E chi tenta lo fa per cercare "vie comode" o la via VIA, ovvero quella giusta?
P.s. Sono anni che manco, non mi loggo da una vita e rarissimamente riesco a leggervi.
Poco fa, sono passata e mi è caduto l'occhio su una reply:
"Si può anche andare avanti per tentativi:
Primo matrimonio
Secondo matrimonio
Terzo
Quarto
Dodicesimo
La verità è che se non accetti i difetti del primo coniuge difficilmente accetterai quelli degli altri dodici...
Uno poi si accomoda. Per sfinimento e per non cadere nel ridicolo."
E questo mi ha fatto riflettere sul tentare nella vita (in tutti gli ambiti, compreso quello sentimentale).
Mia nonna diceva che chi non ha il coraggio di tentare è un fallito.
La mia esperienza di vita mi ha insegnato che altrettanto fallito è chi persegue obbiettivi senza speranza o, peggio ancora, dannosi.
Senza per forza voler scivolare nel filosofico, credo che quando si decide di tentare (pesati rischi e benefici e presasi la responsabilità consapevole del passo e della propria disponibilità a impegnarsi al massimo per l'impresa in progetto) va fatto. Se tutto verte alla strada giusta va tentata.
Ma nulla è predefinitamente per sempre. Le condizioni a volte mutano (negli affari, sul lavoro, in amore, persino nell'ambiente naturale). Quindi può essere che la strada giusta si possa rivelare bloccata, alluvionata o franata.
L'accomodarsi è uno dei tanti aspetti soggettivi. C'è chi lo fa e chi no. C'è chi ama il comodo e chi il giusto. E chi riesce a mediare (tra il proprio interesse e i benefici altrui, per metterla sul econimicismo mondano).
La verità in tasca io non ce l'ho e credo che non esista - almeno ho la consapevolezza di non avere tutti gli elementi per poterla vedere, non essendo io divina e non avendo mai camminato con scarpe altrui -.
La mia verità (il mio vissuto) mi suggerisce che:
"se non accetti i difetti del primo coniuge difficilmente accetterai quelli degli altri dodici" è l'assurdità più grande che io abbia mai sentito. Se non si rispetta sè stessi lasciando che proprio per primi siano gli altri a non rispettarci non si va lontano. O meglio, ci si va: ma come? Passando la vita a sopportarsi? Farsi del male? Non capendo che si ferisce l'altro e continuando a farlo?
"gli altri dodici" saranno anche allegorici, ma va ricordato bene che ogni persona "miscelata" con un'altra cambia. E se una persona è consapevole di sè e possiede un minimo di maturità non ha necessità di cambiare partner a dozzine, perchè, nel caso, temo che conosca poco se stessa e che abbia i piedi ben piantati sulle nuvole.
Accettare non significa subire all'infinito.
Se il matrimonio fosse un'attività commerciale (cosa che per molte coppie che conosco è) andare avanti così significherebbe finire sul lastrico.
In effetti, nelle coppie che non funzionano accade spesso che uno si accomoda nei propri difetti e l'altro li subisce (all'inizio magari anche inconsapevolmente).
Ora, è giusto seguire una strada comoda o una giusta?
E cosa è giusto? Subire o cercare di riscattarsi?
E siamo ricaduti nel filosofico
Un caro saluto a tutti.
Astrid