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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #8191
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Un semplice incidente” (2025) di Jafar Panahi
    Un uomo pensa di riconoscere il suo torturatore nel tipo che chiede aiuto con la sua auto in panne dopo un semplice incidente. Lo segue, lo rapisce e nel momento in cui lo sta seppellendo vivo ha un attimo di dubbio, se sia davvero l’uomo dei servizi segreti iraniano che lo accusò di cospirare contro il governo di Teheran. Chiama allora altre persone perseguitate come lui a cui fa vedere il viso del presunto torturatore, ma tutti tranne uno sono dubbiosi si tratti di quella persona. Il film ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo Cannes, meritato o no penso sia stata una decisione politica, quella che invece è mancata a Venezia per “La voce di Hind Rajab”. “Un semplice incidente” appare per certi versi una commedia sofisticata, più che un vero e proprio thriller, che ricorda nelle discussioni tra i protagonisti, quando non si trovano d’accordo su nulla - come nelle migliori versioni delle opposizioni politiche, qualcosa di Woody Allen. Negli ultimi minuti cresce però il lato drammatico del film, con un dialogo serrato tra il torturatore e i suoi carcerieri, in cui si evidenzia il danno comune a chi persegue e a chi subisce il dettato di una dittatura.

    Un semplice incidente ***

  2. #8192
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    “After the hunt” (2025) di Luca Guadagnino
    Università di Yale, una professoressa appena tornata ad insegnare dopo una malattia raccoglie la testimonianza di una sua studentessa molestata da un insegnante dopo un party. La docente (Julia Roberts) è cauta nel considerare apertamente colpevole il collega, ed essendo vicina ad entrambi fatica a prendere posizione, ma forse c’è dell’altro. Il film era a Venezia fuori concorso e presenta molte delle caratteristiche dei film di Guadagnino, come ad esempio prendere spunto dai grandi registi del passato, come non pensare a Woody Allen nelle fasi iniziali o a Hitchcock per come la storia si sviluppa nel proseguo, con la sua solita regia precisa e un montaggio mai banale, ma anche con una sceneggiatura un po’ sfuocata. L’altro a cui accennavo sopra è relativo a quello che la vicenda fa riaffiorare nella testa della protagonista, una storia passata che ha segnato per sempre la vita della donna.

    After the hunt ***

  3. #8193
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    “After the hunt” (2025) di Luca Guadagnino
    Università di Yale, una professoressa appena tornata ad insegnare dopo una malattia raccoglie la testimonianza di una sua studentessa molestata da un insegnante dopo un party. La docente (Julia Roberts) è cauta nel considerare apertamente colpevole il collega, ed essendo vicina ad entrambi fatica a prendere posizione, ma forse c’è dell’altro. Il film era a Venezia fuori concorso e presenta molte delle caratteristiche dei film di Guadagnino, come ad esempio prendere spunto dai grandi registi del passato, come non pensare a Woody Allen nelle fasi iniziali o a Hitchcock per come la storia si sviluppa nel proseguo, con la sua solita regia precisa e un montaggio mai banale, ma anche con una sceneggiatura un po’ sfuocata. L’altro a cui accennavo sopra è relativo a quello che la vicenda fa riaffiorare nella testa della protagonista, una storia passata che ha segnato per sempre la vita della donna.

    After the hunt ***
    Sceneggiatura un po’ acerba della scrittrice alle prime armi, ma una grande regia, cast stellare, e stupenda la colonna sonora.
    Adoro i thriller psicologici.
    Indovinatissima la citazione di Allen e Hitchcock.

  4. #8194
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    Meno male qualcuna guarda qualche film.

  5. #8195
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    Due film in concorso a Berlino 2025.

    “If I Had Legs I’d Kick You” (2025) di Mary Bronstein
    Una terapista oltre ad essere molto impegnata professionalmente ha anche un grosso problema con la figlia, intubata per un disordine alimentare che necessita di essere assistita costantemente. Non bastasse, alcuni suoi pazienti la tengono continuamente sotto stress, come una ragazza che abbandona la figlia di pochi mesi nello suo studio aumentando le difficoltà della donna a sopperire a tutte le esigenze. A Berlino Rose Byrne, la cui interpretazione va detto regge l’intero film, ha vinto il premio come migliore attrice della rassegna. Se nella prima parte la storia per come viene sviluppata risulta interessante, soprattutto per il rapporto tra madre e figlia - che tra l’altro si sente parlare ma non si vede se non nella scena conclusiva, nel proseguo il film non riesce a sottrarsi al vortice drammatico che ingoia la protagonista senza riuscire a definire una narrazione convincente.

    If I Had Legs I’d Kick You **

    “Blue Moon” (2025) di Richard Linklater
    Lorenz Hart, famoso paroliere di “Blue Moon”, “My Funny Valantine”, “The Lady is a Tramp” scritte insieme a Richard Rodgers, si trova a Broadway per vedere l’ultima opera del vecchio collega che ha deciso di separarsi da lui visti i problemi di alcol che lo affliggono. Invece di vedere la rappresentazione, Hart sosta al bar a bere e a parlare con il barista e uno scrittore seduto a un tavolo, confidando loro i suoi problemi, che per lui non sono problemi e le sue idee artistiche a cui sta lavorando. Successivamente si uniscono gli spettatori vip che escono dalla sala alla fine dello spettacolo, tra cui Elisabeth di cui Hart è totalmente innamorato e con cui riesce ad avere un lungo dialogo in un prive improvvisato che mette le cose in chiaro. A Berlino il film ha vinto un premio con un attore non protagonista, ma è un irriconoscibile Ethan Hawke ad essermi parso convincente, come pure Margaret Quelley nella parte di Elizabeth. Il film pur essendo ambientato unicamente nel bar del teatro, grazie a dialoghi efficaci e attori di livello risulta assolutamente godibile.

