...non fuggire : non usero' né concetti, né parole che tu non comprendi ..."

    Apparve, facendosi largo con un colpo d'anca ben dato, Vega.
    Scarponcini da campo, zaino tattico, sguardo come bisturi. Aveva percorso l’intera salita con l’aria di chi non contempla alternative.
    Tirò fuori un foglio plastificato e lo agitò davanti al gruppo, senza dramma ma con autorità.
    "Ingiunzione firmata Breakthru. Protocollo d’urgenza B/7-bis. Esproprio etico temporaneo per finalità scientifiche. Articolo 32, comma ‘non ci credo finché non l’ho sezionato’."

    Il Monaco si fece livido, poi pallido, poi livido di nuovo.
    "Lauretta, cara amica ,vuoi... profanare la reliquia? La sede del Peccato? Mi fai piangere e non ti abbraccero' più teneramente ed amichevolmente",
    Vega non rispose al monaco, ma fissò la scatoletta.
    "È un frammento biologico. Mela antica con possibile residuo organico . Un possibile DNA pre-protostorico quantistico. O un verme dormiente. Imbalsamato o meno Se c’è un’anima, avrà firmato la liberatoria. Io lo porto al laboratorio."
    Dark, seduta su una radice, commentò svogliata:
    "Fallo pure, ma svegliami quando incomincia la parte in cui la mela esplode e noi finiamo nell’iperspazio. O quando servono lo spriz (é l'ora). O arrivano i bonazzi per suonare insieme la tromba. O tuttinsieme. So' stanca, stanchissima"

    Kingkong, che fino a quel momento stava documentando in silenzio col suo apparecchio a lenti sovrapposte e filtri orientali, si avvicinò.
    "Propongo una via intermedia. Niente contatto. Niente violenza. Solo osservazione estetico-funzionale. Ho qui il mio nuovo dispositivo: Luce di Maometto in HD, versione 3.7. Serve per autopsie artistiche non invasive"
    Bauxite sbuffò:
    "Ahò, se ‘sta cosa ci fa saltà per aria , col souvenir di Calaf, ammore mio, io vi denuncio al Concilio, eh!"
    KuronoToriga annuì con solennità.Poi sussurrò:
    "Il verme dorme. Ma se gli tocchi il sogno, può diventare destino."

    Acconsentirono.

    Il gruppo sistemò la scatoletta su una pietra lavica piatta, nera come l’inconscio del monaco. (O era l'anima? vassapé)

    Si sentì un tintinnio ritmico di borraccia d’acciaio contro il telaio della bici.
    Dal sentiero sterrato in pendenza sbucò Ninag, tenuta da escursione alpina e sorriso monnalisesco di chi ha visto molte salite, meno discese, diversi apero' e poche tragedie irreparabili. Ma molti drammi satireschi (ho completato la serie dei riferimenti cultural-saccenti)
    "Ale?"
    "Ninag!"

    Si scambiarono un cenno d’intesa: il gesto schietto di chi ha condiviso borracce, piogge improvvise , guadi di torrenti e lunghi silenzi ansimanti. Pedalando in salita e non suonando trombe o clarinetti.

    Ninag smontò con eleganza e posò la bici contro la pietra lavica, lo sguardo già curioso sul gruppo raccolto.
    Vide il Monaco inginocchiato, Axe che lo fissava come uno spartito su un lettino di psico-tizio, Vega che armeggiava con strumenti da laboratorio, Bauxite che borbottava contro i raggi, i simboli e il patriarcato. Breakthru che compulsava codici e pandette sull'argomento "Responsabilità civili e penali di invertebrati vermiformi nella legislazione pre-repubblicana".

