Quindi si parla di pacchi... capisco.
Pacchi da aprire, pacchi che vanno in giro a flirtare, pacchi effeminati e pacchi mascolini...
Beh, un tema audace!
Chissà come saranno gli approfondimenti!
Quindi si parla di pacchi... capisco.
Pacchi da aprire, pacchi che vanno in giro a flirtare, pacchi effeminati e pacchi mascolini...
Beh, un tema audace!
Chissà come saranno gli approfondimenti!
Chiamiamo Loris Batacchi, capufficio pacchi!![]()
Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple
e chi inganna gli ingannatori ? chiedilo a Vulvia:
uomini che soffrono di ginecomastia, donne baffute e sempre piaciute; perché non si cercano ? che relazione c'è tra il ferretto dei reggiseni e l'improvvisa comparsa delle ali negli assorbenti ?
l'uomo sempre più effeminato: dopo quanti congiuntivi corretti è consigliabile rivolgersi al medico ?
su rieduchescional channel...
c'� del lardo in Garfagnana
I social network non fanno che enfatizzare la realtà, a volte la distorcono anche.
La frangia maschilista e, di conseguenza patriarcale, è guidata da chi ha timore di perdere il potere maschio scolpito nelle pieghe di millenni di storia (nato per ragioni di forza fisica, appartenente per biologia all'uomo, con l'aggiunta della sudditanza economica che ancora oggi resiste, ad esempio, nelle disparità salariali tra i due sessi) che con il tempo si è "evoluta" in una mera questione "culturale".
L'abitudine a sovrastare e a sovrintendere ha portato l'uomo a non voler mollare lo scettro e le donne a rimanere impantanate nella sudditanza.
Ma non tutte. Nel backstage della storia ci sono molte donne che hanno avuto ruoli di prim’ordine anche se non ufficiali. Chi moglie carismatica, chi mentore, chi studiosa o artista, chi scienziata…
Il discrimine, per quello che vedo e vivo io, sta nella conoscenza. E’ una questione culturale.
Per avere autorevolezza bisogna dimostrarlo.
Il grosso del problema sono i tentativi di tappare la bocca da parte di chi ha Potere e può fare il bello e il cattivo tempo: loro saranno gli ultimi a cedere, perché, come diceva quella buon'anima di Giulio, "il potere logora chi non ce l'ha".
A 20 anni si è nella fase: "so tutto io", ovvero "incrollabili certezze". Non si ha esperienza diretta della vita e, per molti, neppure la preparazione di base per capire che strada definitiva prendere.
A livello sociale io vedo un impoverimento culturale. Sembra paradossale visti i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione… Avessi avuto io internet quando avevo 15 o 20 anni ora di lauree ne avrei almeno 4 (lauree in senso lato, ovvero conoscenza, tanta conoscenza).
Ovviamente c’è anche l’impoverimento economico che produce danni. Una società ricca ha problematiche che sono diametralmente opposte rispetto a una povera.
Basti osservare la storia passata. Se mettiamo a confronto Medioevo e Rinascimento o Illuminismo abbiamo uno riscontro macro, visibile anche da chi ha scarsi interessi per la storia.
Nel mio ambiente non si notano troppe diversità, credo che sia per una ragione precisa: nessuno sta a sottolineare l’altrui genere o a sottolineare il proprio.
Si va per competenze e per specialità, anche se sono sfumature in un ambito paritetico.
Unica "differenza" è data, per ovvie ragioni, dalla fisiologia. Le donne in età fertile non sono fisicamente al 100% per un certo periodo mensile e quindi se c'è iper lavoro viene loro chiesto se sono stanche e se la sentono di continuare, quando ci sono periodi di lavoro "duro" o trasferte "pesanti". Un tratto di sensibilità che è la norma e non ha indirizzo di genere.
