Ciao, buon pomeriggio. Te lo ripeto ancora: La chiesa ha chiesto pubblicamente perdono per gli errori commessi nei secoli.
http://archiviostorico.corriere.it/2...31210367.shtml
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Ciao, buon pomeriggio. Te lo ripeto ancora: La chiesa ha chiesto pubblicamente perdono per gli errori commessi nei secoli.
http://archiviostorico.corriere.it/2...31210367.shtml
Tutti siamo chiamati in causa, Massimo, nel sovvenire le povertà del mondo....
La Chiesa fà molto, potrebbe fare di piu', ma lo sforzo dev'essere comune!
Sono nuovo nuovo, vediamo se ci esce qualche interessante discussione.
Con riferimento alla questione iniziale su una ipotesi di esistenza di dio, direi che è una bella domanda alla quale ritengo non si possa dare risposta certa, essendo un eventuale dio parte del trascendente, mentre noi operiamo nel materiale, tuttavia è mia opinione che se ne possano valutare gli indizi di esistenza che io valuto esistano e direi siano costituiti dalle leggi fisiche che regolano l'universo e sono nella sostanza un pensiero razionale che opera ovunque, anche dove non c'è niente, vengono dall'infinito passato e sembrano proiettate nell'infinito futuro, indipendentemente da quello che fanno senza possibilità di replica e guidano il tutto.
Lo si potrebbe considerare il pensiero di dio, pensiero che esiste pure in modo indipendente dall'esistenza dell'universo materiale, infatti operano anche nel niente e se ci capita qualcosa, questo qualcosa ubbidisce.
Tali leggi non sono ne materia, ne energia eppure agiscono in modo implacabile, da dove escono quindi? cosa sono?
Ciò indizierebbe questa entità a suo modo reale capace di un pensiero complesso e razionale che poi in varie forme è recepita e con cui si tenta di instaurare un dialogo, perchè poi alla fine è un liguaggio che, anche se non completamente, comunque lo si comprende.
Tale questione però la vedo solo come un primo passo, perchè poi sorge la questione dell'azione di dio, ovvero che fa questa entità onnipotente che sta ovunque e, non secondaria è la correlazione con noi, perchè anche se dio esiste, fa questo e quest'altro, poi se non c'è correlazione con l'esistenza nostra poco ci resta.
E per esistenza nostra non intendo quel lampo di vita materiale che nulla sposterebbe nell'eternità universale, ma un'interazione possibile solo a fronte di una nostra eternità, caratterizzata da una capacità di ragionamento individuale nostra in quella dimensione trascendentale dove è localizzabile la natura di dio.
Al contorno si pone la questione dell'amore di dio, perchè tutto l'apparato non brilla per comprensione e tolleranza, quindi forse questa, dati per risolti gli altri problemi e non lo sono, sarebbe la questione più spinosa.
Come è evidente la potenza e l'ineluttabilità del pensiero razionale ci si aspetterebbe altrettanta evidenza e immediatezza di percezione di questo pensiero emozionale altrettanto fondamentale nella costruzione di un modello di un dio che va pure, se possibile e per quanto possibile, identificato per come è e non è per come si vorrebbe o si dice che sia, cosa affetta da n aberrazioni.
Io non credo in Dio, o un Dio.
Credo solo in una sofferenza dell'uomo che cerca una giustificazione , una speranza al suo "finito".
(Personalissima opinione )
Comunque avere fede nell'esistenza di qualcosa non la rende esistente se non ci sta, ne la rende aderente a quel che si crede nel caso ci sia, ma non è come si crede, come il non crederci la cancella se ci sta.
La domanda iniziale l'ho letta non come una domanda sul credere o non credere in un dio, ma se questo dio ci sia o non ci sia, il che si avvicina più al sapere che al credere e il credere che.... non equivale a sapere che...., cosa che richiede un supporto piuttosto oggettivo anche se evidentemente, dato l'oggetto della questione, parziale e frammentario.