    Poi vide la scatoletta sulla roccia.
    "Cos’è quella? Pur essendo d'olivo, non mi sembra un prodotto saclà. Mi fa pensare all’inizio di un mio racconto. Sarà mica la scatola di Pandora, bio vagana ?"
    Axe continuo', qual padre autorevole e non autoritario, a rivolgersi al Monaco, commentando :
    "Caso emblematico di repressione spirituale sublimata. L’uomo ha bisogno di assolversi da qualcosa che non ha mai fatto, ma ha sognato troppo. Sindrome del trappolone etico. Proiezioni sessuo-metafisiche in stile gotico-claustrale. E sindrome Maestro-giudical vittimistico. E' sicuro. Lo direbbero Keynes, Galimberti, Recalcati e quella nuova....Pregottin ? Sifigurin ? ...Graziottin, ecco"( scusate, non ho potuto trattenrmi)

    Ninag annuì, pacata.
    "Ne ho conosciuti, così. Uomini rigidi che trattano le donne come metafore. Poi crollano davanti a una minestra fatta bene. O, come Ale, davanti ad un'ombra di bianco secco fresco di pozzo istriano-carsico
    Dark, appostata dietro a un cespuglio con la telecamera puntata, non perse un colpo.
    "Posso inserirti nella voce narrante. Mi serve un tono da diario alpino. Però con contenuto psichico e sottofondo di Fabrizio Bosso, trombettista emerito. Si, amico mio"
    Bauxite le lanciò, cosmagonicamente scherzosa, una burrata salernitana fresca, conservata in foglie di fico.

    Kingkong impostò l’apparecchio.
    Una lente ovale si aprì come un terzo occhio.
    Un fascio di luce rosso-ambra scese sulla mela , prima sulle fibre, poi sulle venature del torsolo,
    poi sul verme.
    Un leggero tremore.

    Una scossa. Vega, sollevò la testata della sonda.
    "Se nessuno parla, potremmo avere un campione verificabile e… forse un paradosso biologico interessante. Il campione/specimen ( o speciwoman? lamentevole, lo so. Obbligatorio per contratto) risponde agli stimoli. Forse sogna anche."
    Ninag si chinò sulla pietra, osservando con attenzione.
    Poi, con la calma delle vette:
    "Non so se è un miracolo o una storia. Ma se è una storia, voglio sentire come finisce."


    Silenzio.

    E fu allora che il cielo cambiò colore.
    Un tuono sordo ruggì dietro la collina, come se qualcuno avesse sbattuto il portone dell’universo. Il vento, che fino a un attimo prima carezzava i capelli riccioluti di ninag e la treccia fammeggiante di dark, lo chignon di breakthru, i capelli a spazzola "marines" di bauxite, si alzò in volute concentriche, sollevando foglie, polvere, olive (sempre non saclà).
    La scatoletta di ulivo, posata sulla pietra lavica, incomincio' a vibrare. Una crepa sottile si formò sui fianchi e sul coperchio semi aperto, come una palpebra che decide di riaprirsi dopo un sonno di eoni.
    Un tremito attraversò la polpa secca. Il verme si sollevò, a rallentatore sacrale, come in un affresco danneggiato eppure eterno.
    La testa, informe e sacra, puntò il cielo.
    Dietro, la luce virò all’ocra.

    Un suono profondo, tra orazione e rock psicanalitico, scosse le radici.
    La scatola ormai squarciata e completamente aperta, tremava.
    Il verme si mosse.
    Il verme uscì.
    Non strisciando.
    Sollevandosi.

    In verticale, col corpo arcuato in un gesto che era insieme offerta e affermazione, ricordava la compostezza ieratica del celeberrimo Piero della Francesca del museo di Sansepolcro, ma col colorito pallido di certe nature morte risorte con goffagine di Carlino da Scarafaggio.
    Alle sue spalle, una luce accecante, non da sole, ma da rivelazione, lo disegnava come icona improvvisa.

