Originariamente Scritto da
axeUgene
più o meno, sì;
una cosa che aiuta tanto a spiegare davvero tanto è il processo di differenziazione delle società mediterranee e nordiche tra il Cinquecento e l'Ottocento, le due rivoluzioni industriali:
l'Europa mediterranea e centrale-orientale sono rimaste ancorate al modello agrario-feudale-militare e gerarchico;
mentre quella roba che c'è tra Inghilterra e Olanda, città anseatiche tedesche e eredi dei vichinghi si è lanciata nel colonialismo commerciale, dove quello spagnolo era di esclusiva depredazione;
se ci pensi un momento, diventa tutto ovvio: il meccanismo colonial-commerciale implica la mobilitazione sociale interna, perché per andare in America devi promuovere il popolo che ci mandi; gli spagnoli depredavano, ma deprimevano la mobilità interna, perché non avevano bisogno di esportare;
Inglesi e olandesi, e una parte di francesi, hanno scoperto il vantaggio del commercio, perché con un panno prodotto industrialmente si poteva comprare molto più vino in Portogallo di quanto sarebbe stato possibile con un manufatto a mano, e così per altri prodotti, i famosi strumenti ottici olandesi - vedi a che serve la scienza libera dalla religione ? noi avevamo Galileo...
l'industria deve promuovere gradualmente le capacità individuali e perciò includere tante persone, cooptarle a una crescente ricchezza, e quindi le classi al potere ottengono consenso;
il modello feudale, invece, è rigido, non può distribuire ricchezza più di tanto, perciò è soggetto a rivolte, rivoluzioni, dittature e il più delle volte fa guerra ai paesi commerciali, ché offrono lo stesso bene a prezzi più bassi, più efficienti;
puntualmente, i paesi del commercio sono tutti democrazie da due secoli e non si sono più fatti la guerra tra loro; mentre paesi dove il potere è rimasto alle aristocrazie feudali hanno tutti avuto importanti periodi di dittatura, durante i quali hanno mosso guerra; direi per il doppio fine di imporre una disciplina allo scontento interno e permettere un bottino a quegli scontenti.