Quindi, basandomi su di me, mi sento di dire l'atteggiamento sessista è una questione "meramente" culturale con due diramazioni principali:
- più si ha conoscenza "del mondo" e consapevolezza di sé e meno si accusano desideri di prevaricazione di genere esternati con aggressività sessista o comportamenti inferiorizzanti;
- più si esagera con lo sbandieramento della diversità tra sessi, l'esteriorizzazione allegorica dell'emancipazione o la ridicolizzazione del sesso antagonista e più la situazione rischia di peggiorare sulla scorta di una sottocultura generalizzata.
L'altro giorno leggevo un resoconto sullo stato dell’istruzione in Italia… Siamo messi male. Stiamo regredendo. Questo è, a mio avviso, una concausa primaria dei rigurgiti patriarcal-politico-sessisti-antitutto a cui stiamo assistendo.
Conclusione: fino a che non si imparerà di guardarsi con occhi asessuati, vedendo prima l’essere umano con le sue peculiarità, competenze e sensibilità interiori, questa pseudo-lotta sociale tra sessi non si sgonfierà e continuerà a nutrirsi di frustrazioni da un lato (quello femminile) e aggressività dall’altra (quello maschile), con il rischio che si arrivi al ribaltamento del "sentimento" e si ricominci ciclicamente da capo.
L'uniformità di trattamento è la naturale estensione dell'ampiezza culturale elevata all'apertura mentale. Ossia l'assenza di retaggi.
Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple
Condivido il tuo pensiero.
Anche secondo me il problema di fondo è culturale. E sicuramente il calo dell'istruzione pesa non poco. Ma non è solo quello, e lo dimostra il fatto che dinamiche di violenza di genere nascono in qualunque strato culturale o sociale.
Purtroppo vi sono delle disparità ancora forti. Io lavoro in un settore tutto sommato piuttosto paritario, tuttavia nella mia azienda fanno carriera solo gli uomini. Alle donne non vengono dati ruoli apicali, perché il boss supremo è tendenzialmente maschilista.
Ma al di là del lavoro, che è comunque uno dei settori in cui la lotta femminista ha più senso, c'è il problema delle relazioni, dove si creano poi, nei casi estremi, dinamiche di violenza, psicologica o anche fisica. Dinamiche figlie del patriarcato, e della presunzione che l'uomo stia un gradino sopra la donna, che possa decidere anche per lei, che possa dettare regole.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Cono, nessuno qui parla di maschi contro femmine, ma di questioni ideologiche. Ci sono uomini assolutamente femministi e donne che inneggiano al patriarcato, quindi non tirare fuori la solita tiritera, che non è di questo che stiamo parlando. Si parla di parità e di non parità.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Stai a vedere che c'è lo zampino di Satana!
E' accaduto che il mondo cambia, come ha sempre fatto, e sempre sarà.
Perchè, la dura verità, Cono, è che tutto cambia. E' stato così per l'evoluzione umana, per la formazione del sistema solare, per la selezione naturale e per la pseuglobalizzazione che porta avanti quel che meglio si confà alla vita sulla Terra.
Nulla è immutabile, che ci piaccia o non ci piaccia. Così è.
Dove sarebbe l'attrazione spontanea tra due sessi disuniformi? Forse alle donne non piace più stare zitte e subire (lo stanno facendo persino in Siria, in Iran, in Afganistan) dove, si mormora, siano meno civilizzati di noi occidentali. O forse agli uomini sta stretta l'idea di non avere più loro l'ultima parola?
Senza guardare ai giovani che preferiscono restare single, ti propongo un altro punto di vista: le signore attempate che rimangono vedove.
Ne conosco alcune che dopo la dipartita del marito sono letteralmente rinate: da cosa pensi che dipenda?
Racconti loro: era un brav'uomo (perchè di chi non cìè più vanno tessute esclusivamente le lodi, sai mai che metta una parola buona con il portinaio del paradiso...) però ero così stanca. Tutta la vita chiusa in casa, a fare tutti i giorni le stesse cose, senza mai un giorno di vacanza e poi da sola... lui sempre allo stadio o attaccato alla partita in tv. Meno male che quando è andato in pensione ha coprato un altro televisore, almeno qualcosa potevo guardarmi anche io. Neppure il cellulare volava che avessi. "Tanto non esci, che te ne fai... c'è già il fisso". Vado avanti?
