-Tutto su mia madre,di Almodòvar.
Un inno alla solidarietà femminile,in un mondo nel quale i maschi sembrano non avere più ciitadinanza(o muiono o cambiano sesso). Almodòvar pesca a piene mani nel proprio universo fantasmatico,dalla cinefilia alla legittimazione di ogni variante sessuale,ma perde il retrogusto amaro,e spesso tragico dei suoi precedenti film. L'affetto e la partecipazione con cui descrive la sua strana tribù di donne non cancella un eccesso di buonismo,così il film finisce per essere più un manifesto programmatico che una riflessione sull'altra metà del cielo(anche perchè la cancellazione dell'universo maschile non mi è sembrata realmente giustificata,ma piuttosto vissuta come un sogno infantile),dove i personaggi rischiano di scivolare nelle forme stereotipate di un teatrino immaginario.
-Il settimo sigillo,di Ingmar Bergman.
L'avevo già visto quando ero più piccola,e al tempo ne rimasi piacevolmente affascinata,dal punto di vista figurativo il film conserva un fascino innegabile,pieno com'è di richiami pittorici e scultorei,su cui Bergman richiama liberamente. Ma ho trovato il simbolismo troppo programmatico,i quesiti metafisici trattati in modo un pò schematico,e di maniera(ma per i tempi originale,è un film del 1956) l'ambientazione in un Medioevo specchio del Caos contemporaneo,dove si mescolano sacro e profano,tragedia e farsa.