opinione legittima;
io però interloquivo con persone che più o meno fanno riferimento ad una cosmogonia, un costrutto che non è il tuo, ma quello testamentario;
e mi sono limitato a far presente loro ciò che i teologi hanno discusso per secoli - in alcuni casi millenni - su tale costrutto monoteista, in base ai testi, più o meno riconosciuti come "sacri";
non nel senso di dire quello che io ritenga vero, ma solo in quello in cui ciascuna tesi risulti più o meno sostenibile, a partire da quella cosmogonia, la Creazione, un dio sovrano, creatore, onnipotente, onnisciente, ecc...
l'ho fatto come un mediocre scacchista che conosca un po' di teoria di base e riepiloghi che se si apre con un determinato impianto di gioco sono logiche alcune mosse; altrimenti si perde subito per mano di un giocatore altrettanto mediocre che conosca quelle basi;
una definizione un po' tranchant, che andava bene fino ad una 60ina d'anni fa, prima del Concilio; ovvio che tanti cattolici - e pure non-cattolici - siano intrisi di quella mentalità e nozioni;Quella che i cattolici chiamano "fede" non è fede. Ma è sottomissione al branco e al capo-branco.
però, devo dirti che la tua concezione di una fede alla quale si arriverebbe per conoscenza in effetti fa parte a pieno titolo di quella mentalità - del resto, qui sei nato e cresciuto - perché in questo caso dipende solo dall'iniziato che istruisca, depositario di quella conoscenza - perché non un capo, un papa ? - la quale, per definizione, deve essere trasmissibile; infatti, tu ne proponi dei latori, come il tipo della clip; il quale, appunto, comunica, evidentemente, per convincere;
questo connubio, ragione-libero arbitrio, si presta perfettamente all'esercizio di autorità e al precetto all'obbedienza, al contrario di quanto avviene con l'idea di fede predestinata, per grazia;
istintivamente, sento molto più "vera" l'idea che la fede - in senso laico, kantiano, smantellato dalle interfaccia dottrinarie, come sentimento della doverosità assoluta di un comportamento - dipenda da circostanze estranee alla ragione e alla conoscenza, ma proprie del sentimento:
una fortuna, l'amore della famiglia, un ricordo, un imprinting di gioia, qualcosa che suggerisca gratitudine per l'esistenza; o, al contrario, un peso che schiaccia e abbrutisce, impedisce di vedere altro, è una predestinazione; sei nato in una favela ? posso capire che mi tagli la gola per prendermi 50 euro; hai una vita di merda, senza alcun aggancio ad una speranza di sentirti migliore, degno ? sei solo stato sfortunato - oppure Dio ha voluto così, ma nessuno sa come davvero andrà a finire per te;
ma questa, sfrondata dalla narrazione biblica, altro non è che la fede protestante, riagganciata intimamente a quella ebraica; in cui, la fede è quella cosa che ti fa vedere il bicchiere mezzo pieno, anziché mezzo vuoto e, in base a questo, regolare i rapporti con i tuoi simili; non qualcosa che ha effettivamente a che vedere con la ricerca di un aggancio al mondo materiale, fisico, da cui trarre giustificazioni, idee.