E poi le vedi con i capelli finalmente in ordine, vestite in maniera decorosa, con il sorriso che era mancato da 40 anni. E anche se non sai dirrttamente qualche risposta ti viene da dartela.
A ben conoscere la storia si scoprirebbe che il concetto di omosessualità non è mai esistito, è stato coniato nel 1800.
A ben conoscere la storia si scoprirebbe che, mitologiche Amazzoni a parte, le donne mascoline sono sempre esistite - donne travestite da uomo per combattere le guerre, per lavorare in miniera, per praticare sport considerati inopportuni per una femmina.
Se la guerra dei sessi è eterna, come specifici tu, credi dunque che non ci sia alcuna speranza per un'equiparazione reciproca? - anche in considerazione che i maschi da soli rischiano di soccombere, le donne... mi sa che ne escono meglio (affermazione che fa spesso mio marito: persona estremamente oggettiva e consapevole di sè e dei propri limiti maschili, retaggio di una cultura scaduta da cui si impegna quotidianamente al riscatto).
Che poi sta tiritera "uomini sempre più effeminati e donne sempre più mascoline" ha rotto. Semplicemente finalmente le persone si sentono libere di esprimere se stesse senza dover essere incasellate in un genere preconfezionato dalla società. Prima, come giustamente tu dici, Astrid, semplicemente si nascondevano. Ora possono non farlo più. Ed era ben ora!
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Hmmm, no, questo è proprio un errore, in cui sono caduto anche io;
la violenza è una patologia psicologica individuale che ha una correlazione molto flebile e indiretta col patriarcato e il maschilismo, che invece sono costrutti culturali;
questo è proprio un dato clinico, scientifico;
capisco che istintivamente si sia portati a stabilire una correlazione, ma è sbagliato; il violento viene da un percorso patologico dell'affettività che condiziona le relazioni, a prescindere dal grado di maschilimo del suo ambiente; almeno per ciò che riguarda le nostre società;
quello che si è osservato, invece, è che determinate condizioni - la miseria per prima - possono far degenerare una cultura patriarcale e maschilista in un diffuso sentimento misogino che sfocia in violenza, una cosa osservata in India, Africa e altrove; ma maschilimo patriarcale e misoginia/violenza sono cose ben distinte;
questo è rilevante perché se accusi un maschilista di essere un prodromo o concausa della violenza è piuttosto probabile che quello non si ritrovi, e in perfetta buona fede; ma così manca pure di collaborare sulla questione del maschilimo, per esempio nelle questioni di lavoro.
c'� del lardo in Garfagnana
...
Ultima modifica di axeUgene; Oggi alle 10:34
c'� del lardo in Garfagnana
Dark, io la vedo proprio come una problematica culturale - non intesa come istruzione ma come Cultura -.
E da certe culture, infarcite di narcisismi maschili, dottrine religiose adattate, megalomanie autocelebrative, è ben difficile disfarsi in poche generazioni. Quindi si trascinano, a volte per secoli.
Capita che qualche pecora nera, in casa, a volte, riesca a levare fette di prosciutto dalla serratura e gli faccia venir voglia di cercare la chiave... Capita. Ma è un processo lungo e rischioso che a volte preferisce sbattere fuori casa la "mela marcia" piuttosto che guardare dal buco della serratura senza appesantire i pantaloni.
Eh no. In realtà la cultura patriarcale c'entra eccome, anche con la violenza.
Proprio perché l'uomo si sente superiore alla donna e quindi nelle condizioni di poter decidere per lei.
