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Opinionista
Noi che col tram si andava al mare
Il vecchio tram era sempre posteggiato di fronte alla stazione degli autobus, per cui era facile da individuare, grandi stormi di piccioni si aggiravano indisturbati nella piazza antistante, e i pesci rossi nella grande vasca parevano quasi giovani squali. Quando era presto si faceva colazione al bar della stazione, dove la varia fauna umana si muoveva al suono del cicaleccio; la gente era solita sostare a lungo per prendere il caffè, o un bicchiere di menta fresca, specie nelle ore più calde. Vestiti svolazzanti e cappellini improbabili sostituivano gli impermeabili primaverili dei passeggeri. Le borse colorate piene di asciugamani arrotolati in frettolosamente, senza riguardi, in mezzo a qualche panino preparato in fretta e furia e la bottiglietta d’acqua con la chiusura ermetica. Sul tram percepivi il profumo di spensieratezza, i volti rilassati e sorridenti anche se si viaggiava in piedi, pressati come sardine, nessuno aveva l’ ombrellone, non usava, bastava l’ombra delle casette di legno colorate, ci si scottava, ma neppure tanto, si restava solo qualche ora, e talvolta nel pomeriggio, le giornate erano diverse avevano colori vivaci, l’azzurro del cielo si inondava di mare, mentre fili d’oro illuminavano le increspature, poi il tram ti riportava in centro, se eri fortunato ci trovavi un po’ di spazio. Il volto arrossato ti accompagnava fino a casa, certamente sulla giornata in spiaggia non potevi mentire, ti si leggeva sul viso.
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