Al quarto anno di politecnico, studiavo con un collega due "Esamoni", Macchine e Macchine Elettriche. Dopo i corsi ed una frugale cena in birreria a Viale Lombardia, si faceva mezzanotte e passa. Tornando a casa, a piedi, ogni sera incontravo a un angolo di via Vallazze (presso Loreto), una "Professionista", matura, intabarrata per il freddo/l'umidità/pioggia notturna, col trucco pesantissimo. Che fumava.
La incrociavo e , puntualmente, con una voce roca dal fumo, mi salutava. Rispondevo frettolosamente ed insonnolito, con un cenno ed un sorriso.
Mi diceva, tutte le sante sere, "Ciao, caro".
Ed ogni volta che sento (o leggo) "Caro", mi ritorna in mente.
Con tenerezza.