Lungi da me ovviamente pensare che tutti i maschilisti siano violenti. Ma la violenza nasce proprio in quel vivaio. Dalla mancanza del rispetto verso la donna in quanto essere umano. Dal considerarla una "proprietà" del marito o del compagno. Io esempi del genere li ho avuti anche in casa.
Perché la violenza è anche psicologica: "Sei donna, non devi andare a lavorare, ma stare in casa a occuparti dei figli". "Non è il caso che tu esca con le tue amiche". "Tu sei mia, e se mi tradisci finisce male". Tutti concetti che prendono piede da questo tipo di cultura. E' una struttura di potere che favorisce e porta avanti la violenza come mezzo per affermare il dominio maschile.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
no, no... queste cose le credevo anche io, ma te le smentisce l'ambiente professionale; un conto è una cultura gerarchica, variamente modulata; altro la violenza agita che vediamo oggi in contesti culturali e sociali medi, in cui il potere è più subdolo e negoziato in modi complessi, ma la violenza è il risultato di una caduta di inibizione che ha una radice patologica individuale; se parli con professionisti che si occupano dei violenti, questa cosa te la spiegano per benino;
ovviamente, un maschilista può essere ANCHE violento e pensare nel modo che dici; ma la condizione necessaria della violenza è una patologia relazionale di dipendenza, con profili standard, tipici, associati a disturbi dell'eros, ecc...
ora, potrei essere impreciso, ma a memoria di quanto mi era stato spiegato il soggetto violento ha strutturato nel suo pregresso una modalità reificante, che riduce l'altro ad un oggetto investito di una funzione e che può essere distrutto, ma col quale non c'è relazione erotica di scambio; cioè, strutturalmente il violento non è capace di godere del piacere e benessere dell'altro, non solo in senso sessuale;
questo, se non ricordo male, perché si è identificato nell'infanzia in quel modello maschile tramite un padre violento; nonostante un ripudio di quella figura, la controparte femminile passivizzata resta in quel quadro, anche se suscita protezione; cioè, quel maschile ha solo i codici per relazionarsi con donne passive e "tristi", ridotte a oggetto e che non possono esprimere una personalità; se lo fanno, l'uomo va in crisi e diventa violento, perché non ha proprio un linguaggio, dei codici.
c'� del lardo in Garfagnana
I casi di cronaca offrono moltissimi esempi che smentiscono la tua convinzione, a cominciare da un femminicidio tra i più tristemente famosi: quello di Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta. Il padre, Nicola Turetta, ha gestito per molti anni (insieme alla moglie Elisabetta) una trattoria ereditata dal nonno. Poi, nel 2011 ha deciso di vendere l'attività, ma ha continuato a lavorare come cuoco nella mensa di una struttura per anziani, mentre la moglie ha scelto di fare la casalinga per occuparsi della crescita e dell'educazione dei figli. Una famiglia semplice, descritta da tutti (parenti, amici, conoscenti, vicini di casa) come normale e affiatata. In questo contesto è cresciuto l'assassino Turetta, senza esempi familiari di violenza o figure di riferimento negative con le quali identificarsi.
Questo è sono un esempio, ma purtroppo ce ne sono a decine, a centinaia... alcuni li trovi qui:
https://tg24.sky.it/cronaca/approfon...a-2025-dati#00
E' assurdo pensare che i cento e passa femminicidi che avvengano ogni anno in Italia per mano di mariti, fidanzati, conviventi abbiano tutti la stessa matrice: padri o altre figure di riferimento violente nella famiglia d'origine. E' dimostrato, invece, che la stragrande maggioranza delle vittime cercava di svincolarsi da un rapporto malato, asfissiante e il partner non accettava questa decisione, preferendo uccidere (e, in alcuni casi, togliersi la vita dopo aver assassinato la compagna) piuttosto che lasciarla libera. Tutto ciò è frutto, come ha correttamente puntualizzato Dark Lady, di una mentalità patriarcale che considera la donna come essere inferiore o come "oggetto di proprietà" dell'uomo.