Ho provato un profondo senso di angoscia ed una profonda lacerazione interna, il giorno in cui ho capito che per colei la quale mi aveva generato,
io ero una mera proprietà e non una persona libera. Eppure non credevo, ma i miei sentimenti, le mie convinzioni e le mie scelte, per lei non
avevano alcuna rilevanza. Io ero pur sempre suo figlio e in quanto tale, poteva offendermi e umiliarmi ogni volta che voleva.
E l'ho capito in un momento drammatico e delicato e cioè quando mio padre si ammalò e cercavo disperatamente di aiutarlo. Lei era insensibile e
distaccata. Qualcosa non andava, d'accordo. Lei non era più lei, oppure solo adesso era veramente chi era?
La cattiveria si era impadronita di lei o più semplicemente, avendo perso i freni inibitori, ciò che era realmente usciva fuori senza alcun filtro.
All'improvviso mi sono ritrovato a combattere con un'estranea che non aveva altro scopo se non quello di danneggiarmi in qualunque modo.
Adesso capivo le parole di un amico disperato perché la malattia della madre le impediva di riconoscerlo quale figlio, mentre si ricordava benissimo dell'altro suo
figlio. Questo mio amico era affranto e disperato perché quando toccava a lui prendersi cura di lei, lei lo rifiutava perché non lo riconosceva e cercava l'altro figlio.
Provate ad immaginare come ci si possa sentire...
Nel mio caso invece, si trattava di una forma di cattiveria a 360°. Lei l'aveva con tutti, parenti, amici, dottori... tutti coloro che le giravano intorno.
Semplicemente io le dovevo ubbidire. Accettare le sue volontà , senza se, senza ma. E così non ero buono perché rivolgevo la parola a suo fratello o cercavo di
dissuaderla dal denunciare l'oculista che l'aveva operata alla cataratta, perchè dopo qualche giorno dall'intervento, lei ancora non vedeva bene e la colpa era del
medico che a suo dire, le aveva danneggiato un occhio... insomma era in guerra con tutti.
A mia moglie voleva bene come una figlia, fino a quando ci rimase male perché si rifiutò di andare a servizio da lei a ore, per farle le pulizie.
O meglio ci sarebbe andata, ma non per denaro.
"Io verrò ad aiutarla a fare le pulizie, così come vado da mia madre, ma non c'è bisogno che mi paga, lei non mi deve pagare, l'aiuto volentieri, ma non
voglio soldi" le disse mia moglie. Ma non accettando denaro non si veniva a creare quel rapporto di sudditanza che invece lei voleva istaurare, pertanto
mia moglie era diventata una persona poco gradevole perché non aveva accettato la sua "generosa" offerta e si dava arie da signora.
Però la considerava come una figlia.
No. Non c'era con la testa e tuttavia è riuscita a farmi del male, gettando nel cestino cinquantaquattro anni di rapporto amorevole tra madre e figlio.
Ero diventato un pupazzo nelle mani di mia moglie. Ero diventato egoista, insensibile, avido. Ero tutte le cose più brutte di questo mondo.
Le sue amiche non le credevano. "Impossibile!!!" le dicevano, Bumble era stato sempre un figlio amorevole, premuroso, rispettoso nei confronti dei propri
genitori e delle persone più grandi in generale. Eppure lei insisteva. Ero cambiato, ero diventato cattivo.
Ero diventato cattivo perché non la assecondavo, perché mi opponevo alle sue assurdità in maniera decisa e irremovibile non lasciandomi corrompere o far finta
di darle ragione per accattivarmela. Io che nella mia vita non mi sono mai accattivato nessuno... Per me il nero è sempre stato nero, come il bianco è sempre stato
bianco.... i due colori non si potevano invertire.
Errore grave. Mai andar contro ad un despota. Non ve lo perdonerà mai. E infatti, ho pagato di persona.
Ho talmente pagato e sofferto, a livello emotivo, tanto da rendermi irremovibile come lei.
Di nascosto si era andata ad operare alla cataratta....