Il credere che..... tale supporto non lo richiede, ci credi, hai fede, tanto basta, a te sola magari, ma di più non ti serve.
doppio
[QUOTE=Il gatto;1074543]Comunque avere fede nell'esistenza di qualcosa non la rende esistente se non ci sta, ne la rende aderente a quel che si crede nel caso ci sia, ma non
IL GATTO : "Tale questione però la vedo solo come un primo passo, perchè poi sorge la questione dell'azione di dio, ovvero che fa questa entità onnipotente che sta ovunque e, non secondaria è la correlazione con noi, perchè anche se dio esiste, fa questo e quest'altro, poi se non c'è correlazione con l'esistenza nostra poco ci resta.
E per esistenza nostra non intendo quel lampo di vita materiale che nulla sposterebbe nell'eternità universale, ma un'interazione possibile solo a fronte di una nostra eternità, caratterizzata da una capacità di ragionamento individuale nostra in quella dimensione trascendentale dove è localizzabile la natura di dio."
Ciao! Certo che Dio interagisce con l'uomo: Altrimenti rimarrebbe il totalmente altro da noi. Il sacrificio del Cristo Suo Figlio, la vita dei Santi, i poveri da sovvenire, le enormi energie del cosmo e gli spettacoli della natura, ci fanno entrare in rapporto stretto con Colui che, a Sua immagine, ci creo'.
Forse la cosa è più complessa del credere per accettare, a prescindere dal fatto che il non credere non cancella una cosa che esiste e ciò per semplice constatazione.
Prendi quanta gente non credeva che la terra fosse rotonda e ciò non l'ha resa piatta, o, all'inverso, che la terra fosse al centro dell'universo e ciò non ce l'ha messa.
Cosa per cui il credere è un cosa, l'esistere di una situazione ne è un'altra, il decidere una correlazione del proprio atteggiamento con quella realtà, la cui esistenza/non esistenza è da decidere a parte come problema a se stante, un'altra ancora.
Cosa di cui può essere un esempio la storia del giovane ricco.
Quello, presente ai fatti di allora, aveva motivi propri, oggettivi in quel contesto, per sapere, era persona presente e informata dei fatti, se cristo era dio e era arrivato alla conclusione che era dio, però a richiesta delle condizioni per rientrare nell'ottica di dio, vendere tutto e donare il ricavato ai poveri, lascioò perdere la cosa, senza che ciò variasse la sua consapevolezza della situazione.
O, più nell'esoterico, chi più di satana poteva sapere con esattezza dell'esistenza di dio, facendo parte egli stesso della situazione quale elemento di rango, informato esaustivamente di fatti e implicazioni?
Ciò non spostò tuttavia di una virgola le decisioni successive pigliate con completa informativa, piena avvertenza e deliberato consenso, nonchè firma del consenso informato al trattamento dei dati sensibili:D
Ciò per dire che una indagine sull'esistenza di dio è completamente scollegata da una fede di carattere religioso, o comunque di adesione a una volontà di dio, pure questa da definire nel caso nostro, visto che la mera esistenza di dio non lo rende, solo perchè esiste, fatto così come è presentato nelle fonte terrene, ne genera di per se un atteggiamento adorativo.
Può essere, ma può essere anche di no e, se si, esistono comunque altre implicazioni, per altro intervenute sia nel materiale con il giovane ricco, sia nel trascendentale con le entità diaboliche.
Satana gli assomigliava anche più di noi in quanto concepito nella dimensione trascendentale, quindi di una natura più assimilabile, ciò non costituì impedimento ad una separazione che, anche se consensuale, con spartizione dei beni, poi fu comunque burrascosa, ne si può dire, nel caso tutto l'amabaradan sia vero e reale, che l'interazione servì molto a sanare l'atavica incompatibilità di carattere e la crudeltà mentale esercitata nel rapporto.
Vi sono pero' scienziati che, partendo dal loro agnosticismo, sono arrivati alla fede proprio studiando il cosmo o il corpo umano.....
http://www.disf.org/ScienziatiCredenti.asp
Si , vale anche es per zichichi che tenta di spiegare appunto la natura di dio nel suo libro "perchè credo in dio" dove appunto si pone la questione in una ottica scientifica interessante perchè piuttosto diversa da quella fideistica di marchio religioso e adorativo.
Questa di zichichi è descrittiva e nella situazione dice perchè, a fronte di ciò, lui crede, non come normalmente avviene perchè devi credere tu e, data l'esistenza di dio, resta comunque aperta la scelta di atteggiamento proprio che, da eventuale credente, si ritiene di assumere.