    Axe sussurrò qualcosa in marchiciano/roman/toscano stretto o greco antico, tipo " maro' mammami'bella !!! "
    Dark si copri' gli occhi con la chiome, per vederla a luce rossa.
    Ale abbassò il capo come chiamato alla ribalta dopo " la morte del cigno" o sul podio dopo la Trieste-Marmolada-Trieste ciclobalneare.
    Vega, per la prima volta, non ebbe da ridire e non parlò.
    Bauxite pianse, ma disse che era solo allergia.
    Il Monaco ebbe un'improvvisa necessità di carta igienica e di un posto tranquillo.
    Kurono chiuse gli occhi. Nel silenzio improvviso, bisbigliò:
    "Il torsolo parla. Ma solo a chi smette di spiegare"
    .
    Poi, l’impossibile: il verme si mosse.
    Non semplicemente vivo.

    Risorto.

    Aveva l’aria di chi non ricorda nulla, ma ha fame d’eternità.
    Gli occhi, se di occhi si potesse parlare, sembravano due minuscole lune matte.


    Il verme ruotò il capo (o quel che ne era), puntò l’orizzonte, poi gridò in silenzio.
    Un urlo muto, ma udibile con ogni senso non razionale.
    Un "IO SONO" sussurrato in forma biologica primordiale.
    E un lampo squarciò il cielo, abbagliando chiunque avesse osato guardarlo
    Poi il silenzio.

    Il Monaco fini' stravaccato a terra, come un quattro di bastoni. Se avesse ancora necessità di carta igienica, non si sa.
    Axe, appoggiato a un faggio, annotava frenetico:
    "Fenomeno neurobiologico. Ma anche simbolico. Fase larvale di resurrezione. Inconscio collettivo attivato da raggio estetico-quantico. Forse... una nuova sindrome? Un'ontologia olistica del trappolone neo-liberista ?"
    Dark, impassibile, filmava:
    "Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa e che l'occhio di cremona sarebbe stato presente . Ma ora sono stanca. Caffè. E a letto. Senza trombettisti vermiformi, che non ho tempo da perdere. "
    Vega, sottovoce: "...'sta storia é peggio dell'entropia biologica a loop....speriamo che Rdc non ci faccia 'na svanverata esistenziale sopra.... "
    Bauxite (incrociando le braccia, occhi lucidi ma sprezzanti):
    "A’ regà, io ve lo dico: se pure i vermi risorgono, siamo ufficialmente fuori dalla parabola. Qua tocca rifare la teologia… coi lombrichi. Devo sentire Canaf cosa ne pensi"
    Breakthru (tirando fuori la penna, con tono freddo e giuridico):
    "Ci sarà da normare. Evento ontologicamente instabile. Ma inquadrabile, forse, come manifestazione spontanea di materia dotata di significato non richiesto."
    Ninag (calma, leggermente commossa):
    "Mi aspettavo una fioritura, non un ritorno. Ma forse è la stessa cosa. Comunque… me lo segno. Titolo provvisorio: Il giorno che il verme ci guardò indietro."
    Kingkong (con la voce bassa, mentre controlla le lenti del dispositivo):
    "La luce era sbilenca, ma perfetta. Sembrava dire: Anche la carne più dimenticata conserva un’icona. Ecco, ora sì… ho la mia foto."

    La scatola era vuota.

    Cosi' si adempi' la Profezia:
    Tratto dall’Appendice Apocrifa al Vangelo secondo il Torsolo, cap. III, versetto 7:
    "E il Verme si destò nel terzo tempo della decomposizione,
    e la Polpa gridò muta: non sono finita, sono fermento.
    E venne una luce senza origine né destinazione,
    e tutti videro ciò che non osavano digerire."
    Ultima modifica di restodelcarlino; Ieri alle 16:08 Motivo: ortografia e sintassi

  11. #26
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    Kurono ha scritto

    Non tutti sanno - ma nessuno si stupirà - che la famosa Mela di Eva era bacata.
    Vi abitava infatti un piccolo verme che al sopraggiungere dei voraci morsi di Adamo cercò disperatamente di salvarsi.
    E ugualmente nessuno si stupirà del fatto che il povero verme andò a rifugiarsi nell'unico posto sicuro a disposizione: il torsolo.