Di nascosto si era andata a far applicare un nuovo pacemaker a Milano.... dopo che mille volte i medici locali le avevano detto che quello che aveva già , funzionava benissimo.
E così si era organizzata, grazie alla complicità di amici di famiglia e se ne era andata su a farsi operare.
Senza darmi un numero di telefono, senza avere la possibilità , visto che se ne era andata alla chetichella,
di prendere dei giorni di ferie e accompagnarla. Si era rifiutata di darmi il cellulare dell'amica e a stento
mi disse il nome dell'ospedale. Il giorno in cui fu operata dovetti chiamare il centralino e spiegare per
telefono che ero il figlio (che non l'aveva accompagnata) e che chiedevo notizie circa l'operazione.
"Stia tranquillo, sua madre sta bene, è uscita da poco dalla sala operatoria, sta bene", mi disse
un'infermiera per tranquillizzarmi.
Che umiliazione provai quel giorno, ad elemosinare notizie a distanza. E poi riuscii a trovare il
numero di casa dell'amica di famiglia, sua coetanea.
"Bumble, mi devi perdonare, le ho detto mille volte di chiamarti di tenerti al corrente, ma lei non ha
voluto, guai a voi se chiamate mio figlio, mi diceva. Io non la riconosco più. Non l'avevo mai vista
così irrequieta, incattivita, determinata".
Niente. Mia madre non c'era più. Al suo posto, una scatola vuota, cinica, agguerrita, determinata, insensibile.
Non le concedo alcun perdono e l'ho declassata al mero ruolo di genitrice. E non pensiate che non soffra o
che rimanga insensibile a tale uguale fermezza e mancanza di considerazione che le rivolgo. No. Mi fa male, tanto male.
Non le porto nemmeno dei fiori al cimitero, li porto solo a mio padre... mia moglie le compra i fiori e glieli mette nel vaso
dicendo che oramai non c'è più.
Già , non c'è più. E probabilmente le rimprovero anche questo. E del resto a Londra, per ben due volte è stata ricoverata.
Ma nessuno mi ha detto niente. Quella mentecatta di mia sorella : "La mamma non voleva che te lo dicessi".... " Grazie,
per "ubbidirle" mi ha tolto la possibilità di sentirla un ultima volta, di prendere un aereo e venirla a vedere.... ma che
razza di sorella sei?" "La mamma voleva così?" è stata la sua laconica risposta. Però il giorno in cui è morta mi ha
telefonato piangendo... ed io mille miglia di distanza non solo ho appreso della morte di mia madre, che che era
ricoverata da diversi giorni e anche prima lo era stata e quando le avevo telefonato per l'onomastico, Natale, nessuno
mi aveva detto niente.
In questa fermezza che mi sono imposto, c'è tutta la disperazione di un uomo che ha deciso di strapparsi ogni più
remoto ricordo di gioia e felicità trascorso insieme a questa persona. Il figlio è morto nel momento in cui la madre
lo ha rinnegato. Non può esserci figlio senza una madre, pertanto io non ho mai avuto una madre, per quanto mi
riguarda (Dov'è Cono? Non aspetto altro che mi rivolga qualche biasimo....).
Era un amore egoistico e viscerale il suo. Un amore per qualcosa che si possiede e, nel momento in si è resa conto che non poteva
controllarmi, mi ha visto come un traditore, libero da maltrattare e calpestare a piacimento.
In giorno in cui dovessi arrivare a comportarmi allo stesso modo e avrò la fortuna di rendermene conto.. ebbene mi buttero a mare
con una corda legata ad un masso, piuttosto che far ancora del male ai miei famigliari. Non potete immaginare come ci si sente,
specie quando da figlio hai fatto di tutto per prenderti cura di genitori.
I figli non sono una proprietà . Ci sono dati in dono per farci compagnia e permetterci di dare il meglio di noi stessi in esempi e comportamenti
da trasmettere, no da tenere in pugno, nel terrore, con minacce e ricatti.
La libertà non ha prezzo. O meglio, nel mio caso ha avuto un prezzo e tuttavia non ci penserei due volte a pagare qualunque prezzo per essere.... libero.
Buona noote.