Tanto per tornare sul detto, più credente di satana chi ci poteva essere? visto che lui dio lo avava visto e ci aveva parlato in quanto frequentatori delle stesse stanze trascendentali.
Dopodichè il credere dello scienziato non è che avvalli molto di per se tale esistenza in forza che, se lui è scienziato e io ignorantello, quello che dice lo scienziato deve valere per me ad occhi chiusi, anche perchè, se il dio che si dice è il dio che esiste, la percezione dovrebbe essere la stessa sia per lo scienziato che per l'ignorantello, anche tale caratteristica di immediata percezione di se farebbe parte della natura di un dio capace di parlare allo stesso modo a tutti nel loro linguaggio, salvo poi la differenza che si avrebbe nella differenza propria di descrizione della cosa fatta nella differenza di competenza e abilità nei sistemi descrittivi.
Se qualcuno non capisce quindi non va a a conferma dell'esistenza di un dio così immediato come lo si vorrebbe e un dio degli scienziati ed "eletti" o "prescelti" da origine a qualche lacuna, anche perchè accertato il dio, cosa indipendente da noi, poi c'è la correlazione biunivoca che dipenderebbe sia da dio che da noi e non è per niente fissa ed è questa a gestire poi la parte a valore aggiunto del tutto.
[QUOTE=Il gatto;1074936]Forse la cosa
No, solo che ti trovi nella stessa difficoltà di chi crede di dimostrare, sempre nei limiti del ragionevole, la posizione, ovvero il credente deve dimostrare che c'è, il non credente che non c'è, qualora ciò lo si presenti come sapere, altrimenti si, si ravvede una componente fideistica per entrambi, perchè poi degli indizi di esistenza si possono ravvedere salvo definire cosa sia tale entità, soggetto esistente e quali sono le sue prerogative.
Un semplice approccio descrittivo di ciò che c'è, sempre bene da affrontare, se non altro perchè ciò che conosci, a prescindere che ti piaccia o meno, non ti uccide.
Non ti piace la terra piatta, pigliamo l'atomo, nessuno l'ha mai visto eppure c'è, come è fatto lo si è capito piano piano per induzione, ipotizzando modelli e su quella base facendo prove, esplosive.
La bomba scoppiò quindi l'atomo era approssivamente fatto come il modello approssivamente lo descriveva, però l'atomo ancora nessuno l'ha mai visto ed in seguito si è dimostrato diverso da come lo si era pensato agli albori della bomba.
Ciò non toglie che già nell'antica grecia era stato intuito nella sua essenza sostanziale, potevi crederci o non crederci, allora, ora ti si è fatta vedere la bomba e ci credi di più, ma puoi sempre dire io non ci credo, tuttavia senza sapere se tale posizione sia vera o falsa, l'atomo non lo vedi, le bombe scoppiare nemmeno quindi l'atomo non c'è e le bombe sono un falso storico.
La stessa logica fu seguita per le prime esplosioni.
Se gli diciamo della bomba quelli non ci credono, dico no no, non esiste, poi avoglia a dire esiste senza fargliela vedere, si optò per la dimostrazione e ci credettero subito, quelli che videro e quelli che non videro più quelli che videro.
Poi nel tempo la cosa perdeva di presa allora a cadenze regolari a che chi di dovere ricordasse scoppiava una bomba, per test, chi guardava registrava l'onda sismica a pensava si la bomba c'è e loro la hanno, poi faceva scoppiare la bomba propria, per test a che i primi ricordassero, la bomba c'è e ce l'hanno pure loro.
Un tangibile approccio descrittivo di quel che c'era, proprio perchè il sapere è diverso da una certa fede sia che fideisticamente dica c'è, sia che non c'è.
Poi il problema non si esaurisce a questo perchè il c'è o non c'è è parziale e dice solo una stato di fatto, dopo subentra il la tiriamo o non la tiriamo? e questo è più interessante perchè c'è la correlazione interattiva fra la volontà soggettiva e il materiale disponibile oggettivo.
Nel nostro caso il non credente può restare tale anche nella consapevolezza convita dell'esistenza di dio semplicemente pigliandone atto e fregandosene e sta in certo comportamento proprio il vero credere, credi se segui, non se sai, altrimenti prendi solo atto di una cosa e ontinui a fare il tuo, il fatto che una cosa esista non ti limita mica nelle tue azioni possibili.