    Mela con verme



    Torsolo di mela


    Mi sono accorto soltanto adesso della vostra sceneggiatura

    Complimenti Carlino ! Dopo anni sveli la tua creatività letteraria.

    Bravo anche Kurono.

    Tra le ladies chi ama la scrittura creativa e la esprime ?
    Ultima modifica di doxa; Ieri alle 15:12

  12. #27
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  13. #28
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Sarei curiosa di sapere cos'era questa scatoletta...
    Una conserva di tonno?
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  14. #29
    Perché la Resurrezione del Verme del Torsolo della Mela Di Eva è una Fake News

    Come ha potuto il Verme del Torsolo della mela di Eva sopravvivere non dico ai secoli o ai millenni ("Gli scienziati rianimano vermi di 46.000 anni dal permafrost siberiano) ma alla punizione divina che lo ha condannato all'impalamento sull'amo da pesca?
    Punizione divina che, come per l'esilio di Adamo ed Eva, non poté che essere immediatamente eseguita da Dio stesso (per la cronaca, Dio in quell'occasione pescò contemporaneamente ben due pesci con il verme del Torsolo della Mela di Eva; e, avendoli trovati perfettamente uguali, disse "Ah, questi sono i dentici").
    Ebbene la spiegazione della resurrezione del verme del Torsolo della Mela di Eva non è soprannaturale, bensì del tutto naturale; anzi elementare per chi abbia un minimo di senso deduttivo.
    E' infatti del tutto evidente come, per popolare la Terra, Dio abbia creato tutti gli animali a coppie; non stupirà quindi che nella Mela di Eva ci fosse insieme al Verme anche la sua compagna, la Verma del Verme, con la quale stava evidentemente festeggiando una romantica Luna di Mele.
    La Verma del Verme - per vergogna essendo appunto nuda come un verme - era restata ben nascosta alla vista di Dio e sfuggì quindi alla punizione che colpì solo il Verme; sopravvisse nei secoli all'interno del Torsolo della Mela di Eva, fino all'agnizione finale che fu scambiata per resurrezione poiché, essendo la determinazione del sesso dei vermi ancor più complessa di quello degli angeli, tutti credettero che fosse risorto il defunto Verme del Torsolo della Mela di Eva.
    Lei, poveretta, non riuscì a completare la frase "Io sono...[la Verma del Verme]" che tutti gli astanti erano già impegnati a celebrare il miracolo della resurrezione del Verme e la fake news - data la nutrita presenza femminile all'evento - si sparse immediatamente per l'universo mondo.
    La Verma del Verme si consolò comunque grazie agli affetti famigliari: la giovane coppia aveva infatti "consumato" non solo la mela e ben presto la Verma del Verme aveva dato alla luce un Verme che fu battezzato Verme come il defunto padre e veniva da tutti chiamato "Verme della Verma del Verme" ["del Torsolo della Mela di Eva" fu ben presto eliminato per praticità].
    Ora avvenne poi che il Verme della Verma del Verme si comportasse così vergognosamente da essere indicato da tutti come "quel verme del Verme della Verma del Verme".
    Nonostante ciò, quel verme del Verme della Verma del Verme ebbe la fortuna di essere ritratto da un famoso pittore tant'è che da allora in poi per tutti divenne "quel verme del Verme della Verma del Verme di Vermeer".


    La Ragazza con quel verme del Verme della Verma del Verme di Vermeer

    [N.d.A. Per qualche misteriosa ragione, dopo aver scritto questa ulteriore cagata, mi sento come un verme... ]

  15. #30
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    774
    Certe ispirazioni sono infinite . I personaggi sempre in cerca d'autore.

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