Originariamente Scritto da
axeUgene
per ridere in modo complice la formula è una specie di equazione in cui ci sei tu, A, da una parte, che dici XYZ, allusione, sospesa, e dall'altro capo c'è B che capisce senza che gliela spieghi; cioè, serve una cultura comune di rimandi ed esperienze, e l'attitudine a tradurre, trasporre quel segno significante XYZ in un'immagine significata;
se io ti dico che ti ritrovi dei soldatini napoleonici appostati in mezzo ai gerani sul balcone, magari tu ridi perché pensi ad un tentativo galante di Bumble - scusa Bumble, era la prima cosa che mi è venuta in mente a proposito di un utente spiritoso :D
di solito, è un'operazione di intimità piuttosto delicata, perché si gioca quasi sempre su ciò che non si direbbe esplicitamente, spesso sentimenti poco confessabili, che invece si rendono palesi; a volte a proposito di terzi - e lì si confessano cose di cui ci si vergognerebbe a dirle in modo esplicito - ma si sonda anche la disponibilità; e lì è più delicato; se io, sul forum e in chiaro faccio la battuta sui punti-accesso-alla-mutanda, è una cosa innocua; se lo facessi in privato potrebbe essere meno gradevole; se lo fa una persona a cui dai poca confidenza durante un aperitivo di gruppo può essere una molestia;
in ogni caso, ridere è strutturalmente un canale di accesso all'intimità, perché quasi sempre si comunicano sentimenti o propensioni che in modo esplicito cadrebbero a freddo, inequivocabili e senza lasciare uno spiraglio di fuga, quindi imbarazzo;
le persone che non ridono, non accedono a questo sistema nemmeno in situazioni di propensione intesa all'intimità hanno evidentemente un blocco emotivo ad esprimersi, devono tenere sotto controllo qualcosa che vogliono inibire.