Possibili perchè se vuoi volare, non voli e la chi ti tiene a terra se non una legge che non è ne energia, ne materia, quindi che è?
Ne puoi dire è la forza di gravità che mi trattiene perchè la gravità è la coseguenza materiale di una logica astratta di azione che dove ci sta le masse fa quello, ma dove non ci stanno fa lo stesso, infatti se ci arrivano le masse ubbidiscono, cosa che dice che quella logica esiste anche senza masse, e opera visibilmente con queste qualora ci siano senza essere un qualcosa proprio del mondo materiale.
Sono un pensiero astratto che nel materiale piglia visibilità, ma non gli è indispensabile per esistere.
Poi ci si potrebbe allargare agli infiniti, altri concetti astratti che pure operano, o all'eternità dove il tempo iniziale concide con quello finale e si esce dal tempo.
Beh, se pensi che i credenti stiano sempre assenti con il naso rivolto all'insù rischiando di sbattere contro i muri ti sbagli di grosso Kara; la differenza tra un credente ed un ateo non è nel non vivere o nel vivere l'intensità del mondo e della vita ma nel darle il giusto senso, un senso fraterno e amorevole, un senso che appare come un dono e che di conseguenza spesso ci porta ad essere riconoscenti, non verso il caso ma verso Qualcuno più grande di noi.
In quanto a questo Qualcuno neanche il Papa lo ha mai visto, è per questo che è importante avere fede.
Però nella fede religiosa emerge subito un problema, pigliando già solo le fedi monoteiste più oggetto di fede.
Mi propongono tre dii diversi e un dio parziale, cosa necessaria a farli esistere tutti, è una contraddizione in termini di un dio totalizzante e per forza unico, altrimenti perderebbe la sua prerogativa di essere dio a fronte di una limitazione propria.
Il problema sta nel fatto che a fronte di un dio unico, ci stanno tre fedi diverse, ne deriva che almeno due, ma forse tutte si sbagliano nella loro impostazione e di fatto propongono una fede in un qualcosa che non c'è nella forma che dicono.
Decidere chi si sbaglia e chi ci azzecca è un bel problema e non si può ricorrere alla fede perchè, nel caso ci sia, la fede degli uni non è diversa da quella degli atri e in questa uguaglianza perde di indicatività del vero e del falso.
un Dio personalizzato diventa pi
[QUOTE=Il gatto;1075278]Per
Ma il decidere avviene più su un criterio di preferenza che lega la fede a ciò che più piace in proprio e se, per vari motivi, non piace più si cambia fede e dio.
Nessuno puo' entrare totalmente nel mistero di Dio! Lasciamo che la Beata Visione si realizzi oltre questa vita.....
"Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce e' perche' non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma cio' che saremo non e' stato ancora rivelato. Sappiamo pero' che quando egli si sara' manifestato, noi saremo simili a lui, perche' lo vedremo cosi' come egli e'." (1.lettera di Giovanni)
Ma infatti il problema si risolve e ci si investe quando lo ha, ci
[QUOTE=Rettologo;1075292]un Dio personalizzato diventa pi
...ma anche, l'infinito ha trovato noi.
[QUOTE=kara;1075728]...... perch
Quando i fisici teorici tentano di descrivere i primissimi istanti immediatamente successivi al Big Bang, diciamo 10 alla-43 (cioè 0,0000000000000000000000000000000000000000001) secondi dopo la creazione, si trovarono di fronte all’immagine di un universo privo di esistenza materiale. Quando le teorie sull’universo primordiale si spingono a ritroso fino al principio, descrivono una condizione in cui tutta la materia è concentrata in uno spazio privo di dimensioni e di densità infinita. L’infinito non si può trattare quantitativamente, e quindi i cosmologi non possono descrivere in termini reali le condizioni delle nostre origini. Soltanto lavorando in una dimensione nota come tempo immaginario, un concetto che non si traduce nelle dimensioni del mondo in cui viviamo, è possibile descrivere in termini matematici l’istante stesso del principio. Ma se ci riferiamo alle dimensioni del mondo reale, quell’ora zero del tempo, il principio, è oltre la portata della matematica e della fisica.
Eppure e' la ragione stessa che ci fà dire che la materia non puo', semplicemente, esserci sempre stata....