    Blue Moon ***

  6. #8196
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    “One Battle after Another” (2025) di Paul Thomas Anderson
    Una organizzazione rivoluzionaria è impegnata nella lotta armata, soprattutto a liberare immigrati clandestini giunti negli Stati Uniti dal Messico. Al vertice troviamo una coppia con figlia. Durante una rapina in banca finita male lei viene catturata e forse liberata grazie a un ufficiale (Sean Penn) attratto dalla sua pelle nera mentre l’uomo (Leonardo Di Caprio) scappa con la bambina. Nella seconda parte lo vediamo assumere le sembianze di un personaggio che sembra uscito da un film dei fratelli Coen, e osservandolo con quell’aria da scappato di casa, non ci si può sorprendere se poi le rivoluzioni finiscono con un buco nell'acqua. In questo ultimo lavoro Paul Thomas Anderson non ha avuto bisogno di passare attraverso i festival, il film è arrivato nelle sale così, all’improvviso. Nelle parti migliori è assolutamente irresistibile grazie a regia, montaggio serrato e un utilizzo originale delle musiche; si notano influenze e stili diversi ma come nei film precedenti il regista inserisce sempre qualcosa di suo, come ad esempio nell'inseguimento tra macchine nella parte finale. Quanti ne abbiamo visti al cinema, ma il suo ha un tocco personale, con la cinepresa schiacciata sulla strada che porta lo spettatore all’interno della macchina. Peccato per alcune sequenze banali, momenti di stanca prima di riprendere con il solito ritmo incalzante. Ad esempio non ho apprezzato il modo grottesco con cui vengono rappresentati i suprematisti. Anche l'ultima sequenza in cui è presente Sean Penn l'avrei eliminata o fatta diversamente. In definitiva un film che ci parla di purezza delle razze, del senso di appartenenza e di come non ci si arrenda alla trasformazione (in peggio) delle società, con un grande Di Caprio (e un odioso Sean Penn).

    One Battle after Another ***
    Visto, lascia un segno, anche se in qualche momento è ridondante.

  7. #8197
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    Meno male qualcuna guarda qualche film.
    Credo che in molti guardino dei film, ma magari non ne parlano.
    Del resto, chi riuscirebbe a presentarli come fai tu?

  8. #8198
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    Ci metto solo un po' di passione.

  9. #8199
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    “Lo schiaffo” (2025) di Frederic Hambalek
    Ancora da Berlino. E’ bastato uno schiaffo ricevuto da un’amica che Marielle diventi telepatica, capace di vedere la madre che flirta con un collega o il padre umiliato durante una riunione di lavoro. La ragazza è tutt’altro che felice della situazione, accusa un malessere e allora confida ai genitori dei suoi super poteri, i quali naturalmente inizialmente hanno un atteggiamento difensivo, successivamente si bloccano ben sapendo che la figlia vede tutto, ma poi hanno una reazione incontrollata mettendo a rischio il matrimonio e i loro rapporti futuri con Marielle. Il film ha un’idea interessante - come ci comporteremmo se fossimo visti dagli altri, figuriamoci dai figli e alla faccia della privacy - a mio parere non sufficientemente sviluppata con efficacia dalla sceneggiatura, ma con una fine riuscita e che non ti aspetti.

    Lo schiaffo ***

  10. #8200
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    Ci metto solo un po' di passione.
    Magari qualcuno guarda pure film datati (a me è accaduto ieri con Scent of woman, fantastico!) che non aveva visto prima, ma non ne scrive perché sono vecchi.

  11. #8201
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    I bei film non hanno età (frase che mi ricorda Conogelato ahahha, ma che fine ha fatto?)

  12. #8202
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    “Il quadro rubato” (2024) di Pascal Bonitzer
    Due settimane fa durante la trasmissione radiofonica Hollywood Party collegata per l'occasione con il Festival di Torino, era presente insieme ai conduttori della trasmissione Paolo Mereghetti, critico del Corriere a cui ho chiesto via sms quale fosse il suo film preferito del 2025. Ha cincischiato un po’, adducendo a una scarsa memoria, poi ha parlato dell’ultimo di Paul Thomas Anderson, un secondo che non ricordo e appunto a “Il quadro rubato”.
    Siamo nell’Est della Francia dove una famiglia di modesta estrazione si ritrova in casa un quadro che sembrerebbe di un famoso pittore. Viene quindi chiesta una perizia e salta fuori che l’opera è un autentico Schiele, sparita durante la seconda guerra mondiale e il cui valore si conterebbe in alcuni milioni di euro. A questo punto la vicenda diventa un affare tra la casa d’aste che naturalmente aspira a massimizzare il profitto, il rappresentante degli eredi di Schiele che invece minimizza il valore ritenendo la tela rovinata, per poterla acquistarla a un prezzo ribassato e la famiglia proprietaria dell’opera che non vuole essere tirata dentro una faccenda che loro vedono solo speculativa. All’interno di questa vicenda, che nel proseguo perde parte della brillantezza iniziale, possiamo notare la descrizione efficace di ogni singolo protagonista del film, anche quello meno significativo, tipico di certi film francesi, ad esempio quelli di Truffaut. Apprezzato, ma non credo sarà in cima alle mie preferenze del 2025.

    Il quadro rubato ***

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