Pensare con gli occhi, argomentare
con la voce: un dialogo tra Debate
e Alfabetizzazione Visiva
Rosa Carnevale, Michele Baldassarre
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
1. Introduzione
La società contemporanea è caratterizzata da una crescente centralità delle immagini.
Fotografie, video e contenuti multimediali costituiscono ormai il linguaggio privilegiato per rappresentare e interpretare la realtà. La condivisione di immagini personali sulle piattaforme digitali, infatti, è diventata un gesto quasi automatico, un’abitudine che scandisce la nostra presenza online. Le foto vengono pubblicate con la speranza di essere viste, riconosciute e, in qualche modo, approvate. Dall’altra parte dello schermo, però, il più delle volte l’attenzione si riduce a un gesto rapido: uno scroll veloce, un like istintivo, un segno di approvazione superficiale che spesso non corrisponde a una vera osservazione o comprensione di ciò che l’immagine racconta (Heiferman, 2012).
Le fotografie diventano così frammenti di visibilità temporanea, testimonianze destinate a scorrere in un flusso inarrestabile di immagini, più che oggetti di autentica relazione o attenzione.
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2. Quadro di riferimento pedagogico
Negli studi moderni sull’argomentazione emerge un progressivo ampliamento del concetto stesso di “argomentare”, che non viene più confinato esclusivamente alla dimensione verbale. Alcuni autori hanno infatti sottolineato come la logica del confronto e della persuasione possa manifestarsi anche attraverso linguaggi e strumenti non linguistici in senso stretto.
Per Hesse (1988) ogni comunicazione produce credenze: ciò significa che anche immagini, gesti o simboli, al di là delle parole, sono in grado di orientare il modo in cui le persone interpretano il mondo. Analogamente Fisher e Filloy (1982) introducono la nozione di “suggestione estetica”, ovvero la capacità dei testi visivi o performativi di suscitare reazioni che, se sottoposte a interpretazione critica, possono trasformarsi in credenze ragionate e condivise.
Altri studiosi hanno esplorato forme particolari di argomentazione visiva o materiale: Medhurst e DeSousa (1981) hanno analizzato la vignetta politica come un vero e proprio sillogismo visivo, capace di condensare in un’immagine un ragionamento implicito e persuasivo.
Sul piano storico, Varga e Kessler (2000) hanno indagato il Medioevo, evidenziando come le immagini fossero usate non solo come strumenti didattici o devozionali, ma persino come evidenze nelle dispute e come argomenti visivi a sostegno di dottrine religiose e filosofiche.
Accanto a queste prospettive più inclusive, esistono tuttavia posizioni più caute. Autori come Perelman e Olbrechts-Tyteca (1969) e, più recentemente, van Eemeren (2004), e i suoi collaboratori, ribadiscono che l’argomentazione, per definizione, richiede linguaggio: i mezzi non verbali possono certamente accompagnare, rafforzare o illustrare un ragionamento, ma non possono sostituirsi al nucleo discorsivo che dà forma all’argomentazione in senso stretto.
In questo dialogo tra approcci si apre un campo fecondo di ricerca: da un lato la forza persuasiva di immagini e simboli; dall’altro, la centralità del linguaggio, elemento irrinunciabile per distinguere l’argomentare dall’agire o dal semplice comunicare.