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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #8206
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Citazione Originariamente Scritto da Escolzia Visualizza Messaggio
    In questo periodo sto guardando, e riguardando, film degli anni 80/90, ma non credo che siano di interesse per qualcuno.
    Molto curioso di sapere quali film.

  2. #8207
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    Citazione Originariamente Scritto da follemente Visualizza Messaggio
    Credo si sia stancato di predicare qui, dove nessuno lo ascolta o segue, non nel senso che non gli si presta attenzione, ma che non si accetta che lui diriga le nostre vite private e ci faccia delle prediche infondate (la cui infondatezza gli si è fatta più volte presente).
    Devo dirti che a me non disturbava, anche quando mi "costringeva" a guardare film che poi si rivelavano inconsistenti o quando parlava di film che sicuramente non aveva visto.

  3. #8208
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    “Jay Kelly” (2025) di Noah Baumbach
    Jay Kelly (George Clooney) è un attore famoso in crisi, stufo del cinema, della celebrità e di tutto quello che ruota intorno al mondo dello spettacolo, compresi i premi, come quello che va a ritirare in Italia in treno da Parigi. Si rende conto di aver costruito la sua vita dimenticandosi delle cose importanti, come di due figlie cresciute senza di lui e che quando sente il bisogno di un riavvicinamento lo considerano quasi un estraneo. Il film era in concorso a Venezia e ha avuto recensioni contrastanti, probabilmente perché è una via di mezzo tra un film drammatico e una commedia, dove trovi nelle lunghe riflessioni che fa il protagonista, devo dire alquanto indulgenti, un po’ di Fellini, di Bergman e di Allen, con qualche sequenza non necessaria, qualche dialogo troppo lungo, probabilmente anche un film sulla carriera di Clooney, come può essere suggerito dalla conclusione, ma con un cambio di passo continuo che porta lo spettatore a chiedersi, cosa succederà ora?

    Jay Kelly ***

  4. #8209
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Citazione Originariamente Scritto da Barrett Visualizza Messaggio
    Devo dirti che a me non disturbava, anche quando mi "costringeva" a guardare film che poi si rivelavano inconsistenti o quando parlava di film che sicuramente non aveva visto.
    A me dava fastidio che non riconosceva mai i suoi errori, il modo distorto in cui leggeva molti autori, anche se glielo si faceva presente, ma soprattutto che si ergeva a giudice della vita privata degli altri forumisti.
    Però ravvivava il forum, era ricco di stimoli.

  5. #8210
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Citazione Originariamente Scritto da follemente Visualizza Messaggio
    A me dava fastidio che non riconosceva mai i suoi errori, il modo distorto in cui leggeva molti autori, anche se glielo si faceva presente, ma soprattutto che si ergeva a giudice della vita privata degli altri forumisti.
    Però ravvivava il forum, era ricco di stimoli.
    Esatto, doveva dire la sua su tutto. Forza Cono torna con noi.

  6. #8211
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Sinners” (2025) di Ryan Coogler
    Anni ’30, due gemelli afroamericani tornano a casa dopo aver terminato la carriera di gangster a Chicago. L’area è quella del delta del Mississippi, l’idea dei due è quella di aprire un locale dove suonare musica e per questo reclutano alcuni musicisti del posto e avviare l’organizzazione per l’inaugurazione. Si intuisce subito che la colonna sonora è la cosa migliore del film, blues delle origini suonato in continuazione e anche nel locale appena inaugurato dove, grazie alla magia che solo il cinema può creare, in una lunga scena in piano sequenza gli invitati ballano sulle note di un sunto della storia della musica nera a partire dal ragtime e seguito da blues, rap e vari mix, come se fossero sempre appartenute alla cultura afro. Detto della prima parte, c’è da dire che del film mi sono accorto solo per le candidature ai Golden Globe, che probabilmente verranno seguite da quelle degli Oscar, anche se nel proseguo invece di accrescere la qualità della pellicola la narrazione si trasforma quasi inaspettatamente - ma neanche troppo considerato che il blues viene considerata la musica del diavolo - in una sorta di horror vampiresco dal dubbio gusto, con la musica del locale che attrae i peggiori spiriti maligni, trasformando una serata speciale in un incubo.

    Sinners **

  7. #8212
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    “Die, my love” (2025) di Lynne Ramsay
    Dall’ultimo Cannes. Grace è una scrittrice alle prese con la depressione post parto. Non riesce a trovare giovamento dalla maternità e vivere in campagna isolata dal mondo e con il marito spesso lontano per lavoro non aiuta. Il film si compone di un’ottima regia, con alcune inquadrature ricercate come pure di una fotografia particolare, spesso sgranata, ma la sceneggiatura è debole, racconta la discesa verso gli inferi di Grace, senza andare oltre la descrizione della giornata vuota della protagonista spesso tesa nel tentativo di autodistruggersi e Jennifer Lawrence non è così brava da sobbarcarsi l’intero film sulle sue spalle.

    Die, my Love **

  8. #8213
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Due film dall'ultimo concorso di Cannes.

    “The Mastermind” (2025) di Kelly Reichardt
    Il protagonista mette a segno un furto di alcuni quadri da un museo di provincia durante l’ora di apertura sfruttando l’inefficiente servizio di sicurezza. Subito sospettato per via di alcune indiscrezioni ricavate dalle confessioni di uno dei complici, il tipo convince moglie e figli a trasferirsi dai suoceri mentre lui comincia a vagare per alcune città americane cercando l’appoggio di amici e conoscenti. Sperimenterà cosa si prova a sentirsi abbandonato e allontanato per via delle indagini della polizia e delle foto del suo viso su tutti i giornali. Il film era in concorso a Cannes e presenta una veste tipicamente anni ’70, epoca in cui è ambientato, con una fotografia probabilmente analogica e un sottofondo musicale che evidenzia una tromba che rimanda al Miles Davis di “Un ascensore per il patibolo” di Louis Malle, ma un po’ tutto il film appare influenzato da quel filone del cinema francese post Nouvelle Vague, caratterizzato da colpi eclatanti da parte di bande criminali e le conseguenti indagini della polizia che portano agli inevitabili arresti. Paradossale la fine.

    The Mastermind ***

    “Sentimental Value/Affeksjonsverdi” (2025) di Joachim Trier
    Al centro della vicenda la casa appartenuta a una donna membro della resistenza norvegese durante il nazismo. Il figlio, famoso regista alla ricerca del suo ultimo capolavoro, ritorna dalla Svezia dove si era trasferito dopo il divorzio per girare un film sulla madre e chiede a una delle due figlie (Renate Reinsve), attrice talentuosa di teatro ma debole da un punto di vista psicologico e con una vita sentimentale insoddisfacente, di interpretare la nonna, ma lei rifiuta. Così il padre consegna la parte a un’attrice americana (Elle Fanning). Il film a Cannes ha vinto il Gran Premio della Giuria, è candidato per la Norvegia all’Oscar è ha collezionato diverse candidature ai Golden Globe. Parlando della direzione Trier poteva fare qualcosa di meglio, ma la sceneggiatura è davvero interessante. L’intreccio dei rapporti tra padre e figlie, che riflettono quello che era stato e quello che sarebbe dovuto essere, ripartono grazie al film da girare proprio all’interno della casa materna ed è l’unica via che l’uomo ha per rimettere a posto le cose in famiglia. Una costante, l’originalità che i registi scandinavi riescono a dare alle loro opere, come pure l’influenza di Bergman.

    Sentimental Value/Affeksjonsverdi ***

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